C'è una clessidra piena di sabbia. Il tempo scade, la sabbia finisce, ma ogni clessidra può essere girata e rigirata. All'infinito. Un gesto che il cinema mainstream conosce bene e adora mettere in pratica di continuo per far tornare in vita storie e personaggi, figuriamoci quando la sabbia è di casa, profuma di Antico Egitto, e ogni granello scandisce interi millenni maledetti da mostri pronti a ridestarsi. La clessidra era già stata girata e rigirata più e più volte tra gli anni Quaranta e Settanta, con una marea di remake pronti a tenere vivo il mito di una delle icone horror e delle maschere cinematografiche più memorabili di sempre, venuta al mondo nel 1932 con La mummia e il volto inquietante di Boris Karloff, ancora scolpito nell'immaginario come geroglifici sui sarcofagi. La passione hollywoodiana per le clessidre da girare ritorna nel 1999 e la svolta avventurosa del remake La mummia di Stephen Sommers, primo atto di una trilogia (a cui va aggiunto uno spin-off) poco fortunata. Adesso è tempo di reboot. E dei mondi che non bastano. Sì, perché La Mummia di Alex Kurtzman è davvero solo un granello di sabbia in una grande spiaggia, il primo tassello di un nuovo, affascinante e ambizioso universo cinematografico chiamato Dark Universe.
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Sul modello del Marvel Cinematic Universe e del DC Extended Universe, la Universal ha deciso di unire i grandi personaggi della letteratura gotica di cui detiene i diritti attraverso una serie di film pronti ad accogliere il mostro di Frankenstein (consorte inclusa), l'Uomo Lupo, il mostro della Laguna Nera, l'Uomo Invisibile, Van Helsing, Dracula, il Gobbo di Notre Dame e il Fantasma dell'Opera. Il tutto condito da un cast di star capeggiato da Tom Cruise, Russell Crowe, Johnny Depp e Javier Bardem. Insomma, un universo espanso stracolmo di nomi, fascino, dramma e personaggi complessi, uniti dalla passione per il difforme, il mostruoso, la diversità da combattere o da abbracciare. Ed è proprio su questo dilemma, accennato e mai davvero approfondito, che si basa La Mummia, un film dove il male ha una forma ben definita e il bene non ha modo e tempo di esprimersi, forse perché del tutto assente. Allora tanto vale inabissarsi dentro tombe infestate e vecchi rancori.
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Missione: egittologo
Dall'Antico Egitto ai Templari. Maledizioni, pugnali, pietre preziose. Qualcosa è stato sepolto da secoli, ma niente è stato dimenticato. Un affronto non perdonato, un padre che usurpa sua figlia privandola del regno a lei promesso, una principessa che scende a patti con un male oscuro pur di avere la sua vendetta. Dopo un prologo classico, La Mummia ci porta nel bel mezzo di una spedizione militare in Iraq, dove il soldato di ventura Nick Morton, appassionato di caccie al tesoro, ridesta l'ira mai doma della principessa Ahmanet, interrotta migliaia di anni prima nel bel mezzo di un rituale che adesso vuole portare a termine. La Mummia parte con un piglio avventuroso fresco e scanzonato, con la promessa di una spedizione spensierata nei meandri dell'Antico Egitto. Però, bastano pochi minuti per capire che l'intento è un altro. L'ambientazione tradisce le aspettative degli amanti dell'Antico Egitto, perché l'azione si sposta a Londra dove il film svela la sua anima puramente action. E dell'azione, non a caso, ha scelto il suo più significativo rappresentante: Tom Cruise.
Il suo Nick Morton è un personaggio rischioso da mettere in scena, perché vittima degli eventi, incapace di lasciare la sua impronta e di imporre un suo preciso volere. Non a caso scelto come "involucro" e "strumento" dalla Mummia di Sofia Boutella (esteticamente convincente e dalle movenze feline), Morton è una pedina, quasi un inetto al quale spetta prima o poi di scegliere, finalmente. Per questo l'azione è l'unica via attraverso cui far esprimere questo protagonista altrimenti incolore. Ormai è questa la prerogativa di Cruise, quella di essere puro corpo in azione, racconto attraverso gesti disperati e scelte istintive che ne delineano poi il carattere. La Mummia, senza sfiorare mai il fascino dell'esoterico, il piacere dell'avventura e l'amore per la storia, si adagia così su un action fantasy popolato da zombi scattanti (simili a quelli di World War Z), inseguimenti subacquei e scorci urbani da disaster movie. Se l'eroe "dei buoni" non ha polso, non resta, quindi, che rivolgersi al male.
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Se questo è un mostro
Quello del Dark Universe ci appare sin dal nome un mondo cinematografico votato all'oscurità, dedicato alle porzioni d'ombra dell'essere umano. Una via imboccata dopo aver tergiversato con tanti progetti "abortiti" come Van Helsing, Wolfman e Dracula Untold che, al di là dei singoli problemi, non erano ovviamente coordinati e coerenti nel tono del racconto. Ecco, La Mummia soffre internamente di un registro altalenante: parte con estrema leggerezza, poi si sofferma su un'azione più o meno coinvolgente, e soltanto alla fine si dedica davvero al tema dei mostri. Kurtzman sembra svelare il cuore pulsante dell'universo nero quando ormai è troppo tardi e i titoli di coda sono vicini.
Affascinato dalla morte, ma con uno spirito vitale mai davvero cupo, La Mummia è un cantiere aperto, la promessa di qualcosa che verrà, a cui va dato il demerito di non soddisfare appieno e riconosciuta la dote di incuriosire. L'emblema di questa potenza non pienamente messa in atto è l'ambiguo Henry Jekyll di Russell Crowe, ovvero il Cicerone capace di guidarci in questo nuova realtà mostruosa, un personaggio che sa più di quel che dice, e nel cui ufficio, ne siamo certi, ci sono molti indizi sui film che verranno. Jekyll ha carisma e il fare sornione di un abile burattinaio (sarà il Nick Fury del DU?) che sta dalla parte dei mostri, non si limita a combatterli, ma ci tiene ad adottarne il punto di vista. È lui, più del disorientato Cruise, il testimonial perfetto di questo film che non affonda il colpo e punta il dito verso il futuro. Serialità, universi condivisi, film che non bastano a se stessi. Che la Marvel abbia creato un mostro? Intanto non resta che girare ancora la clessidra. E aspettare.
Movieplayer.it
2.5/5