Manca solo una settimana alla chiusura delle riprese e Claudio Amendola sembra essere molto soddisfatto del lavoro portato avanti insieme ai suoi attori e a tutta la troupe. C'è entusiasmo nell'aria anche nella sala in cui regista, attori, produttori e distributore hanno accolto la stampa per la prima uscita pubblica de La mossa del pinguino, la commedia sportiva ambientata nel 2005 e prodotta da DAP Italy - De Angelis Group che sarà nelle sale nel 2014 distribuita da Videa. Una conferenza stampa in cui gli 'atleti' ci hanno spiegato i trucchi e mostrato le mosse giuste per un lancio perfetto, in cui a calamitare l'attenzione sono state le performance atletiche di Ennio Fantastichini e Antonello Fassari alle prese con gli oggetti misteriosi del curling e con una pista improvvisata: le vere scopette usate sul campo e la stone, la pietra di circa venti chili che Ricky Memphis ha simpaticamente ribattezzato col suo inconfondibile dialetto romanesco come "er sercio", lanciata dagli atleti con la speranza di centrare la home (il centro del bersaglio disegnato sulla pista). Un attrezzo buffo che nel film viene simulato, durante gli sgangherati allenamenti dei protagonisti, da pentole a pressione riempite di pesi.
"Un inno alla lealtà nello sport, al sudore e alla fatica, che attraverso il curling racconta le quattro realtà di quattro uomini che molto assomigliano alla gente che trovi per strada oggi" - ha esordito Claudio Amendola invitato a raccontare il suo film e le origini del progetto - "quattro persone, due amici e altri due che si aggregano alla loro follia, che riescono a superare le tensioni reciproche trasformando le loro piccole miserie in grandi virtù". Perché non un film su Totti o più in generale sul calcio, verrebbe da chiedersi, notoriamente lo sport tra i più amati dal pubblico italiano e dal regista, ed il chiarimento arriva istantaneo: "ho deciso di fare un film dedicato a tutti i 'malati' di sport che come me sono nauseati dagli aspetti che tradiscono il sentimento puro che deve esserci alla base di ogni disciplina, a tutti quelli che come me sono preoccupati per quello che lo sport rischia di diventare" - ha spiegato Amendola - "forse un film su Totti lo farò a fine carriera, chi lo sa, adesso sarebbe costato troppo a livello di diritti e volevo iniziare con qualcosa di più tranquillo". Dunque quale modo migliore di parlare di sport pubblicizzando una disciplina che fino a qualche anno fa da noi era del tutto ignota e che ai tempi delle Olimpiadi Invernali di Torino del 2006 contava solo quattro squadre in tutta Italia? "Cosa c'entro io col curling? Niente" - ha affermato sorridendo Claudio Amendola che è anche autore della sceneggiatura del film insieme all'attore, regista e sceneggiatore Edoardo Leo - "proprio per questo mi sono innamorato della storia che più di un anno fa Edoardo mi ha fatto leggere. Lui sapeva la voglia che avevo di trovare il film giusto per la mia prima regia ed insieme ci abbiamo lavorato sopra a lungo perché volevamo renderlo più nostro rispetto all'originale, più simile a quello che siamo noi nella nostra vita quotidiana, più simile al cinema con cui tutti noi siamo cresciuti". Ma addentriamoci nella trama. L'autore del folle progetto della squadra di curling è il trentottenne Bruno (Edoardo Leo) che dopo un'illuminante serata davanti alla tv riesce a convincere il suo amico e collega di lavoro Salvatore (Ricky Memphis) che la loro dimestichezza con le scope e le pattine, conquistata in anni di lavoro all'impresa di pulizie, può trasformarsi in qualcosa di molto diverso, più precisamente in una disciplina sportiva chiamata curling, nata nelle Highlands scozzesi e diffusa in tutto il mondo tranne che in Italia. Spazzoloni, pentole piene di venti chili di pesi per raggiungere il peso esatto della stone ufficiale e dopo una serie di allenamenti improbabili, scappatoie alle regole, provocazioni agli avversari i due iniziano a credere di poter arrivare al titolo italiano. Solo che per mettere su una squadra di curling a livello agonistico servono altri due componenti che dopo serrate ricerche saranno individuati in due loschi figuri che rispondono ai nomi di Ottavio (Ennio Fantastichini) e Neno (Antonello Fassari), rispettivamente campione di bocce e di boccette. Il problema è che per aspirare alla partecipazione alle Olimpiadi Invernali di Torino con la sua squadra, Bruno sta mandando all'aria la sua vita. La moglie Eva (Francesca Inaudi), che lavora in un supermercato, si oppone con ogni mezzo alla nuova follia del marito, arrivando fino al gesto estremo di lasciarlo per dedicarsi da sola all'educazione di suo figlio e ad una quotidianità in cui non c'è tempo di sognare. "Eva è una donna molto pragmatica ma anche molto innamorata del suo uomo" - ha dichiarato una briosa Francesca Inaudi in conferenza stampa - "e per questo è molto tollerante nei confronti delle fissazioni del marito. Ma a tutto c'è un limite e quando viene toccata nel vivo dei suoi sentimenti di mamma decide di lasciarlo per poi riaccoglierlo e perdonarlo". Per riuscire nell'impresa ai quattro protagonisti non basterà allenarsi, dovranno prima diventare uomini migliori di quelli che sono. "La loro è una storia di riscatto individuale e familiare, prima ancora che sociale" - ha spiegato Amendola - "e questo film è il frutto di amicizie preziose e di una fiducia smisurata tra tutti gli attori che hanno accettato di farne parte. Nessuno di loro ha pensato a se stesso ma tutti si sono donati generosamente sia fisicamente che mentalmente rispettandosi a vicenda". Il regista si riferisce soprattutto al rapporto fraterno che lo lega a Ricky Memphis ed Antonello Fassari, il primo compagno di set in tanti film e fiction tv, il secondo suo inseparabile fratello ne I Cesaroni: "Ricky avrebbe accettato di fare qualsiasi tipo di film gli avessi proposto" - ha spiegato il regista - "ma per l'occasione mi ha chiesto di riservargli un personaggio in cui si potesse riunire la coppia storica di Distretto di Polizia al fianco di 'papà' Sergio Fiorentini. E io ed Edoardo lo abbiamo accontentato". Ma non solo con Fassari e Memphis c'è stata subito sintonia, anche con Edoardo, con il quale ha scritto il film, e con Francesca Inaudi il regista ha dichiarato di essersi trovato a suo agio "un'attrice che per me ed Edoardo ha rappresentato l'esatta incarnazione della Eva che per tanti mesi avevamo scritto e provato a recitare insieme" ha dichiarato Amendola. "Io e Claudio siamo amici, andiamo a giocare a calcetto, andiamo a fare le regate" - ha sottolineato Edoardo Leo - "ma a prescindere da questo voglio dire che dal punto di vista professionale ho trovato una persona tecnicamente molto preparata sulla struttura delle sceneggiature e competente a livello tecnico quando si relaziona con gli attori e con la troupe". Anche con Ennio Fantastichini, conosciuto all'epoca della lavorazione dell'unico film fatto insieme (Altri uomini di Claudio Bonivento), la sintonia è stata immediata nonostante l'avversione di quest'ultimo per l'agonismo: "Dal mio punto di vista non concepisco l'agonismo e ritengo che sia l'elemento deteriore di qualsiasi sport"- ha dichiarato con voce ferma Fantastichini - "ma in questo film quello che mi ha colpito è stata la possibilità dei personaggi tutti di entrare in un'ottica di purezza nei confronti dello sport e di riuscire a stabilire con esso un rapporto primario. Il tutto in nome della magica atmosfera creata dalla fiaccola olimpica". Le riprese del film sono iniziate il 1 marzo tra Roma e il Palaghiaccio di Mentana e manca ora una sola settimana durante la quale il set si sposterà per un paio di giorni anche a Pinerolo per girare le ultime scene di curling. Aleggia, come è giusto che sia, un alone di mistero intorno al titolo su cui Amendola si a limitato a dire ridendo sotto ai baffi "è un colpo a sorpresa di cui non posso rivelare nulla" mentre a proposito di una sua eventuale apparizione nel film ha rivelato "al momento non c'è ancora nulla e ho anche finito le scene a disposizione, forse in extremis riuscirò a ritagliarmi un cammeo". In conclusione del lunghissimo incontro Amendola non ha voluto rinunciare ai ringraziamenti, quelli a Steno e a Carlo Vanzina, due registi che gli hanno insegnato molto del lavoro del regista definito da lui stesso "un lavoro da artigiani e non da artisti" e a tutti quei registi da cui ha 'imparato' quello che sul set non si dovrebbe mai fare: "Steno un giorno mi disse che nella commedia quando gli attori fanno ridere il regista non deve fare niente, deve solo riprenderli. In parte ho cercato di mettere a frutto il suo insegnamento perché penso che il lavoro del regista sia un lavoro semplice e se lo fai con semplicità tutto viene meglio. Se invece sei troppo rigido e hai troppa voglia di dimostrare le tue doti rischi di cedere alle tue vanità e di non andare da nessuna parte".La mossa del pinguino, il sogno olimpico di Claudio Amendola
In esclusiva per il web, Movieplayer.it ha curiosato nei retroscena della produzione del primo film da regista dell'attore romano che racconta le gesta di quattro improbabili atleti che ad un certo punto della loro vita imbracciano lunghe scope e pesantissime pentole sognando le Olimpiadi come nazionale olimpica di curling.