Bruce Cogburn ha ottenuto un enorme successo tramite la pubblicazione del suo primo romanzo, intitolato La macchina infernale, ma insieme alla fama si è consumata anche una tragedia che l'ha segnato profondamente. A poche settimane dall'uscita del volume nelle librerie infatti un giovane di diciassette anni si è macchiato di un massacro che ha sconvolto l'intero Paese, uccidendo tredici persone e ferendone ventisei in maniera più o meno grave: l'autore della strage ha dichiarato come proprio l'opera di Cogburn l'abbia ispirato a mettere in atto il suo folle piano.
Come vi raccontiamo nella recensione de La macchina infernale (The Infernal Machine in originale), Cogburn si è ritirato da venticinque anni e conduce un'esistenza estremamente solitaria, con soltanto la sua agente a conoscenza della casa isolata dove ha scelto di vivere. Un giorno però lo scrittore comincia a ricevere inquietanti lettere minatorie e ritiene che dietro il mandante si nasconda proprio il feroce assassino, che si trova tra le mura del carcere dove sta scontando l'ergastolo. Ma scoprirà ben presto come la verità sia in realtà molto più spaventosa...
Essere o non essere
Emergono echi a tratti kinghiani, con il senso della disillusione e del gioco ruolistico tra autore e personaggio che prende il sopravvento in una trama contorta e ambigua, che si prende consapevolmente dei rischi e in un paio di passaggi finisce effettivamente per sbavare, salvo ritrovarsi in un epilogo relativamente convincente che aggiunge ulteriore carne al fuoco. Non è certo un film immediato The Infernal Machine, tinto di atmosfere torbide e ossessive nel corso dei suoi cento e rotti minuti di visione, dove il colpo di scena è sempre dietro l'angolo e il tema identitario diventa ben presto un fattore predominante. Non è un caso che proprio il protagonista sottolinei in un passaggio, con tanto di scritta sulla lavagna e domanda agli studenti, la frase "chi sono io?", questione aperta che rivolge anche al pubblico stesso, in un dialogo che spinge chi guarda ad approcciare una propria interpretazione a quanto mostrato su schermo.
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Uno, nessuno, centomila
Un puzzle sempre più criptico nel quale il regista e sceneggiatore Andrew Hunt cerca di districarsi con furbizia, anche se a tratti pare perdere di equilibrio narrativo e la quadra generale ne risente: la storia affascina indubbiamente ma al contempo sono altrettanto evidenti alcune soluzioni che richiedono di essere accettate dallo spettatore per essere apprezzate appieno. La macchina infernale parte infatti come un thriller paranoico, con il tema del senso di colpa e delle influenze sulle menti più deboli, per poi trasformarsi in qualcosa d'altro e questo potrebbe spiazzare chi abituato a una struttura più classica e lineare. Una manciata di flashback ci accompagnano alla scoperta di un passato che funge da base per gli eventi del presente, mentre il background viene costruito lentamente disseminando indizi qua e là; ben presto la scelta di avere un ridotto numero di figure secondarie a disposizione appare chiaro, all'insegna di un racconto "da prendere o lasciare".
God bless America
Nonostante la storia abbia luogo in California il film è stato in realtà girato in Portogallo, ma poco importa - esclusi i puristi delle ambientazioni - ai fini di un racconto ambientato in un contesto spoglio e pseudo desertico, palcoscenico ideale per le tormentate vicende che vedono assoluto protagonista Guy Pearce. Un Pearce che ancora una volta è il vero e proprio valore aggiunto, in grado di colmare anche i passaggi più lacunosi con una performance intensa e avvolgente, che dice di più sul suo personaggio di quanto non faccia lo script stesso. In un mondo quasi passivo, per ovvi motivi a posteriori, brilla con una prova brillante e amara, che instilla dosi di assillante inquietudine al cuore di una vicenda dove nulla è quello che sembra... o forse sì.
Conclusioni
Uno scrittore, diventato famoso con un romanzo che ha involontariamente ispirato un adolescente a commettere una strage, conduce da tempo un'esistenza solitaria, dimentico di quel mondo che da allora è in attesa di un suo nuovo libro. Quando comincia a ricevere lettere e pacchi minatori, il protagonista scoprirà un'incredibile verità e dovrà fare i conti con i propri demoni. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di The Infernal Machine, ci troviamo di fronte ad un thriller psicologico che riflette sul libero arbitrio tramite una partita identitaria, contemplando il ruolo del personaggio all'interno di una storia e su come l'autore abbia effettivamente peso e potere, nel raccontare un qualcosa di ormai vivo e reale nel relativo mondo di appartenenza. Un film imperfetto, che si tinge di ambiguità e non sempre centrato, ma che possiede un certo, inquieto, fascino anche e soprattutto grazie alla camaleontica interpretazione di Guy Pearce.
Perché ci piace
- Guy Pearce offre una prova degna di nota nei panni del tormentato protagonista.
- La storia offre spunti di riflessione affascinanti...
Cosa non va
- ...ma non è esule da qualche rischioso salto nel vuoto che potrebbe scontentare buona parte di pubblico.