Lo scorso 19 gennaio è finalmente arrivato nelle sale italiane Babylon, il nuovo attesissimo film diretto da Damien Chazelle. Si tratta di un progetto molto interessante: un viaggio nella Hollywood a cavallo tra gli anni Venti e gli anni Trenta, nel momento in cui il cinema da muto si apprestava a cambiare per sempre i suoi connotati per diventare sonoro. Brad Pitt e Margot Robbie sono le stelle più luminose di un cast sfavillante, anche se il nome di maggior richiamo è proprio quello del regista.
Dopo essersi affermato con Whiplash, ma soprattutto dopo lo stratosferico successo di La La Land, Damien Chazelle ha provato a cimentarsi nel film biografico First Man - Il primo uomo trovando consensi abbastanza tiepidi. Ora con Babylon è pronto a riscattarsi. Proprio in vista di questa nuova uscita, abbiamo pensato di tornare a riflettere sul film di maggior successo (per ora) del regista, ovvero il già citato La La Land (ora disponibile su Infinity+), provando ad analizzare, sotto la nostra personalissima lente d'ingrandimento, una sequenza in particolare che, a cominciare dalla sua presentazione in anteprima mondiale al Festival di Venezia, ha lasciato tutte le platee a bocca aperta.
Un ponte sul traffico
Il fatto che i primi minuti di La La Land costituiscano un unico piano sequenza senza stacchi di montaggio è ormai cosa risaputa e ampiamente apprezzata. Ora, non vogliamo sottovalutare l'importanza di questa messa in scena (eravamo tra coloro che, durante la prima proiezione stampa del film a Venezia, si sono permessi di applaudire a scena aperta il film non appena è comparso in sovrimpressione il titolo), sia ben chiaro che avere una simile padronanza del mezzo e restituire il dinamismo immobile di una colonna d'auto in quella maniera è sinonimo di grande talento. Tuttavia ci piacerebbe sorvolare un attimo sulla questione pratica per provare a focalizzare l'importanza della scena di apertura del film su altri elementi. Il prologo di La La Land è infatti una sorta di bussola, di guida con cui andare poi ad analizzare l'interno film. Al di là di una questione cromatica, di cui parleremo a brevissimo, è interessante notare come Chazelle abbia le idee chiarissime su quello che vuole essere lo scopo principale del suo film.
Da La La Land a First Man: il cinema ossessionato di Damien Chazelle
Usando la metafora della musica jazz, il cineasta vuole infatti lanciare un messaggio di allarme relativamente al genere musical: si sta estinguendo, Hollywood non sembra più intenzionata a investire in questi prodotti e il problema è dovuto al fatto che questa particolare forma di racconto è anacronistica per il contemporaneo. Il pubblico non è più disposto a credere a personaggi che cantano e ballano in scena, non è più disposto a emozionarsi per dei corpi di ballo colorati e vivaci. Insomma, sono cambiati i tempi e con loro i gusti delle platee. Chazelle, invece, resta un immancabile romantico e vuole provare a risollevare le sorti di uno dei suoi generi di riferimento. Tuttavia, proprio come toccherà a Seb lungo il film, scende a compromessi e con La La Land firma una sorta di anti-musical in grado di mantenersi perfettamente in equilibrio tra i fasti del passato e le esigenze del presente. La pellicola è un ponte tra due epoche, la prova scientifica che è possibile far dialogare il pubblico dell'oggi con il cinema di ieri. Ecco perché il film si apre in maniera decisamente classica, ma con una forma stilistica del tutto contemporanea. Un piano sequenza così complesso, sinuoso e dinamico non è una cifra stilistica propria del cinema più recente, eppure sicuramente è molto più di moda oggi che tempo fa (grazie alla tecnologia che permette ai registi maggiore libertà in tal senso). In La La Land Chazelle lo usa per riprendere però una sequenza dall'altissimo gusto classico: numerosi ballerini, vestiti di colori accesissimi, l'armonia musicale, il sogno da inseguire, una città cha spalanca le porte ad aspiranti artisti e persone in cerca della loro anima gemella: il film si apre con una sostanza che classica è dir poco, ma una forma stilistica ampiamente lontana dai canoni dell'epoca. Il ponte è costruito, ora sta a noi percorrerlo.
La La Land e l'elogio della nostalgia: Here's to the ones who dream
Blue is the Warmest Colour
Parafrasando il romanzo a fumetti da cui venne tratto il film Palma d'oro 2013, La vita di Adele, diretto da Abdellatif Kechiche, in La La Land sembra proprio che Chazelle abbia sposato l'idea che il blu sia il colore più caldo tra tutti e abbia provato a metterla in pratica. Il colore blu è infatti il colore protagonista della pellicola (come possiamo intuire a cominciare dalla locandina). La primissima immagine che apre il film è della medesima tonalità (si inizia dal cielo azzurro) e anche l'ultimo saluto tra i due protagonisti, a distanza, con un silenzioso cenno di sguardi, è inondato da un neon blu. Insomma, non ci sono dubbi che il colore dominante della pellicola sia questo. Gli esempi sono molteplici (tra i tanti, pensate al colore del vestito che Mia indossa per andare alla festa con le sue amiche) e sono disseminati lungo tutto il minutaggio.
Eppure proprio a cominciare dalla prima sequenza nel traffico possiamo intuire a cosa associare questo colore in maniera simbolica. Non è infatti un caso che, a un certo punto, proprio da un furgoncino blu sbuchino dei musicisti intenti a suonare per far ballare e divertire gli autisti imbottigliati nella colonna di auto. Il blu è presente anche prima di quel momento, tinteggiando alcune carrozzerie e alcuni indumenti del corpo di ballo presente in scena.
Eppure è proprio quando viene svelata la band che Chazelle sembra porre la massima attenzione a questa tonalità. La musica è protagonista in La La Land, non solo perché si tratta di un musical ma anche perché è la passione primaria del suo protagonista. Se quindi, all'inizio del film, la musica "nasce" dal colore blu, significa che proprio questo colore rappresenta un sentimento fortissimo, che sia amore per una persona o amore per l'arte, per una professione, non importa. L'importante è il concetto: il blu, in La La Land, è il colore più caldo, il colore della passione irrazionale. La sequenza del traffico ci svela questo dettaglio e allena il nostro occhio a non vedere, nel finale del film, una conclusione tragica o melodrammatica: i due protagonisti sono felici, entrambi realizzati nelle loro vite, si salutano con un saluto e sono inondati di luce blu. Se non è amore questo?
La La Land e Whiplash: il cinema di Chazelle tra il suono della passione e il ritmo dell'ossessione