Dopo il concorso alla 78esima Mostra Internazionale D'Arte Cinematografica di Venezia, dove la regista e sceneggiatrice Maggie Gyllenhaal ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura, La figlia oscura è nelle sale italiane dal 7 aprile. Tratto dall'omonimo libro di Elena Ferrante, La figlia oscura nel passaggio sul grande schermo ha subito diversi cambiamenti.
Intanto non è più ambientato in Italia, ma in Grecia. A interpretare la protagonista Leda sono due attrici di grande talento: il premio Oscar Olivia Colman nella versione più grande del personaggio e Jessie Buckley, candidata all'Oscar 2022 proprio per questa interpretazione, nella versione più giovane. È la storia di una professoressa che, in vacanza, si interessa alla storia di una giovane madre, Nina (Dakota Johnson), la cui figlia scompare sulla spiaggia.
Nel cast anche Ed Harris, Peter Sarsgaar, Paul Mescal e Alba Rohrwacher. Maggie Gyllanhaal è all'esordio come regista e sceneggiatrice, ma non sta perdendo tempo: sta infatti già adattando un altro libro, di cui non può ancora dire nulla. L'abbiamo incontrata al Lido di Venezia, dove ha messo bene in chiaro che questa sia la sua nuova strada: "Amo recitare, ma il piacere e l'energia che mi dà dirigere non me la dà nient'altro".
Maggie Gyllenhaal ed Elena Ferrante
Come ti sei appassionata al lavoro di Elena Ferrante?
Ho letto i romanzi dell'Amica geniale appena sono stati tradotti in inglese: il terzo e il quarto non erano ancora stati scritti, quindi mi sono appassionata presto a Elena Ferrante. Hanno avuto un forte impatto su di me. Mentre leggevo La figlia oscura ricordo di aver pensato: mio Dio, questa donna è folle! E poi, una riga dopo: in realtà mi ritrovo molto in lei! Quindi mi sono chiesta se fossi folle anche io o se in realtà sia un'esperienza comune. E ho capito che è qualcosa di cui non si parla, anche se molte di noi la proviamo. Leggendo il lavoro di Elena Ferrante, da sola nella mia stanza, ho capito tante cose della maternità e di essere una donna in generale, sia per quanto riguarda l'intelletto che la sessualità. Sono cose di cui non si parla spesso. Quindi mi sono detta: cosa succederebbe se, invece di provare queste sensazioni da sola nella mia stanza, creassi qualcosa grazie a cui poterle condividere con tutti? Mi è sembrato pericoloso e molto eccitante. Non ho mai pensato, nemmeno nei miei sogni più folli, di essere anche solo vicina a una madre perfetta. Forse solo nei primi 15 minuti! Credo che questa idea della madre perfetta ci opprimi.
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Ha incontrato Elena Ferrante per discutere del film?
No, mi piacerebbe molto, ma non l'ho mai incontrata. Ho avuto una corrispondenza scritta con lei, davvero interessante. Le ho scritto una lettera per convincerla a darmi i diritti del libro, che ho messo insieme con molta cura. Mi ha risposto dandomi l'ok per i diritti e mi ha detto anche che il film dovevo dirigerlo io, che se non l'avessi fatto non avrebbe più detto sì. L'ho preso come una sorta di approvazione cosmica e mistica da parte di qualcuno per cui ho un'enorme ammirazione. Ha scritto un pezzo per il Guardian, senza mandarlo a me, l'ho scoperto dal giornale, in cui diceva che l'unico modo per rendere questo film un successo era che la storia diventasse mia. Voleva che avessi la libertà di esprimermi attraverso il suo lavoro. E in effetti è andata proprio così: mi sono staccata sempre di più dal libro, la storia ha preso vita propria. La sceneggiatura è molto diversa sotto diversi aspetti. Lei l'ha letta e, di nuovo, mi ha dato due suggerimenti molto saggi. Il primo è che Leda non può essere pazza. Sono totalmente d'accordo: se lei è pazza ci sentiamo in diritto di giudicarla subito, senza assumerci responsabilità. Anzi, il pubblico doveva empatizzare con lei. Il secondo non lo posso dire!
La figlia oscura: dall'Italia alla Grecia
Perché hai spostato la storia dall'Italia alla Grecia?
Ho riadattato la storia in modo che si svolgesse in America. Doveva essere una città della costa dell'Est, non l'ho specificato, ma pensavo a qualcosa come il Maine. Un posto dove la gente va in vacanza. Non l'ho ambientato in Italia perché non so nulla dell'Italia! Anche se mi sono sposata in Italia, ho scoperto di essere incinta in Italia e ho passato molto tempo qui. Ma non posso sapere davvero quale sia l'esperienza di una donna italiana. Poi è arrivata la pandemia e girare in America è diventato impossibile. Abbiamo considerato la Nuova Scozia, in Canada, che poteva sembrare il Maine. Volevo qualcosa di gotico, che trasmettesse allo stesso tempo un'idea di pericolo e di un luogo reale, quotidiano. Poi abbiamo pensato alla Gran Bretagna: ma anche lì, non sapevo abbastanza di come si cresce un figlio in UK. Quindi ho detto: forse la Grecia. Lì possiamo essere tutti turisti. È come se fosse scattato un clic. Tutto è andato al posto giusto, anche dal punto di vista finanziario: la Grecia ha degli ottimi incentivi per il cinema.
La figlia oscura: scegliere il cast
Perché ha dato il ruolo del professor Hardy a suo marito Peter Sarsgaard nel film?
All'inizio ho scritto il personaggio per lui. Poi ho pensato che non fosse una buona idea far avere a mio marito una relazione con un'attrice giovane, bellissima e intelligente come Jessie Buckley. Poi mi sono detta: ma che sto facendo?! Siamo insieme da 20 anni, ne abbiamo passate moltissime insieme e so che mi ama. Sapevo che nessuno avrebbe potuto interpretare quella parte bene come mio marito. Jessie Buckley, che è un'attrice davvero brillante, è diventata come una sorella per me. Abbiamo lavorato tutti e tre insieme per trovare la maggiore verità possibile.
Come ha scelto gli attori?
Ho scelto attrici e attori che, anche se sono molto diversi da me per quanto riguarda il metodo di recitazione, come me hanno un loro punto di vista. Non sono persone che stanno lì dove dici loro di stare, mettono molto di sé nel lavoro. Volevo persone che mi sorprendessero. Sono tutti completamente diversi tra loro e mi hanno tutti stupito, mi hanno spronato.
Ha mai pensato di interpretare la protagonista?
Ero così contenta di dare questa bellissima opportunità a un'altra attrice che non ci ho pensato. Olivia ha interpretato Leda in un modo completamente diverso da come me lo sarei immaginato. Mi ha profondamente commosso. Ho pensato che se non fossi riuscita a convincere un'attrice brillante a fare il film avrei potuto provarci io. Ma sono molto felice di non averlo fatto: la mia mente era tutta concentrata sul resto.
La figlia oscura: l'esordio di Maggie Gyllenhaal come regista
La protagonista ricorda per certi aspetti Eileen "Candy" Merrell, il tuo personaggio nella serie The Deuce. Ti ha influenzato in qualche modo come regista?
Nella serie Candy avrebbe dovuto essere una produttrice di film porno. E io continuavo a dire a David Simon, che ha creato The Deuce, che invece avrebbe dovuto essere una regista: doveva essere un'artista, perché altrimenti sarebbe stata soltanto una questione di soldi e quindi lei sarebbe stata una persona molto diversa. L'abbiamo cambiato: è diventata una regista porno. E quindi sì, penso che in qualche modo Candy mi abbia ispirato: mi ha spinto ad ascoltare quella parte di me che ha sempre sognato di essere una regista.
Com'è stato passare dall'altra parte della telecamera?
Ci sono certi aspetti della regia che, anche se non avevo mai diretto prima, conoscevo già bene: in particolare tutto ciò che accade sul set. Invece le fasi di pre-produzione e post-produzione erano completamente nuove per me. È stato davvero importante lavorare con persone esperte. La cosa più importante per me era che ogni elemento sembrasse il più vero possibile. La post-produzione è stata magnifica: sento che è il momento dove abbiamo davvero trovato il film.
La figlia oscura e la difficoltà di essere genitori
L'arrivo di un bambino sconvolge davvero la vita?
Quando arriva un figlio è un'esplosione, non soltanto per un matrimonio. Una donna molto importante nella mia vita mi ha detto, prima che diventassi madre, che avere un bambino mi avrebbe fatto cadere in ginocchio. Come tutto ciò che ti fa maturare è incredibilmente doloroso. Non si parla di come essere un genitore sia complicatissimo, sia per le madri che per i padri, perché quando sei piccolo l'idea che i tuoi genitori possano volere altro oltre il tuo bene fa troppa paura. È terribile pensarci, ma a volte i genitori sono pieni di rabbia e frustrazione. Penso però che possa far bene essere onesti su questi argomenti.