La famiglia Fang: quando l'arte non imita la vita, ma la rovina

Pur risultando meno profondo di quanto vorrebbe, La famiglia Fang conferma la volontà di Jason Bateman di proseguire il cammino intrapreso con Bad Words raccontando qualcosa di diverso, spingendo il pubblico a riflettere sulla propria natura e sugli inevitabili difetti che ci rendono troppo umani.

"L'arte non è una riflessione della vita, è la vita stessa. Arte e vita, vita e arte sono interscambiabili e si arricchiscono a vicenda" afferma Caleb Fang, interpretato da un ambiguo Christopher Walken, nel documentario dedicato alle sue performance d'arte realizzate in combutta con la moglie. Ma è giusto trasformare la propria esistenza in un'opera d'arte fino a sacrificarla? Questo è l'interrogativo attorno a cui ruota La famiglia Fang, ambiziosa pellicola diretta e interpretata da Jason Bateman.

La famiglia Fang: Jason Bateman e Nicole Kidman (in primo piano) in una scena del film
La famiglia Fang: Jason Bateman e Nicole Kidman (in primo piano) in una scena del film

In un panorama cinematografico gravido di spettacolari blockbuster, comic movie, romcom e commedie demenziali, spesso è il cinema indipendente a potersi permettere il lusso di esplorare percorsi alternativi. E Bateman, alla sua seconda prova da regista dopo Bad Words, dimostra di non volersi accontentare. Se l'attore dagli occhi blu è divenuto noto per le sue performance comiche nell'esilarante show Arrested Development e in franchise demenzial-popolari quali Come ammazzare il capo... e vivere felici!, per la sua carriera parallela da regista dimostra di prediligere progetti peculiari e personaggi eccentrici.

Affari di famiglia

La famiglia Fang: Maryann Plunkett e Christopher Walken in una scena
La famiglia Fang: Maryann Plunkett e Christopher Walken in una scena

Le opere d'arte in cui vediamo cimentarsi la disfunzionale famiglia Fang, in effetti, sono decisamente inusuali. Bambini insultati di fronte alla folla, ritratti di famiglia natalizi col sangue che sgorga dalle bocche, finte rapine in banca, il tutto puntualmente ripreso dall'occhio vigile della handycam di Caleb Fang. Con le performance post-moderne della famiglia ci muoviamo nel territorio di Marina Abramovic o, se vogliamo citare un modello di riferimento più accessibile, dello Shia LaBeouf versione artista concettuale. La differenza è che mentre la Abramovic e LaBeouf agiscono da soli, mettendo a repentaglio solo la propria persona, i coniugi Fang trascinano nelle loro performance i due figli, troppo piccoli per rendersi conto di essere sfruttati in un deplorevole ricatto emotivo.

La famiglia Fang: Jason Bateman con un barattolo in testa
La famiglia Fang: Jason Bateman con un barattolo in testa

Il risultato è che quando li ritroviamo adulti Annie Fang, interpretata da un'altalenante Nicole Kidman, è un'attrice in crisi che non riesce a sfondare perché condizionata dalla disapprovazione del genitore, mentre il fratello Baxter (Bateman) è un romanziere insicuro e squattrinato che si lancia in reportage improbabili per sbarcare il lunario. La regia di Jason Bateman si serve dello script del drammaturgo David Lindsay-Abaire, che ha adattato il romanzo omonimo di Kevin Wilson, muovendosi su due binari paralleli. Gli ingredienti che sembrano stare a cuore all'attore sono la riflessione sull'arte e sui suoi limiti e l'approfondimento psicologico di personaggi fuori dal comune. A tratti il regista fatica nel barcamenarsi tra questi due aspetti, dando vita a una pellicola atipica, non perfettamente compiuta.

Jason Bateman regista umanista

La famiglia Fang: Jason Bateman e Nicole Kidman in una scena del film
La famiglia Fang: Jason Bateman e Nicole Kidman in una scena del film

Mescolando passato e presente, grazie all'uso funzionale delle registrazioni delle performance dei Fang, Jason Bateman ci fornisce il sostrato necessario per accostarci a una vicenda enigmatica. Con un materiale così complesso tra le mani, il regista oscilla tra dramma, mistery, dark comedy senza mai intraprendere una direzione precisa. Questa incertezza rende La famiglia Fang un magma intrigante, ma confuso. Muoversi nel territorio dell'arte concettuale (nicchia per eccellenza) utilizzando, al tempo stesso, il volto riconoscibilissimo della diva Nicole Kidman crea un effetto straniante. Il talento della Kidman non si discute, ma pur con un taglio di capelli anonimo la statuaria attrice australiana fatica a mimetizzarsi nel personaggio di un'attricetta che non riesce a sfondare. In più, a rubare la scena non appena ne ha occasione, ci pensa il caustico Christopher Walken, a cui vengono messe in bocca le battute più cattive, e anche le più vere, della pellicola.

La famiglia Fang: i giovani Mackenzie Brooke Smith e Jack McCarthy in una scena
La famiglia Fang: i giovani Mackenzie Brooke Smith e Jack McCarthy in una scena

Pur risultando meno profondo di quanto vorrebbe, La famiglia Fang conferma la volontà di Jason Bateman di proseguire il cammino intrapreso con Bad Words raccontando qualcosa di diverso, spingendo il pubblico a riflettere sulla propria natura e sugli inevitabili difetti che ci rendono troppo umani. A controbilanciare i difetti di fattura del film, la cui trama alla fin fine risulta caotica, ma coinvolgente, ci pensano il suo tocco leggero, la sua performance controllata e una notevole sensibilità che contraddistingue ogni sua scelta, anche un uso delle musiche un po' troppo avventuroso. Scommettiamo che per l'opera terza Bateman avrà fatto un altro passo in avanti aiutandoci a scoprire un altro frammento di noi stessi (non per forza positivo)?

Movieplayer.it

3.0/5