A che punto siete arrivati nella visione della terza stagione de La casa di carta? L'avete divorata tutta nella giornata di venerdì 19 luglio, quando la serie Netflix è stata resa disponibile in streaming? State vedendo un paio di episodi al giorno? State per finirla? Oppure, può capitare anche questo, l'avete abbandonata? La casa di carta è un caso, la serie non in lingua inglese più vista su Netflix, e, dopo avervi raccontato cosa ne pensiamo nella nostra recensione de La casa di carta 3 Ora vi raccontiamo 10 curiosità su La casa di carta, che il prossimo anno ritornerà con la sua quarta parte.
Episodi girati in ordine cronologico
Gli episodi de La casa di carta sono stati girati in ordine cronologico: gli attori ricevevano gli script giorno per giorno, per ogni episodio, mentre stavano girando. Così anche loro non sapevano fino alla fine cosa sarebbe capitato ai loro personaggi. Álvaro Morte, l'attore che interpreta il Professore, ha raccontato che gli attori iniziavano a mandarsi messaggi tra loro, molto eccitati, una volta ricevuti gli script delle nuove puntate e una volta appreso cosa sarebbe capitato ai loro personaggi.
Come si cambia per Netflix
Guilty pleasure per milioni di persone, o serie su cui altri milioni di spettatori si interrogano sul perché del suo successo, la serie Netflix divide e ne abbiamo parlato anche nel nostro approfondimento sulle critiche rivolte a La casa di carta 3. E non è stata un successo immediato, non è nata come la vediamo noi ora. Pensata per essere trasmessa sulla rete spagnola Antena 3, doveva avere 15 episodi di 70 minuti. La rete spagnola ha fermato la messa in onda dopo i primi nove: non stava andando bene, era un prodotto troppo particolare per il pubblico di quella che è una rete generalista. La distribuzione su Netflix ha richiesto un diverso montaggio della serie: per i tempi americani, che poi sono ormai anche i nostri, sono state create delle puntate di 40-45 minuti, che così, da 9, sono diventate 13. Le rimanenti 6, sono diventate quella che conosciamo come la stagione 2, e sono diventate 9.
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Malati terminali
Chi ha visto le prime due stagioni de La casa di carta sa che Berlino (Pedro Alonso) ha una malattia terminale e gli rimangono pochi mesi di vita. Ma forse non sapete che, nella prima versione della sceneggiatura, tutti i personaggi della banda del Professore avrebbero dovuto essere dei malati terminali, delle persone senza più nulla da perdere. E per questo si sarebbero uniti e lanciati senza remore nel "colpo".
Salvador Dalì
Uno dei fattori che rende così affascinante La casa di carta è il look dei membri della banda. Una tuta di colore rosso, scarlatto, il colore della passione ma anche quello del peccato. E anche il colore che distingue la Resistenza, la sinistra. Ma a rendere questa tenuta unica è la maschera di Salvador Dalí, un volto particolarissimo, con due occhi piccoli e due inconfondibili lunghi baffi neri. Salvador Dalì è stato un famosissimo pittore surrealista spagnolo, a suo modo entrato anche nel mondo del cinema (le immagini oniriche di Io ti salverò di Alfred Hitchcock sono sue). Dalì parlava spesso del creare confusione e di non porre limiti alla propria immaginazione. Proprio quello che il Professore e la sua banda stanno facendo.
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Che banca!
Gli esterni della Zecca di Stato delle prime due stagioni de La casa di carta non sono stati girati davanti alla vera Zecca. I creatori della serie lo hanno richiesto, ma non hanno avuto il permesso... Così si è girato davanti all'edificio del Consiglio superiore per la ricerca scientifica. Gli interni sono tutti girati in studio, e le scene in cui stampano le banconote sono girate nella sede del quotidiano ABC di Madrid. Mentre la terrazza è quella della scuola di ingegneria aeronautica di Madrid. In occasione della nuova stagione, Álex Pina e il suo team hanno chiesto di visitare la Banca di Spagna per studiarne gli interni e ricrearli in modo il più realistico possibile. Ovviamente non è stato dato il permesso. Il perché lo potete immaginare... Così gli interni della Banca di Spagna che vedete nella serie sono totalmente inventati.
Fratelli diversi
Originariamente, il Professore e Berlino non dovevano essere fratelli. Sono stati i due attori, Álvaro Morte e Pedro Alonso, ad avere questa idea e a sviluppare le back story dei loro personaggi. Il Professore e Berlino sono dei fratellastri: Berlino è il fratello maggiore, nato dal primo matrimonio del loro padre. I due parlano russo perché Berlino avrebbe portato il suo fratello minore in Russia per un trattamento medico quando era più giovane.
Bella ciao
Bella ciao, inserita a sorpresa nelle puntate delle prime due serie, è un famoso canto partigiano, che nasce da una canzone popolare italiana della fine del diciannovesimo secolo. Durante la Seconda Guerra Mondiale è diventato il simbolo della Resistenza italiana contro Benito Mussolini e i tedeschi. È diventato così un inno universale, noto in tutto il mondo, un inno contro ogni fascismo, un inno alla libertà. È stato cantato da tanti artisti, e adattato in tante lingue. E ancora oggi si può ascoltare in molte situazioni di protesta e di resistenza in tutto il mondo.
Chi è la mente?
Anche La casa di carta, intesa come produzione televisiva, ha il suo Professore, cioè la mente geniale dietro l'architettura di una serie così originale. Si chiama Álex Pina, è il fondatore della casa di produzione Vancouver Media e, dopo il successo delle prime due stagioni de La casa di carta, ha siglato con Netflix un contratto globale in esclusiva. Oltre a La casa di carta: Terza parte, ha lavorato a Sky Rojo, dramma d'azione al femminile che dovrebbe essere pronto entro la fine dell'anno. Conosciuto da noi per La casa di carta, Pina ha anche girato, in passato, Tre metros sobre el cielo, versione spagnola di Tre metri sopra il cielo.
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Tokyo, Stoccolma e i capelli
Il taglio di capelli di Tokyo (Úrsula Corberó) e il suo modo di vestire nelle prime due stagioni de La casa di carta sono ispirati al personaggio di Mathilda, la bambina interpretata da Natalie Portman in Leon. Nella nuova stagione il taglio di capelli di Tokyo è diverso, sono più corti e sfilati, asimmetrici, e nella prima puntata il suo look, un bikini con la fodera del coltello agganciata a una gamba, deve molto all'Ursula Andress di Licenza di uccidere. A proposito di capelli, quando l'ispettore Raquel Murillo (Itziar Ituño), nel momento in cui tratta al telefono, fa il gesto di raccogliersi i capelli e fissarli con una matita, per concentrarsi, il rimando è al gesto e al nastro viola usato da Violet Baudelaire, uno dei personaggi principali di Una serie di sfortunati eventi, saga letteraria di Lemony Snicket.
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La risata di Denver
L'ormai famosa risata di Denver (Jaime Lorente) era scritta in sceneggiatura già prima che il personaggio prendesse le sembianze del bell'attore. Lo script parlava semplicemente di una risata rozza, volgare, pacchiana. E ogni interprete, alle audizioni, ha interpretato la cosa in maniera diversa. La risata di Denver, però, sarà sempre quella di Jaime Lorente.