Quella che stiamo vivendo è l'età dell'oro delle serie tv, siamo tutti d'accordo. E La casa di carta, la serie spagnola Netflix creata da Álex Pina, è uno dei simboli dell'età dell'oro della serialità. Ma l'oro è anche il tesoro al centro del finale di serie. Nella recensione de La casa di Carta 5: Volume 2, vi racconteremo come, dopo che la serie è passata per numerose digressioni, ora ritorni al dunque. La rapina alla Banca di Spagna è soprattutto questo: ci sono tonnellate d'oro da portare fuori dalla banca, e poi trovare il modo di portare via quell'oro una volta fuori. Si parla finalmente di questo, dell'oro, nel potente finale di serie de La casa di carta. Ma, attenzione, l'oro non è solo un MacGuffin per far andare avanti la storia. L'oro è parte di un sistema economico, ha una sua quotazione, condiziona le economie e le vite dei paesi. Tenete a mente tutto questo. Quando una serie come La casa di carta arriva alla conclusione, l'attesa è sempre altissima. Ma La casa di carta non è Lost, non ci sono spiegazioni, risposte da dare, fili da riannodare. Il finale di serie ci deve dire semplicemente se la banda del Professore ce la farà di nuovo, o se fallirà. Se i nostri eroi vivranno o moriranno. Ha il peso di non potersi chiudere in modo completamente simile alla stagione 2, che portava a termine la storia del primo colpo. In un finale di serie è importante dove si arriva, ma anche come ci si arriva. E il finale de La casa di carta si conferma vibrante, pieno di colpi di scena, una continua doccia scozzese. Durante i 5 episodi finali vi sembrerà più volte che la storia sia arrivata alla fine, in un senso o nell'altro, ma gli autori riusciranno a ribaltare ancora tutto. E il finale sarà potente, geniale, inaspettato. Degno de La casa di carta.
Alicia Sierra, il joker che può cambiare le carte sul tavolo
Dentro la Banca di Spagna la banda del Professore (Álvaro Morte) ha subito una grave perdita. Ma ancora più gravi sono le perdite dell'esercito che si è contrapposto a loro. Tutti si stanno preparando per una reazione. La banda, il Professore all'esterno, quello che rimane dell'esercito all'interno. La polizia del colonnello Tamayo. E poi c'è Alicia Sierra (Najwa Nimri), vera variabile impazzita, il Joker che può cambiare le carte sul tavolo di gioco. Nel frattempo un flashback ci porta a 5 anni prima dell'ora zero: Berlino (Pedro Alonso) arriva in elicottero, sulle note dell'Inno alla gioia di Beethoven, per rapinare una pompa di estrazione da una piattaforma petrolifera. Vedremo Berlino anche con la moglie, Tatiana, e il figlio. E capiremo come questa storia si ricollega a quella della rapina.
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Berlino è pronto per la sua serie
Prima di addentrarci nel finale di stagione, vediamo che Berlino è pronto per la sua serie standalone, lo spin-off de La casa di carta che è stato annunciato pochi giorni fa. Il tono di questa serie sarà raffinato ed elegante come Pedro Alonso, Berlino sarà un po' Arsenio Lupin, un po' James Bond, e l'atmosfera sarà sofisticata. Ma in queste cinque puntate finali finalmente capiamo che quei flashback non erano solo un modo per alleggerire la tensione, per dare un altro tono alla storia. Quei salti nel passato ci porteranno alla chiusura del cerchio. Capiremo le motivazioni del Professore e di Berlino. Capiremo perché progettano rapine. E perché sono nate le rapine alla Zecca di Stato e alla Banca di Spagna. Ma in questi episodi c'è qualcosa che ci riguarda tutti. Perché quando i nostri si chiedono se fossero capaci di restare nel Paradiso, dove si erano ritirati dopo il primo colpo, o se avessero bisogno di gettarsi nel caos, di gettarsi nella mischia, parlano di tutti noi, di ogni volta che vogliamo restare nella nostra comfort zone, o provare a rischiare.
I dolori del giovane Denver
La casa di carta, in questa sua Parte 5 Volume 2, dopo che da heist movie era diventata un war movie, ora ritorna nell'ambito del cinema di rapina, con le sue regole, le strategie, i piani e le alternative ai piani. A tratti è un western. Ma è, soprattutto, La casa di carta, una serie che, vi piaccia o no, è a suo modo unica. Il finale di serie conferma e porta al limite gli ingredienti che fino a qui hanno caratterizzato la serie di Alex Pina. La suspense e la tensione, che in alcuni momenti raggiungono livelli altissimi (a proposito: non sarete mai così contenti di vedere un gatto). La sospensione dell'incredulità, che anche in questi episodi è ai suoi massimi (ma, se non vi lasciate andare a questa sospensione, La casa di carta non fa per voi). Il tentativo di alzare, continuamente, l'asticella della sfida e del pericolo. E, infine, i momenti da telenovela. E ci sono anche qui. Per alcune puntate assistiamo ai dolori del giovane Denver (Jaime Lorente, diviso tra il suo amore per Stoccolma e quel legame così particolare con Manila.
La casa di carta all'ennesima potenza
Il finale di serie è La casa di carta all'ennesima potenza. Se la serie di Álex Pina vi è sempre piaciuta, non resterete certo delusi da questo finale. Se siete tra i detrattori probabilmente non vi piacerà. Se amavate la serie e avete pensato che abbia perso smalto, forse potreste innamorarvi un'altra volta della serie spagnola. Gli sceneggiatori, i deus ex machina che da anni stanno muovendo le loro pedine sulla scacchiera, hanno trovato il modo di dare filo da torcere al Professore e alla sua banda. E cosi i nostri eroi trovano qualcuno che fa il loro stesso gioco, i loro stessi giochi di prestigio.
Verità e illusione
Anche se li abbiamo denominati così, però, i personaggi non sono solo delle pedine su una scacchiera. Hanno aspirazioni, affetti, sogni, legami. Sono legati ai propri genitori, ai loro innamorati. Si fa più volte riferimento alla verità, durante il finale de La casa di carta. Il messaggio video con cui Lisbona ammette di avere sbagliato, con cui chiede scusa, è in fondo un atto di verità. E La casa di carta, serie iperbolica e simbolica, ha in sé quel fondo di verità quando sotto alle tute, alle maschere di Dalì, sotto all'oro, si fa carico degli ultimi, gli emarginati, i reietti. Bella ciao, quella del Professore e della Banda è una lotta partigiana contro i potenti, i poteri forti, la dittatura delle banche e dei governi che occultano le informazioni. C'è molta verità dietro a tutto il colore de La casa di carta. Eppure, dall'altro lato della medaglia, la soluzione del dilemma sta proprio nel contrario della verità, nell'illusione, nel gioco di prestigio. Come si dice? Non è tutto oro quel che luccica. La casa di carta è finita. Ma il sogno no.
Conclusioni
Nella recensione del finale de La casa di carta vi abbiamo parlato di una serie che si conferma vibrante, piena di colpi di scena, una continua doccia scozzese. Durante i 5 episodi finali vi sembrerà più volte che la storia sia arrivata alla fine, in un senso o nell'altro, ma gli autori riusciranno a ribaltare ancora tutto. E il finale sarà potente, geniale, inaspettato. Degno de La casa di carta.
Perché ci piace
- I personaggi sono ben costruiti, e qui vengono fuori le loro motivazioni.
- La tensione è sempre alta, fino a un finale a suo modo geniale.
- L'iconografia della serie, con le tute rosse e la maschera di Dalì, è vincente.
- Lo spirito di Resistenza contro i soprusi che si respira durante tutta la serie.
Cosa non va
- La serie chiede una sospensione dell'incredulità sempre più alta, e questo può non piacere a tutti.
- Certi aspetti da telenovela a volte sembrano eccessivi.