La casa del padre, la recensione: un thriller improbabile

La recensione de La casa del padre, film dove la protagonista deve fare i conti con il padre, evaso dal carcere, che l'ha cresciuta in cattività negli anni della sua infanzia. Su Sky e NOW.

La casa del padre, la recensione: un thriller improbabile

Helena è una ragazzina che non ha mai avuto un'infanzia normale, dato che è nata e cresciuta in cattività: suo padre infatti aveva rapito la madre due anni prima della sua nascita, con lei che ha visto la luce in quella palude che è diventata la sua casa. Ma un giorno la genitrice coglie un'occasione propizia e riesce a darsi alla fuga insieme alla piccola, che viene così reinserita gradualmente nella società, mentre quel padre-padrone è ora finito dietro le patrie galere.

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La casa del padre: Daisy Ridley in una scena

Come vi raccontiamo nella recensione de La casa del padre, Helena è ormai una donna e si è costruita una nuova famiglia, diventando a sua volta madre di Marigold, una splendida bambina; ciò nonostante ha tenuto segreto il suo oscuro passato a tutti, anche a suo marito. Passato che è ora prossimo a bussare nuovamente alla porta quando durante un trasferimento il padre della protagonista riesce a evadere e a darsi alla macchia: Helena si ritroverà così a riaffrontare quella pagina che sperava di aver chiuso per sempre, faccia a faccia contro i propri demoni.

Avanti e indietro

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La casa del padre: Garrett Hedlund in una scena

Le premesse sarebbero anche interessanti, per quanto non certo originalissime, ma la sceneggiatura si perde in una serie di luoghi comuni e inverosimiglianze che castrano sul nascere qualsiasi potenziale slancio empatico da parte del pubblico nei confronti della protagonista, caratterizzata su un imprinting caricaturale che non sviluppa le ipotetiche sfumature psicologiche della figura in essere. Questa "ragazza selvaggia" ormai perfettamente integrata nella società non appare mai effettivamente traumatizzata da quella giovinezza perduta, anzi la sua anima "double-face" da sfoggiare al momento del bisogno risulta quanto mai azzardata, banale escamotage per scatenare l'anima action thriller della seconda metà di visione.

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...ogni famiglia infelice è infelice a modo suo

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La casa del padre: Daisy Ridley in una scena del film

La casa del padre, titolo italiano che banalizza il più suggestivo originale The Marsh King's Daughter, vede infatti il progressivo rientro di questo babau genitoriale tingersi di sussulti sempre più prevedibili, con la quiete tra le mura domestiche e l'incolumità del nuovo nucleo familiare progressivamente a rischio ma mai al centro di passaggi effettivamente pericolosi che tengano il fiato sospeso. Il tutto atto è intavolato ad hoc per preparare il campo alla resa dei conti finale dove i due contendenti, legati dal sangue e da un affetto-odio primordiale, si sfidano in campo aperto proprio nei boschi e nelle paludi dove già si svolgeva il flashback d'apertura. Un modo di chiudere il cerchio quanto mai scontato, messo in scena per altro senza troppa inventiva: basti pensare a come il villain si fa fregare come un idiota dopo averci dimostrato per un'ora e mezza di film di essere un freddo e implacabile calcolatore, e poi pronto a cadere in un tranello più che banale proprio nell'istante decisivo.

L'arte dell'ingegno

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La casa del padre: Gil Birmingham, Daisy Ridley in un primo piano

E che dire dei rudimentali sistemi d'allarme progettati dalla Nostra, dove il singolo tintinnio di un campanello - facilmente copribile da un qualsiasi programma televisivo o da un dialogo a voce un po' più alta - funge da potenziale fuggi-tutti, nonché della rocambolesca fuga dalla fossa a esaltare in maniera gratuita una visione da girl-power più affine al cinema dei supereroi che a una trama realistica. Si respira una certa approssimazione nelle svolte narrative e nella relativa messa in scena, con il regista Neil Burger che in carriera aveva fatto ben di meglio con titoli quali The Illusionist - L'illusionista (2006) e Limitless (2011). Il cast non fa molto per aiutarlo e se Ben Mendelsohn offre almeno un pizzico di carisma alla figura di questo padre sui generis, uomo duro e senza compromessi, lo stesso non si può dire per Daisy Ridley, mai effettivamente convincente in un ruolo, a suo parziale discapito, difficile da esplorare con le dovute contromisure.

Conclusioni

Cresciuta in cattività nei primi anni della sua vita, per via di un padre-padrone che ha costretto lei e sua madre a vivere allo stato brado in una foresta vicino la palude, Helena si è ricostruita una vita ma quando scopre che l'implacabile genitore è riuscito a evadere, per lei è l'inizio di un nuovo incubo. Per proteggere la sua attuale famiglia, dovrà quindi chiudere i conti con la vecchia una volta per tutte. Come vi abbiamo raccontato nella recensione de La casa del padre, ci troviamo di fronte a un thriller largamente derivativo, sul rapporto difficile tra la protagonista e quel genitore che l'ha cresciuta come fosse una selvaggia. Tensione impalpabile, colpi di scena telefonati e gestione dei momenti topici approssimativa rendono vane le pur discrete premesse narrative, così come l'impegno di un cast altalenante.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
4.2/5

Perché ci piace

  • Ben Mendelsohn è abbastanza convincente nelle vesti del villain.
  • Premesse narrative potenzialmente interessanti...

Cosa non va

  • ...che si perdono strada facendo, tra inverosimiglianze e forzature.
  • Scarsa tensione.
  • Daisy Ridley non convince appieno in un ruolo mal caratterizzato.