"All'inizio ero spaventato", di dice nella nostra video intervista Marco Bocci in occasione dell'uscita de La caccia. Spaventato, "nonostante sia un'opera seconda, sembra un film d'esordio". Il motivo? Semplice: il suo primo (bellissimo) film, A Tor Bella Monaca non piove mai, uscito nel 2019, è un film totalmente diverso dal suo secondo lungometraggio. La caccia, infatti, pur restando nei confini di una storia famigliare, è un film molto più oscuro e asciutto. In un certo senso, più celebrale.
A scrivere La caccia, presentato in anteprima al Torino Film Festival 2022 e poi al Riviera International Film Festival 2023, lo stesso Bocci insieme ad Alessandro Pondi e Alessandro Nicolò, raccontando la vicenda di Luca, Silvia, Mattia e Giorgio, quattro fratelli molto diversi tra loro. Dopo molti anni di lontananza, i quattro si riuniscono per la morte del padre. Si ritrovano nella villa dove hanno trascorso l'infanzia, lasciatagli - con sorpresa - in eredità da quel padre con cui non avevano più rapporti. Vorrebbero venderla, ma il ricavato non sembra sufficiente a sanare i loro problemi economici. Come se non bastasse, la casa di famiglia farà riemergere vecchi ricordi e drammatiche verità.
La caccia: video intervista a Marco Bocci, Pietro Sermonti, Paolo Pierobon e Filippo Nigro
"All'inizio ero spaventato. Sono due film diversi, ma fatti dallo stesso regista. Ho affrontato temi diversi con altre caratteristiche. Devo dire che mi piace avere visioni differenti, e modi alternativi. La caccia è quindi lontano da A Tor Bella Monaca non piove mai, anche se pure qui si parla comunque di sociale e di famiglia", spiega Marco Bocci. Nel cast de La caccia troviamo Laura Chiatti, Filippo Nigro, Paolo Pierobon e Pietro Sermonti. Proprio Sermonti, che interpreta Mattia, racconta che "La caccia sembra il film di un altro regista! Per quanto riguarda i personaggi, devo dire che vivono male la loro presenza in scena".
Del resto, i quattro fratelli protagonisti sono perseguitati e guidati da una certa frustrazione, scaturita dalla figura di un padre oscuro e ingombrante. "Il mio personaggio è quello che ha meno voglia di stare al centro della scena", prosegue Paolo Pierobon, nel ruolo di Giorgio "Un cortocircuito paradossale per un attore. Ma è stata una chiave che mi ha permesse di interpretare il film. È una figura ai margini, sia al lavoro che in famiglia".
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Una favola nera
Disaggio e insofferenza, insoddisfazione e rabbia. Emozioni primarie di un film che prende la piega di una favola nera, che esplora gli anfratti più profondi del (nostro?) disagio. "Nel film sembra che nessuno voglia stare in gioco", prosegue Filippo Nigro: "E quindi nessuno vuole essere in scena, o nella vita. Nel mio caso, invece, provo ad esserci troppo e troppo male, commettendo numerosi errori. Proprio perché non siamo preparati a stare in scena, o nella vita. E questo ti incattivisce, ti rende frustrato, tuo malgrado. Ti arrabbi per sopravvivere".
A proposito di favola, la voce fuori campo, che lega i flashback, dice che "Un ago può ricucire tutto". Dunque, chiediamo a Marco Bocci se il cinema in qualche modo può aiutare a (ri)fare ordine: "Il cinema può far riflettere, anche una parte esasperata da cui dobbiamo stare in guardia. Oltre l'intrattenimento, bisogno riflettere in modo chiaro una parte della nostra società, di quanto ci stiamo compromettendo, dei nostri rischi. È difficile trovare l'ago giusto, ma forse si può intuire quale sia la cruna: da lì, vedere come ci stiamo muovendo.