La Bussola – Il collezionista di stelle, la recensione: L'uomo che sussurrava alle star

La recensione de La Bussola - Il collezionista di stelle: il documentario di Andrea Soldani, presentato alla Festa del Cinema di Roma, è la storia di Sergio Bernardini e del suo storico locale, La Bussola, "il primo vero music hall in Italia", come lo definisce Gino Paoli.

La Bussola – Il collezionista di stelle, la recensione: L'uomo che sussurrava alle star

"L'idea di portare nel nulla lo show business del mondo". È questa l'idea rivoluzionaria di Sergio Bernardini, padrone de La Bussola di Viareggio, uno dei locali che, a detta di tutti, proiettò nel futuro l'Italia. Il nulla era la località Focette, presso Marina di Pietrasanta, tra Viareggio e Forte dei Marmi. Il meglio dei performer di tutto il mondo li portò lui, Sergio Bernardini, ed è a lui che è dedicato il documentario che vi raccontiamo nella recensione de La Bussola - Il collezionista di Stelle di Andrea Soldani, che è stato presentato in anteprima assoluta alla diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma. Dopo aver gestito La Capannina e il Gatto Nero, Bernardini acquista un locale che diventa finalmente il suo locale, dove mette la sua firma.

Gino Paoli

"È stato il primo vero music hall in Italia", racconta Gino Paoli, uno dei protagonisti della Bussola e della scena musicale di quegli anni. La cosa che Bernardini faceva, e che nessun altro aveva in mente all'epoca, era quella di prendere l'aereo e andare a cercare i talenti in America e in tutto il mondo. Sergio Bernardini credeva che si potesse formare il gusto delle persone, portare al pubblico chi ancora non conoscevano. Ha attraversato da protagonista tre decenni, tre stagioni della musica italiana. Il documentario che racconta la sua storia allora diventa un "come eravamo": è anche la storia di 30 anni del nostro Paese e degli artisti che ci hanno accompagnato. Ed è una storia davvero appassionante.

Sergio Bernardini, uno scopritore di talenti

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La bussola - Il collezionista di stelle: una foto del film

Sergio Bernardini era uno scopritore di talenti. Ella Fitzgerald, Aretha Franklin, Ray Charles, The Platters, sono personaggi che hanno fatto la storia della musica, e che sembra impossibile pensare siano passati qui da noi. In Italia li ha portati Bernardini: il loro successo italiano si deve a lui e il fenomeno Platters in Italia lo ha creato proprio il patron della Bussola. Guardate quelle rielaborazioni della loro musica che fanno il Quartetto Cetra e un giocoso Marcello Mastroianni. Ma anche Renato Carosone, il primo artista ad arrivare alla Bussola, era un artista internazionale: faceva, a suo modo, world music: il suo era swing, ma all'italiana.

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Mina: La Bussola era il suo regno

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La bussola - Il collezionista di stelle: una scena del film

E La Bussola è stata anche la casa di quelle che allora erano le grandi star di casa nostra. Mina, ad esempio, è indissolubilmente legata alla Bussola. Era casa sua, era il suo regno. Qui per lei c'era un tifo costante, si sentiva coccolata, protetta. Eppure, su Mina c'è un aneddoto curioso: all'inizio Bernardini non volle Mina perché la considerava un'urlatrice. Ma poi, invitato a Roma da un impresario per conoscere una cantante emergente, capì che era Mina: vide che cantava davvero, e da lì nacque un amore grande. Sarà proprio qui, nel 1978, che Mina terrà il suo ultimo concerto, prima di lasciare le scene. La Bussola esplora anche la presunta rivalità con Ornella Vanoni, che in realtà era creata ad arte dalla stampa. Ma le due erano molto diverse. Più virtuosa Mina, più cerebrale e tormentata Ornella Vanoni.

Quella volta con Rita Pavone...

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La bussola - Il collezionista di stelle: una scena

Sì, Bernardini aveva un ottimo rapporto con gli artisti. Era l'uomo che sussurrava alle star e, ogni volta con il giusto modo, riusciva a convincerle ad esibirsi al suo locale. Ma c'è qualcuno con cui non si prese. Rita Pavone, ad esempio, se ne andò perché il nome di Mina in cartellone era più grande. Ma era perché il nome era più corto. Con Celentano, invece, andò benissimo. Si presentò in calzoncini e sembrava un bagnino. Ma gli disse subito: "Salve, le presento il rock. Che sono io". Ma quel locale era così importante che, ad ogni estate, gli artisti al momento di pianificare le date chiedevano ai loro manager "Ma la Bussola c'è, vero?". "Se non andavi alla Bussola non eri nessuno" ci racconta con la sua solita maniera tranchant Ornella Vanoni.

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Quel primo concerto di Fabrizio De André

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La bussola - Il collezionista di stelle: un'immagine

Così Bernardini e i suoi amici riuscirono a convincere Fabrizio De Andrè a suonare alla Bussola. Il 16 marzo del 1975 ci fu la sua prima esibizione in assoluto dal vivo. Prima non si sentiva pronto, preparato, pensava che di concerti non ne avrebbe fatti mai, che fosse più giusto ascoltarlo che vederlo. Ma, poco prima del concerto, era ancora in albergo titubante. "È possibile che devo venire a cantare a intrattenere chi contesto?" diceva. Fu un amico di Sergio a intervenire. "Tu contesti i borghesi e vieni dai borghesi a contestarli" gli disse. De André presentò anche Bernardini a De Gregori. "In questo posto di borghesi non verrò mai" disse il cantautore. E davvero non venne mai: fu coerente.

Una storia che tocca la politica e la società

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Come avrete capito, la storia di Bernardini e della Bussola si intreccia con quella della politica. Così passò alla storia il 31 dicembre del 1968, quando le contestazioni, arrivarono fino alla Bussola. Il film, a quel punto, vira di sulla Storia, sulla politica, sulla società. Gli studenti contestatori di Pisa scelsero la Bussola perché era vicino, e poi perché era il simbolo dell'Italia del boom. Fu una brutta serata per tutti, in cui partirono anche dei colpi di pistola. E chiuse un'era.

Un'altra era: la disco e i grandi concerti

Una foto di Donna Summer
Una foto di Donna Summer

Ma Bernardini, che era davvero un uomo in grado di vedere nel futuro, aveva un'altra idea. Quella di rendere fruibile lo spettacolo a tutti. Aveva capito che sarebbero nati i grandi concerti. E se nella Bussola poteva ospitare 1200 persone, e a prezzi alti, fondò la Bussola Domani, un teatro tenda con 7mila posti. Poteva ospitare molti ragazzi. E portava la cultura alta (Nureyev Carla Fracci, Carmelo Bene, Lindsay Kemp) accanto a Renato Zero, Miguel Bosè, Julio Iglesias. Donna Summer fece qui il suo primo concerto in Europa. Arrivarono Ray Charles, Ike & Tina Turner, Barry White.

Blitz, Mastelloni e la fine di tutto

Una splendida foto di Mina Mazzini
Una splendida foto di Mina Mazzini

Ma poi arrivò il momento della fine. Blitz, realizzato in accordo con Bussola Domani, era un programma tv con duemila ragazzi, che andava in onda la domenica pomeriggio sulla Rai. In una di queste dirette, a Leopoldo Mastelloni scappa una bestemmia. Per questo fu congelato tutto. L'attività di Bernardini si fermò qui. Non aveva la forza di riprendersi ancora. Il film racconta anche la sua fine. Ma, come un film di finzione usa i flashback, torna indietro con un finale glorioso, quel famoso concerto di Mina del 1978. Un momento altissimo di spettacolo. Come, in quei 30 anni, ce ne sono stati tanti.

Conclusioni

Nella recensione de La Bussola - Il collezionista di stelle vi abbiamo raccontato la storia di un uomo che ha attraversato da protagonista tre decenni, e quindi tre stagioni della musica italiana e internazionale. Il documentario che racconta la sua storia allora diventa un "come eravamo": è anche la storia di 30 anni del nostro Paese e degli artisti che ci hanno accompagnato. Ed è una storia davvero appassionante.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
1.0/5

Perché ci piace

  • La storia di Sergio Bernardini è così affascinante che sembra una sceneggiatura scritta.
  • Ed è anche l'occasione di rivivere 30 anni di musica italiana e internazionale.
  • Il grande lavoro di interviste e anche sul repertorio...

Cosa non va

  • ... un repertorio così affascinante che vorremmo vederne di più, e più a lungo.