Dalla storia di Amore e Psiche di Apuleio, convertita in una fiaba europea attraverso le versioni di Madame de Villeneuve prima e di Beaumont poi. Dal film di Jean Cocteau del 1945, passando per la versione a cartoni della Disney del 1991, e poi serie TV, variazioni in chiave teen come il recente Beastly, insomma la favola de La Bella e La Bestia fa parte dell'immaginario collettivo di intere generazioni, dalla carta allo schermo, editata in mille modi e maniere diverse. Christophe Gans riporta al cinema questa favola senza tempo ispirandosi alla storia originale che contiene temi che sono man mano spariti dalle versioni successive, avvalendosi di un massiccio uso di CGI e delle tecnologie al passo coi tempi: "L'idea era di riproporre qualcosa di classico ma stavolta trattando le immagini in maniera diversa, per coinvolgere nuovo pubblico mostrando una versione mai vista". Così il regista in conferenza stampa, accompagnato da Léa Seydoux e André Dussollier, che ci ha parlato del film e delle ragioni che lo hanno spinto a riportare la storia sullo schermo, con "i migliori attori francesi delle ultime geneazioni.
Perché la decisione di rifare oggi una favola già più volte adattata e portata sullo schermo? Christophe Gans: Credo che le favole in generale costituiscano un materiale molto interessante per il cinema. L'idea era di riproporre qualcosa di classico ma stavolta trattando le immagini in maniera diversa per arrivare a coinvolgere altro pubblico mostrando una versione mai vista; un esercizio interessante per me come regista, sperimentare come si è evoluto il cinema attraverso le immagini. Avevo anche voglia di riportare alla luce qualcosa che avevo amato profondamente sin da bambino.
Come si è regolato per la scelta degli attori per questo nuovo progetto?L'influenza del film di Cocteau del 1946 è molto forte nell'immaginario di tutti. Volevo che questo progetto risultasse atipico e interessante già a partire dalla scelta degli attori. Nei ruoli principali abbiamo tre attori che rappresentano probabilmente il meglio del cinema francese delle ultime tre generazioni, Dussollier, Vincent Cassel e Léa. Anche per il ruolo della Principessa ho voluto un attrice importante perché un ruolo chiave ed è il motore della storia, e ho scelto Yvonne Catterfeld, che aveva già lavorato con me.
In cos'altro si differenzia questa sua versione dalla precedenti oltre che a livello visivo?
Questa favola mi colpì molto quando la lessi la prima volta, e parlo della prima versione in assoluto quella di Madame de Villeneuve; ho letto poi anche le versioni successive, ma quella che mi è rimasta impressa è sempre stata la prima, che è quella a cui mi sono ispirato. La versione dei Madame de Villeneuve conservava alcuni temi contenuti nella storia originale risalente addirittura ad Amore e Psiche di Apuleio. Le favole hanno nascono tutte dal mito delle fiabe latine e greche che sono state successivamente convertite per introdurre il simbolismo cristiano. Qui siamo tornati invece alle origini, abbiamo elementi classici, la parte magica fa riferimento ad una dio sceso in terra fortemente connesso con la natura. La natura ha un ruolo molto importante in questa versione, opposta al processo di civilizzazione da parte dell'uomo.
Non avete pensato al 3D visto il genere di film? Christophe Gans: Si ci abbiamo pensato ma il budget che avevamo non ce lo avrebbe consentito: nel senso che per fare il film in 3D, non avrei potuto fare il film in lingua francese ma avremo dovuto coprodurlo e farlo in inglese per avere un budget più ampio. Ho preferito rinunciare al 3D per poter fare il film in francese, era importante per me che fosse in lingua francese.
Qual'è stata la sifda dl punto di vista registico? Vediamo molte scene in CGI?
Le favole hanno sempre molto a che fare con la grandezza e con le taglie dei personaggi che le popolano: nani, giganti, creature minuscole o enormi. Dal punto di vista registico la sfida è quella delle varie taglie, ero curioso di mettermi alla prova con i rapporti di scala. Artisticamente invece l'inserimento delle creature nel mio caso serviva soprattutto a creare atmosfera e suggestione, come nel caso dei giganti: non mi interessavano dal punto di vista dell'azione ma piuttosto delle atmosfere.
Un'enorme lavoro sui costumi, Léa tu ne cambi tanti e tutti bellissimi. Léa Seydoux: Avevo l'impressione di essere in un sogno, un sogno di bambina e anche di attrice. Tutti questi vestiti da favola, è stato veramente come vivere in una fiaba.