Paola Randi raccoglie il testimone di Michele Soavi e dirige il sequel di La Befana vien di notte (2018), La Befana vien di notte 2: Le origini, in sala dal 30 dicembre: questa volta a interpretare la Befana non è Paola Cortellesi ma Monica Bellucci, che ha il ruolo di Dolores, strega nel XVIII.
Accanto a lei l'esordiente Zoe Massenti, che interpreta Paola, orfana dedita al furto che non ha nessuna intenzione di aiutare i bambini protetti da Dolores, figli di streghe bruciate sul rogo, ma pian piano capisce che nella vita c'è altro oltre al denaro. Fabio De Luigi è invece l'antagonista, il Barone De Michelis, che vuole impossessarsi di una lettera che pensa sia stata rubata da Paola.
A scrivere sono sempre Menotti e Nicola Guaglianone (che in questo caso ha anche diretto alcune scene con la seconda unità). Abbiamo parlato di La Befana vien di notte 2: Le origini insieme alla regista Paola Randi, che ha dovuto lavorare anche con effetti speciali e scene d'azione.
La video intervista a Paola Randi
La Befana vien di notte 2 e il desiderio di essere amati
I vostri personaggi hanno una cosa in comune: anche se non lo ammetterebbero mai, desiderano essere amati. Come hai lavorato con questa dinamica? Alla fine la protagonista e l'antagonista si somigliano molto.
Secondo me è proprio dei grandi film e della grande scrittura trovare dei punti di coincidenza fra l'eroe, l'eroina e il villain. Questo è fondamentale, perché devono avere una relazione. E la relazione che hanno loro è una relazione estremamente intima per riuscire a combattersi così. Quindi devono avere dei punti in comune. Il problema è che proprio la risoluzione di quello che poi in realtà accade prende strade completamente diverse, opposte. Qui l'eroina soffre una carenza molto grave, però poi scoprirà che le cose non sono quello che sembrano grazie all'intervento di Dolores, e dei bambini, riuscirà a capire qual è la sua strada. Invece il Barone De Michelis resta vessato dall'inizio alla fine e quello che scopre è l'opposto rispetto a quello che scopre Paola. Di conseguenza torna a essere molto cattivo e si becca il suo carbone.
La Befana vien di notte 2: le scene d'azione
In questo film ci sono molte scene d'azione: come ci hai lavorato?
Ci tengo a dire che loro sono stati bravissimi, molto coraggiosi: hanno partecipato al progetto con tutto il cuore del mondo, quindi si sono anche molto divertiti. Zoe si è fatta appendere a dei cavi, Monica è salita su una cosa che si chiama makumoko: un carrello con un braccio meccanico computerizzato al quale si lega l'attore o l'attrice e fa fare dei movimenti. Sono delle cose anche impegnative per loro. Il fattore fondamentale però me l'ha insegnato Francesca Comencini, la mia capitana: l'azione si basa sui personaggi, sulle relazioni fra loro. Nel momento in cui tu hai delle relazioni tra i personaggi ben intessute quello fa il 50 %.
La Befana vien di notte 2: gli effetti speciali
Come avete lavorato con gli effetti speciali?
È stato un bell'impegno perché già in sceneggiatura era pieno zeppo di effetti. Abbiamo avuto una squadra per gli effetti in scena, di cui ha fatto parte un vecchio amico, Maurizio Corridori, con cui avevo già collaborato. Per quanto riguarda gli effetti visivi avevamo Marcello Buffa, il VFX supervisor, Luca della Grotta, con cui avevo già lavorato per Tito e gli alieni, che hanno perfezionato la parte degli effetti visivi. Non bisogna dimenticare gli stunt: Ottaviano Dell'Acqua, grandissimo capo stunt, che ha fatto anche una parte nel film. E poi il suono: avevamo anche una grandissima squadra per il suono. Il suono trasforma completamente una cosa che vedi in qualcos'altro, dà una pastosità straordinaria. Essendo questo il mio primo progetto mainstream devo dire che sono impressionata: riuscire a ottenere questi risultati in questi tempi è stata per me una cosa strabiliante. Quindi ringrazio di cuore veramente tutti.
La passione per i bimbi sperduti di Paola Randi
Hai citato Tito e gli alieni: in La Befana vien di notte 2 ci sono dei bimbi sperduti e in qualche modo anche i bambini di Tito lo erano. Perché hai questo debole per i bimbi sperduti?
Secondo me i bambini e le bambine sono un universo meraviglioso. E un po' perché probabilmente io non sono mai realmente cresciuta. Diciamo la verità: siamo tutti un po' dei bambini e delle bambine. Va avanti l'età ma non importa: ci emozioniamo sempre per le stesse cose. Lavorare con i bambini è veramente bellissimo. Sono diretti e dirette, quindi di conseguenza riescono a veicolare in maniera straordinaria e lievissima delle cose mastodonticamente importanti nella loro semplicità. In più sono stata benedetta da un cast di bambini straordinario, sono di una bravura mostruosa: ringrazio Maurilio Mangano che li ha trovati e Tatiana Lepore che li ha allenati, facendo la coach. Lavorare con i bambini è un vero piacere: ci lavoro da sempre.