L'ultima regia di Superman
Siamo nella New York del 1932. Yankee Irving è un bambino di 10 anni con un grande sogno, quello di diventare un campione di baseball. Grande fan della squadra della città, di cui porta anche il nome, e del suo mitico battitore Babe Ruth, il piccolo Yankee si rende conto di non essere un granché come giocatore, ma la grinta non gli manca e tanto meno la voglia di tentare nonostante i suoi amici lo prendano in giro. Quando dal ripostiglio dello stadio viene trafugata Darlin', la preziosissima mazza del suo campione preferito, la colpa ricade su suo padre che quella notte era di turno come guardiano. Per lui scatta inevitabile il licenziamento ma il piccolo Yankee non si dà per vinto e aiutato dalla sua palla parlante riesce a recuperare il prezioso cimelio. Nel tentativo di far riavere il posto di lavoro al papà e la mazza al suo campione in tempo per le World Series, Yankee intraprenderà un viaggio pieno di imprevisti attraverso gli Stati Uniti fino a Chicago. Per il suo sogno di gloria e per la vittoria degli Yankees non è ancora detta l'ultima parola.
Colori tenui, comicità bambinesca, grafica semplice e temi come l'amicizia, la famiglia e il superamento di ostacoli apparentemente insormontabili in nome di un sogno; tutto questo è Piccolo grande eroe, film d'animazione prodotto dalla IDT Entertainment (casa produttrice di film dell'orrore tra cui le serie di Masters of Horror), ideato e scritto originariamente dal suo fondatore e presidente Howard Jonas come fiaba per far addormentare i figli. Fa però certamente più effetto sapere che dietro al progetto di portare questa storia sul grande schermo ci sono stati almeno per un breve periodo i nomi di Christopher Reeve, l'indimenticato Superman scomparso nel 2004 che avrebbe dovuto dirigere la pellicola, e quello della sua sfortunata consorte Dana Reeve, doppiatrice originale della mamma del piccolo protagonista, scomparsa a soli 45 anni poco prima dell'uscita del film (nel 2006) per una grave malattia. La morte di Reeve giunse ancor prima dell'inizio delle riprese, ma la sua collaborazione alla sceneggiatura e agli storyboard fu fondamentale per il lavoro dei realizzatori e per rafforzare il messaggio che questa piccola storia nata un po' per caso avrebbe dovuto tramandare, soprattutto alla luce dell'esperienza personale e professionale del compianto artista. Fu esattamente questo a convincere un ex-stagista Disney e Dreamworks (Dan St. Pierre, scenografo di Shark Tale) e un veterano della ILM e della Pixar (Colin Brady, disegnatore di Toy Story) a mettersi in coppia dietro la macchina da presa e portare a termine il progetto in memoria dei coniugi Reeve.
Piccolo grande eroe è sostanzialmente una favola animata per bambini, un cartone old-style che fa del trionfo dei buoni sentimenti, della passione sportiva e dell'ingenua comicità sia fisica che verbale dei suoi divertenti personaggi i suoi punti cardine. Un prodotto concepito per i più piccoli, lontano anni luce dalla vivacità di colore e dal tratto degli ultramoderni kolossal animati di Hollywood e forse da noi anche sfavorito dal fatto che si parla di baseball, uno sport non proprio popolare. Forse anche per questo la pellicola esce con due anni di ritardo rispetto agli Usa.Qualche gag è davvero da ridere, soprattutto le frecciatine sarcastiche tra la mazza da baseball parlante Darlin' (in originale doppiata da una sboccata Whoopy Goldberg) e l'impertinente palla rattoppata Screwie, ma nel complesso non è di certo un film destinato a lasciare il segno, almeno non per meriti stilistici. D'altra parte però non ci si può non commuovere al pensiero che la storia di questo sfortunato ragazzino, che per amore della sua famiglia e del suo sogno continua caparbiamente a lottare contro tutto e tutti, rispecchi in tutto e per tutto il coraggio e la forza d'animo che hanno contraddistinto gli ultimi anni di vita di Christopher Reeve e delle persone chi gli sono state accanto.
Un piccolo eroe in ricordo di un grande supereroe, ma soprattutto di un grande uomo.
Movieplayer.it
3.0/5