L'intolleranza nei secoli
Il cinema delle origini è l'opera di pionieri spinti dal desiderio di sperimentare, di provare fino all'estremo le capacità tecniche (e anche artistiche) della mdp, apparentemente strumento freddo in mano ad un narratore di storie. Uno di questi casi è senza dubbio il regista americano David W. Griffith, autore di opere monumentali dagli esiti diversi come La nascita di una nazione e Intolerance. Ciò che accomuna i due film, così come in generale un po' tutta la sua filmografia, è l'argomento di fondo alla storia narrata, la lotta per la sopravvivenza. I film e il regista hanno avuto esiti diversi, i primi sopravvivono diventando con il tempo pagine di storia, il secondo soccombe per svariati motivi, come ad esempio l'avvento del sonoro, fondamentale passaggio di crescita per il linguaggio cinematografico ma al contempo tomba per molti autori e interpreti del muto.
The Birth of a Nation costò meno di centomila dollari (ne guadagnò oltre quindici milioni) mentre Intolerance ben due milioni e mezzo, rappresentando uno dei primi colossali insuccessi commerciali dell'industria cinematografica, ma punto di riferimento imprescindibile per capire l'essenza del cinema delle origini. Nato nel tentativo di far tacere le accuse di razzismo sorte con The Birth of a Nation, Intolerance ha una sua particolare genesi che ci porta all'individuazione di due differenti periodi di realizzazione. L'origine è rappresentata da The mother and the law, ispirato a fatti di cronaca e iniziato verso la fine del 1914 subito dopo The Birth of a Nation, e in seguito rilevato per la neonata società Triangle, così inserito in questo più ampio progetto ispirato "alla lotta dell'amore durante i secoli" (è uno dei numerosi sottotitoli di Intolerance). La pellicola nel suo risultato finale abbraccia circa 2500 anni di storia da Babilonia (539 a.C.) alla Giudea (circa 27 d.C.), dalla Francia (1572, Rinascimento) agli USA (1914): caduta di Babilonia, la Palestina ai tempi di Gesù, la strage degli ugonotti nella notte di S. Bartolomeo, per terminare con l'episodio moderno sullo sfondo di una società americana in lotta tra leghe della moralizzazione, scioperi, gelosie e giustizia ingiusta. Uno dei primi tratti maggiormente evidenti nel vedere la pellicola è la notevole complessità strutturale e compositiva che lo caratterizza, dovuta dalla presenza di quattro episodi paralleli, uniti a livello contenutistico soltanto dal tema dell'intolleranza, e da un punto di vista figurativo, da una culla che dondola con accanto una madre pensierosa (Lillian Gish, nota attrice del cinema muto) sovrastati da un fascio di luce, immagine ispirata ad alcuni versi del poeta Walt Whitman. Ben 100.000 metri di pellicola per una versione originaria (perduta dal 1919) di ben 8 ore di montaggio poi ridotta a 208 minuti, in seguito a circa 176 minuti eancora diminuita, tagliata, suddivisa, riproposta solo a episodi, magari anche con l'intento di recuperare qualcosa con gli incassi praticamente inesistenti, rovina della casa produttrice fallita qualche anno dopo l'uscita del film.
5.000 costumi e 7.000 comparse per un film dalle scenografie babiloniche di chiara ispirazione italiana (il Cabiria di Pastrone), e che tanti e importanti futuri autori ha influenzato. Non a caso lo stesso Ejzenstejn, nonostante le critiche di "vuoto ideologico", non può che paragonarlo a Dio, "Griffith è Dio padre. Egli ha tutto creato, tutto inventato"; infatti è con lui che ritroviamo nel cinema il flash back, il primo piano, il dettaglio, il campo lunghissimo, i contrasti di luce e ombra, per terminare con un montaggio in funzione drammatica, accelerato man mano che la storia e il contenuto giungono al culmine. Era un perfezionista sperimentatore, un treno che non si ferma alla stazione di La Ciotat, e prova ad ottenere immagini grandiose come proprio in Intolerance dove le gru sono montate su palloni aereostatici, dove la profondità di campò entra perentoria nella storia. Insuccesso perché non erano pacificatori gli animi del periodo (l'anno seguente l'America entra nel primo conflitto mondiale), perché un film non poteva essere veicolo di contenuti morali come amore e pace, rispetto e diversità. Un cinema con funzione didattica ed educativa per un film seppur tecnicamente definitore della scrittura filmica, in pratica deludente per buona parte delle storie con l'unica eccezione dell'episodio moderno, dove riesce con realismo a raccontare una storia valida e allo stesso tempo specchio di un sogno americano che iniziava a svelarsi nel suo lato peggiore.