Cosa hanno in comune serie animate quali Jenny la tennista, Ninja Scroll, Vampire Hunter D: Bloodlust, Trigun, Death Note e Nana? Che legame c'è tra film come Metropolis, Paprika, The Piano Forest e Nasu: Summer in Andalusia? E cosa unisce personalità nel campo dell'animazione giapponese del calibro di Masao Maruyama, Osamu Dezaki, Masaiuki Kojima Rintaro, Satoshi Kon e Yoshiaki Kawajiri? Apparentemente nulla, ma in realtà questa grande varietà di autori e opere gravitano tutti attorno a una delle più stimolanti e innovative case d'animazione nipponica, la Madhouse. Proprio come suggerisce il loro nome inglese, il fattore che contraddistingue questo studio ormai dal respiro internazionale (tanto da aver attivato co-produzioni con Stati Uniti, Francia e Cina) è proprio una vena di "follia", intesa come costante voglia di sperimentare e di mescolare le carte dei canoni dell'animazione, mantenendo però sempre un'attenzione verso spettatori e mercato.
La Madhouse oggi celebra trent'anni di attività, all'insegna della qualità della produzione e della collaborazione con autori prestigiosi. E così l'Istituto Giapponese di Cultura, in collaborazione con la Sony Pictures Home Entertainment, ha pensato bene di organizzare una retrospettiva dedicata ai lungometraggi più rappresentativi dello studio, con l'idea di fornire un piccolo assaggio della sua poliedrica e sterminata produzione. È stata anche un'occasione preziosa per incontrare di persona due esponenti di spicco della Madhouse, Masao Maruyama, fondatore della casa e responsabile della realizzazione dei progetti, e Masaiuki Kojima, regista di molte serie tv e del poetico lungometraggio La foresta del pianoforte (Piano no mori), presentato a conclusione della rassegna. Ne è scaturita una conversazione trasversale che, a partire dall'ultimo film di Kojima (presentato anche allo scorso Future Film Festival di Bologna), è andata a toccare il glorioso passato, il ricco presente e il promettente futuro della Madhouse.
Kojima, lei ha partecipato alla realizzazione di serie animate televisive, sia come regista, sia come storyboard artist. Nel 2007 ha diretto il suo primo lungometraggio di animazione, Piano no mori. Quali sono le maggiori differenze nel dirigere un film rispetto a una serie tv?
Masayuki Kojima: È stato il signor Maruyama qui presente a propormi di realizzare il mio primo lungometraggio. Personalmente non trovo grandi differenze nel dirigere una serie animata o un film per il cinema. Ovviamente è necessario un notevole impegno nella realizzazione dei lungometraggi, che richiedono una maggiore qualità, e tutto questo si riflette in tempi di produzione più lunghi e in costi più elevati. Ci sono naturalmente molte differenze di carattere tecnico legate alla lavorazione, ma per quanto riguarda il mio lavoro, cioè l'aspetto creativo, potrei dire che è lo stesso.
Cosa ha spinto la Madhouse ha puntare sul progetto de La foresta del pianoforte?
Masao Maruyama: La storia si basa su un manga di Makoto Isshiki. Già la Madhouse si era interessata ai soggetti di Isshiki e aveva curato l'adattamento di Hanada Shounen-Shi (Le storie di Hanada), una delle opere tra quelle realizzate dallo studio che io amo maggiormente. Avevo apprezzato moltissimo il lavoro di Masaiuki Kojima ne Le storie di Hanada e quindi ho deciso di affidare a lui anche questo nuovo progetto.
È molto difficile definire un film come Piano no mori. Si tratta di una storia molto intimista, che parla di amicizia e di crescita personale, ma anche del significato dell'arte. Il film ha un'impostazione realistica, ma ci sono spesso dei risvolti fantastici e misteriosi. Che cosa la ha attratta di questa storia?
Masayuki Kojima: Credo che in Piano no mori ci siano degli elementi nella trama che ne facciano una storia ideale per l'adattamento animato e non per una produzione cinematografica in carne e ossa. In generale, attraverso i disegni animati si riesce a esprimere un realismo che è molto diverso da quello che si può rendere con un film normale. È stato proprio questo aspetto che mi ha spinto a realizzare La foresta del pianoforte, perché ho pensato che fosse proprio un soggetto adatto per l'animazione. Inoltre, ho affrontato l'adattamento cinematografico come una vera e propria sfida personale, perché mi sono molto appassionato al manga originale che tuttavia, essendo un testo, non poteva avere musica e suoni. La mia sfida si è concentrata appunto su come rendere la parte sonora attraverso l'animazione. Prima d'ora non avevo mai lavorato a qualcosa del genere. Dapprima sono stati eseguiti diversi brani di musica classica al pianoforte. Dopo abbiamo realizzato i disegni, basandoci sulla musica. Ci siamo concentrati sulla corrispondenza tra immagini e suono, adattando di volta in volta ogni singola sequenza.
I due giovani protagonisti di Piano no mori hanno un modo opposto di rapportarsi alla musica e all'arte. Per Shuei è più importante la preparazione costante e la precisione nell'esecuzione, mentre Kai quando suona si fa guidare solo dall'ispirazione e dalla passione. Per lei cos'è l'arte? A quale personaggio si sente più vicino?
Masayuki Kojima: Sinceramente mi sento più vicino a Shuei (ride). Ma forse è proprio per questo che subisco il fascino di un personaggio particolare e magico come Kai.
Lei ha un'esperienza trentennale nel campo dell'animazione. In passato ha lavorato con molti importanti studi giapponesi, ma negli Anni '90 è diventato un membro fisso dello staff della Madhouse. Cosa l'ha spinta a rimanere in questo studio per così tanto tempo? Che cosa differenzia, secondo lei, la Madhouse dalle altre case di produzione?
Masayuki Kojima Una delle più importanti caratteristiche della Madhouse è la grande attenzione alla qualità del prodotto, ma su questo potrà dirvi di più il direttore responsabile Masao Maruyama. Tuttavia per me è un grande onore lavorare in questo studio, che mi ha aperto molte possibilità da un punto di vista artistico, e mi consente di lavorare in maniera molto stimolante e divertente.
Ha sviluppato un sodalizio con l'autore di manga Naoki Urasawa, dirigendo la versione animata delle due serie a fumetti Master Keaton e Monster. Mi interessava sapere come è nato e come si è sviluppato questo rapporto di collaborazione e se magari è nato anche un rapporto di amicizia.
Masayuki Kojima: Sull'amicizia non saprei (ride). Questa collaborazione è stata molto importante per me. Urasawa ha poi visto gli adattamenti animati delle sue storie e gli sono piaciuti molto. Il rapporto con l'autore è nato innanzitutto perché mi è stato offerto il progetto di realizzazione delle sue serie. In realtà io amo molto i manga di Urasawa, come anche quelli di Isshiki. Ciò che mi affascina di più è lo sguardo pieno di calore con cui descrive l'essere umano. Per esempio, anche in un'opera come Monster, che in sostanza è uno psycho thriller, si nota sempre una concezione molto positiva dell'uomo. È proprio questo è l'aspetto che mi colpisce di più.
Le produzioni della Madhouse, come quelle degli altri studi giapponesi, tendono ancora a impiegare le tecniche tradizionali di animazione bidimensionale. Cosa ne pensa dei film d'animazione tridimensionali realizzati interamente al computer, come quelli di Pixar e Dreamworks?
Masaiuki Kojima: In realtà mi piacciono molto. Dal mio punto di vista, cioè quello del regista, non vedo molta differenza tra la realizzazione di produzioni a due e a tre dimensioni. Senza dubbio la tecnica tridimensionale offre possibilità diverse rispetto a quelle dei metodi tradizionali, quindi cambia enormemente il modo di esprimersi. In generale devo dire che amo molto le opere in 3D.
Le piacerebbe dirigere un lavoro in computer graphic?
Masayuki Kojima Sono aperto a ogni possibilità, quindi se mi venisse offerta la direzione di un'opera in 3D penso che accetterei, perché mi stimolerebbe a pensare a tutte le nuove possibilità che offre questa nuova tecnica di animazione.
A quale progetto sta lavorando attualmente? Continuerà a dirigere altri lungometraggi?
Masayuki Kojima In questo momento sto lavorando a un film per il cinema. È una collaborazione con la Cina, ma non posso aggiungere altro. Il titolo ancora non esiste. Tutto quello che posso dire è che l'ambientazione sarà cinese.
Masao Maruyama: Si tratta della prima coproduzione tra la Madhouse e la Cina, quindi è un progetto molto importante. È un modo per estendere il nostro pubblico anche in territorio cinese, anche se vorremo che le nostre opere avessero un pubblico globale.
Signor Maruyama, su quale criterio si basa la sua scelta per i progetti da realizzare? Da una parte la Madhouse produce o ha collaborato alla realizzazione di serie di grande successo anche in Occidente, come Ninja Scroll, Vampire Hunter D: Bloodlust, Trigun, e più di recente Death Note e Nana. Dall'altra promuove autori più sperimentali e difficili come Kon Satoshi e Masaaki Yuasa. Il vostro obiettivo è realizzare prodotti di qualità, ma che possano piacere anche al grande pubblico?
Masao Maruyama: Siamo pronti a tutto! (ride) Abbiamo molti registi e creatori artistici e siamo pronti a portare avanti i progetti che loro desiderano. Inoltre, ho un metodo particolare di lavoro: se c'è un regista che è diventato famoso con un genere specifico o per certe caratteristiche di stile, io gli propongo qualcosa che sia completamente all'opposto di quello cui finora era abituato. Questo permette di esplorare nuovi campi e aprire inedite possibilità. La cosa più importante per la Madhouse è non riposare sugli allori e continuare sempre a porsi delle nuove sfide.
La Madhouse è uno studio molto prolifico che, soprattutto nel campo delle serie animate, ha prodotto un gran numero di opere molto diverse tra loro, appartenenti ai generi più svariati. Secondo lei si può trovare un tratto distintivo, una specie di marchio di fabbrica, che identifica a colpo d'occhio lo stile della Madhouse?
Masao Maruyama: Il marchio di fabbrica della Madhouse sta proprio nel non avere un marchio di fabbrica ben definito. La nostra sfida è cercare sempre di innovarci e di superare noi stessi. È una sfida, ma è anche un divertimento, perché cambiare di continuo e sperimentare nuove direzioni ci consente di non annoiarci mai.
Lo studio Madhouse è legato da un rapporto particolare con il maestro Osamu Tezuka, come dimostra anche il film Unico presentato in questa rassegna, tratto da un suo manga. L'influenza di Tezuka si sente anche nei lavori più recenti dello studio, come Metropolis di Rintaro. Cosa è rimasto dello spirito di questo grande autore nella Madhouse?
Masao Maruyama: Io vengo dalla Mushi Production, che è la casa fondata da Osamu Tezuka, e sono stato un suo stretto collaboratore. Il mio know-how viene direttamente dalle mani del maestro, verso cui tutta la Madhouse nutre un grande rispetto. La grande eredità di Tezuka nella Madhouse è proprio la continua ricerca di nuovi temi e di nuovi stili. Basta pensare alla sterminata produzione del maestro, che spazia dal campo dei robot con Astro Boy ai manga per ragazze con La principessa Zaffiro, dalle produzioni per bambini con protagonisti animali come Kimba - il leone bianco, ai generi per adulti come i thriller, fino all'opera principale della sua vita, L'Uccello di Fuoco, che ha per tema l'universo stesso. Tezuka è stato l'autore che ha rivoluzionato il fumetto nipponico, infatti in Giappone è soprannominato "il dio del manga", perché ha introdotto cultura e valori in una produzione che prima era solo di intrattenimento. Inoltre è colui cha ha dato vita agli anime, realizzando per la prima volta una serie animata settimanale con Astro Boy . Lui non si contentava di descrivere un mondo ma cercava sempre qualcos'altro, e questo credo sia quello che la Madhouse deve continuare a fare. Inoltre si affidava molto ai giovani autori, cosa che anche noi puntiamo molto. In realtà Osamu Tezuka continua anche oggi a fornire nuovo materiale per la Madhouse: pensiamo ad esempio a Metropolis, diretto dal suo allievo Rintaro e scritto da Katsuhiro Otomo, che nutre un grandissimo rispetto per il maestro. Nel campo del manga, invece, Urasawa Naoki sta lavorando a Pluto, che si basa su Astro Boy. In questo modo il suo lavoro continua a vivere anche ai giorni nostri.
Negli ultimi anni la Madhouse sta attivando rapporti di collaborazione con studi di animazione americani, ed è stata coinvolta in progetti come Animatrix, Highlander, e Batman: Gotham Knight, e ultimamente anche con la Disney, per cui ha realizzato una serie tratta dal film Lilo & Stitch e trasmessa in Giappone. Da cosa nasce quest'interesse per la produzione degli Stati Uniti?
Masao Maruyama: Madhouse è aperta a collaborazioni con tutto il mondo, quindi siamo disponibili a collaborare a progetti interessanti che non provengono necessariamente dagli Stati Uniti. Ad esempio, oltre alla collaborazione con la Cina di cui si parlava prima, adesso stiamo coproducendo con la Francia Yona Yona Penguin. Si tratta di un progetto molto ambizioso, è il nostro primo lavoro interamente in 3D diretto dal famoso regista Rintaro . Una delle caratteristiche della Madhouse è proprio la sua completa apertura, anche verso l'estero.