L'amore eterno ai tempi della Belle Epoque
Léa de Lonval arriva dalle pagine frizzanti e pruriginose della celebre Colette, ed è una cortigiana di grande fama nella Parigi della Belle Epoque. Ormai in piena mezza età, benché ancora bellissima, inizia a pensare di ritirarsi dagli affari: è proprio allora che una ex collega, preoccupata per gli eccessi del figlio diciannovenne, lo affida alle cure della sua splendida madrina. Conquistata dalla gioventù, dall'intelligenza e dall'impertinenza del ragazzo, che deve proprio a lei il suo soprannome "chéri", Léa finirà per tenerlo al proprio fianco, e nel proprio letto, per sei anni. Fino a che la madre non trova una ricca fanciulla da dargli in sposa.
Stephen Frears ritrova Michelle Pfeiffer, da lui diretta nel popolarissimo Le relazioni pericolose oltre vent'anni fa, e le regala uno dei ruoli più cospicui e interessanti di questa fase della sua carriera: perché, sebbene il titolo faccia riferimento al giovane amato, in realtà il cuore dell'opera è decisamente la matura cortigiana, una donna che ha dedicato tutta la sua vita al piacere e lo sfarzo, e che trova il grande amore tragicamente troppo tardi. Tratto dai due brevi romanzi che Colette ha dedicato a questi personaggi, Chéri segue il loro doloroso percorso e, in maniera lineare ma certamente non convenzionale, li conduce alla realizzazione dell'inevitabilità della loro separazione e della loro infelicità. La ricostruzione scenografica è accurata ma mai troppo carica di opulenza e di dettagli, quasi a sottolineare la leggerezza con cui Frears racconta la vicenda; e la stessa miracolosa essenzialità eloquente caratterizza, come sempre, d'altronde, le musiche che portano la firma di Alexandre Desplat.
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3.0/5