La vita che gira, come non ti aspetti, tra il Mandrione e la Casilina Vecchia. In mezzo alla strada, uno di quei pini di Roma che, come cantava Venditti, "La vita non li spezza". Scorcio unico, scenografico, romantico nella sua sfumatura tipicamente romana. Più su, la storia comune di due ragazze normali, senza mistificazione alcuna, ma invece proiettate verso un'esistenza da consumare e bruciare, oltre il nero di una tristezza, a tratti, generazionale. Da qui parte lo spunto de L'albero, opera prima di Sara Petraglia, presentata in anteprima alla Festa del Cinema di Roma.
Tecla Insola è allora Bianca, 23 anni, con l'Università da frequentare, senza però troppa voglia. Con lei, a condividere un appartamento del Pigneto, Angelica, con il volto di Carlotta Gamba. Vivono insieme, a metà tra amore, amicizia e dipendenza. Dipendenza affettiva, e dipendenza dalla cocaina. "Un film che parte da un sentimento di nostalgia", spiega Sara Petraglia "Un tentativo di elaborare qualcosa di vissuto. Dopo averlo scritto, però, ho capito che poteva esserci un messaggio che potesse parlare anche ad altri".
L'albero: video intervista a Sara Petraglia, Tecla Insola, Carlotta Gamba
Al centro del film, appunto, quel pino tanto cercato dalla regista: "Il film è nato con l'idea di cercare questo albero al Pigneto. Abbiamo fatto un grande lavoro di scouting per trovare la casa giusta da cui si vedeva. Un quartiere pieno di pini ma senza la finestra giusta. Quando abbiamo trovato questa casa sulla Casilina è stato un un sogno perché finalmente si vedeva proprio quel pino lì dalla finestra", spiega Sara Petraglia.
L'albero, ambientato idealmente intorno al 2010, non lo considereremo un film generazionale, piuttosto è la fotografia instantanea di un momento vissuto da due ragazze. "Posso dire di aver cercato di comprendere la storia di queste due persone che vivono, sì, in una società non molto lontana dalla mia, con un'età diversa dalla mia, con una provenienza, un vissuto diverso dal mio", dice Tecla Insolia durante la nostra intervista. "Credo che il mestiere dell'attore, nel mio immaginario, funziona così: attraversare l'empatia di una cosa che è lontana e allo stesso tempo vicina da te".
Per Carlotta Gamba, invece, "Penso che l'attore sia parte di un meccanismo. E vieni inserito dentro per far sì che poi tutto sembri consequenziale e organico. Ovviamente certe cose le lasciamo alla magia del cinema. Il mio lavoro è stato molto specifico su questo personaggio, Angelica. Devo ammettere di non aver pensato tanto al momento storico che loro due vivono. Ho lavorato più sul personaggio".
Tra solitudine e dipendenza affettiva
La protagonista de L'Albero potrebbe essere la solitudine. La dipendenza che poi accompagna il film, in verità, è una dipendenza affettiva, forse emotiva verso un'idea più che una persona. Uno spunto su cui riflette Tecla Insolia: "Per Bianca non c'è una idealizzazione del personaggio di Angelia, come in realtà potevo immaginare le prime volte che affrontavo la sceneggiatura. Insomma, qui c'è un disinteresse dalla realtà, ma allo stesso tempo una consapevolezza. Bianca si muove sulla consapevolezza che quello che sta vivendo, che sta vivendo con Angelica, e che sta vivendo con la cocaina e con la sua dipendenza, finirà, probabilmente. Ed è una cosa che rifiuta e che non vuole perché questo le basta. Anche se poi ad un certo punto arriva un momento nella vita dove le cose ti vengono sbattute in faccia e vanno affrontate. Nel senso, questo film non ha una morale ben precisa. E a me emoziona proprio perché è la storia di due persone che si amano e che potrebbero stare insieme ma che si distruggono".