L'alba dello zombi italico
E' il 1979 l'anno in cui il regista Lucio Fulci, nome noto del cinema popolare italiano, dà una sterzata inequivocabile alla sua carriera cinematografica costituita soprattutto di commedie (l'unica incursione precedente nel cinema del soprannaturale era del 1977 con il buon thriller Sette note in nero) e si immerge nell'horror più grandguinolesco, genere che lo renderà celebre ed apprezzato in Italia come all'estero. Nato sulla scia del successo riscosso dallo Zombi di Romero e voluto fortemente dai produttori italiani Fabrizio De Angelis e Ugo Tucci, Zombi 2 ne è un'interessante estremizzazione, un po' eccessiva ed ostentata quanto convincente in senso assoluto, per capacità di elevarsi a prototipo di un certo horror nostrano morboso e truculento, equidistante sia dalla ricercatezza barocca di un Dario Argento che dallo sperimentalismo autoriale e dalla carica sovversiva del maestro Mario Bava.
Il film racconta di un'epidemia di morti viventi partita da una misteriosa imbarcazione, apparentemente abbandonata, sulle rive dell'Hudson. Mentre un poliziotto contagiato verrà portato all'obitorio di New York, Ann Bowles (Tisa Farrow) raggiunge la nave per avere notizie riguardo al padre, uno studioso scomparso misteriosamente, e qui viene sorpresa dal reporter Peter West (Ian McCulloch), in cerca di informazioni più convincenti di quelle ufficialmente diramate dalla polizia. Insieme partiranno insieme a una coppia di sub per Matul, isola delle Antille, alla ricerca del padre di Tisa, ma troveranno l'isola infestata dagli zombi.
Horror dalla rimarcata componente splatter e dai pochi fronzoli, che rifiuta per definizione l'esercizio intellettuale della ricerca di sottotesti contenutistici ex-post, il film di Fulci è nato e rimane un piacevole film di genere (con un eccellente finale che rimane impresso) incentrato sulle efferratezze e gli eccessi gore, ma può vantarsi di resistere alla grande all'usura del tempo, ponendosi anche al di fuori dell'angusto e francamente sempre più stucchevole fenomeno della rivalutazione critica-acritica o del culto da fanzine, in virtù di una genuinità e di un mestiere mai così bene espressi dal regista e in generale dal ruspante cinema di genere italiano, in gran spolvero in quegli anni.
E' probabile che tale personale affermazione sia discutibile e potenziale materia di infiniti dibattiti con i cultori più ricercati del genere. Lungi dal volere rientrare in una disputa parossistica, a colpi di titoli improbabili su quale sia stato il miglior prodotto uscito dal fiorente horror italiano, o dalla produzione del regista romano, è certo che in Zombi 2 Fulci, insieme all'abile sceneggiatore Dardano Sacchetti e ad Elisa Briganti, ha il merito almeno cronologico di fornire una dimostrazione pura delle potenzialità del cinema exploitation, riuscendo, sempre nel pieno rispetto dello spettatore, a non rendere mai irritanti i limiti evidenti di molto cinema analogo: gli umorismi involontari, le sgrammaticature e alcune superficialità nella messa in scena e nella recitazione. Difetti evidenti che nei migliori prodotti hanno finito paradossalmente per rappresentare un reale punto di forza, in virtù di una sorta di presa di distanza dal confezionamento superprofessionale di molto cinema alla cui cura maniacale veniva sostituita un'autoironica sospensione della verosimiglianza narrativa, generando un elevato grado di empatia tra fruitori e realizzatori delle pellicole, spesso animati dal medesimo spirito giocoso e sperimentale che tanto ha animato una produzione centrata sull'artigianalità, le scarse risorse produttive e l'ottima padronanza tecnica degli strumenti del cinema a tutto tondo.