Tutto è pronto per il Giorno del Ringraziamento e le famiglie sono prossime a riunirsi per celebrare quella festività, così sentita in terra americana. La giovane Justine è però alle prese con problemi economici e decide di trascorrere quel fine settimana al campus in compagnia della sua compagna di stanza Nicole, ma anche questa parte all'ultimo minuto lasciandola sola, tolta la presenza rassicurante del vigilante che controlla l'istituto.
Come vi raccontiamo nella recensione di Kristy, Justine si reca una sera a far la spesa in una vicina stazione di servizio e viene avvicinata da una coetanea incappucciata, Violet, che inizia a farle degli apprezzamenti inquietanti per poi poco dopo inseguirla a bordo della sua auto, con l'apparente scopo di provocare un incidente. Riuscita a far ritorno al campus sana e salva, la protagonista scoprirà di essere finita nel mirino di una folle setta, intenzionata a darle la caccia per tutta la notte e a filmare il suo omicidio per poi diffonderlo sulla rete.
Che la caccia abbia inizio
Una ragazza che si ritrova imprigionata suo malgrado tra le mura di un istituto e potenziale vittima di una caccia mortale da parte di un gruppo di psicopatici: non brilla certo per originalità la base narrativa di Kristy, rifacentisi per l'appunto a una situazione di pericolo archetipica del cinema tensivo. E la sceneggiatura non è che faccia molto per distinguersi, con un paio di spunti qua e là a tentare di variare il plot centrale e aprire al contempo le porte ad ipotetici sequel e spin/off, poi mai realizzati. Stiamo infatti parlando di un titolo del 2014 che, ad oggi, non ha ancora avuto prosieguo e probabilmente non lo avrà mai a questo punto.
Le vie dell'orrore
Ciò nonostante nell'ora e mezzo, scarsa, di visione non tutto è da buttare e soprattutto la magnetica performance della protagonista Haley Bennett - vista recentemente in versione canterina nel sottovalutato musical Cyrano (2021) - è di quelle che lasciano il segno, soprattutto quando il personaggio prende pienamente coscienza del pasticciaccio in cui si trova e passa da preda a vendicatrice, pronta a tutto pur di farla pagare ai suoi aguzzini. Colpi di scena ridotti all'osso data l'elementarità della trama, che va da un punto A a un punto B senza eccessivi sussulti e il pericolo che si diffonde in rete, laddove si instaurano riferimenti a fanatismi e all'ossessione per il numero di visualizzazioni, caratterizzano un impianto semplice e intuitivo, l'ideale per la serrata resa dei conti avvenente all'interno del plesso scolastico.
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Plesso scolastico che ripercorre tutti i luoghi simbolo di un suddetto immaginario, dalla piscina alle docce fino al seminterrato, con i lunghi corridoi dove si inframezzano le stanze degli studenti quali claustrofobici cunicoli nei quale dare il via a questa fuga disperata. Il regista Oliver Blackburn risolleva una sceneggiatura derivativa con una notevole dose di tensione, con un crescendo che si sviluppa progressivamente con lo scorrere dei minuti e l'entrata in scena di nuovi personaggi o il ritorno di altri già visti, nel tentativo di sviare parzialmente le carte fino all'effettiva quadratura del cerchio. Kristy paga la sua essenza fortemente derivativa ma si rivela un'operazione leggera e godibile alla quale, chiudendo un occhio sui reiterati déjà vu, il pubblico di appassionati del cinema horror può concedere una visione senza il timore di aver sprecato ottanta minuti della propria vita.
Conclusioni
Rimasta da sola al campus durante il Giorno del Ringraziamento, la giovane Justine finisce nel mirino di una banda di psicopatici che intendono ucciderla proprio tra le mura dell'istituto, dando il via ad un diabolico gioco del gatto col topo in una notte senza fine. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Kristy, ci troviamo davanti a un horror derivativo nella sua trama basilare ma discretamente divertente se approcciato senza troppe pretese. La sceneggiatura come detto non brilla ma una regia tensiva al punto giusto, richiami a un saldo cinema di genere e l'ottima performance della protagonista Haley Bennett permettono di chiudere un occhio sulle suddette falle narrative.
Perché ci piace
- Haley Bennett tosta e convincente nelle vesti di combattiva protagonista.
- Buona gestione della tensione e delle dinamiche di genere.
Cosa non va
- La sceneggiatura è vista e rivista.