Kostas, la recensione: e se la serie con Stefano Fresi fosse il nuovo Montalbano?

Palomar e Rai adattano i romanzi di Petros Markaris con protagonista un commissario sardonico e irriverente: il risultato non convince appieno, ma Stefano Fresi salva la fiction. Su Rai1 in quattro serate.

Stefano Fresi è Kostas Charitos

C'è un nuovo detective in città. Potremmo presentare così Kostas, la nuova fiction di Rai 1 in quattro serate (e in boxset su RaiPlay) con Stefano Fresi, Francesca Inaudi, Blu Yoshimi, Marco Palvetti, Massimo Mesciulam, Maria Chiara Centorami, Giulio Tropea, oltre a Michele Rosiello e Luigi Di Fiore. Producono Palomar in collaborazione con Rai Fiction quello che è stato definito "Il Montalbano Greco", e tratto dalle pagine dei romanzi di successo di Petros Markaris. Un nuovo procedurale a cui appassionarsi. Anche grazie all'apertura europea probabilmente vuole provare a raccogliere anche un target più giovane, nonostante la sfida sia complicata.

Adattare è anche tradire

Kostas Stefano Fresi In Una Scena
Stefano Fresi è Kostas Charitos

La fiction è scritta da Salvatore De Mola, Pier Paolo Piciarelli, Michela Straniero con la collaborazione di Valentina Alferj ed è diretta da Milena Cocozza. Viene richiesta una buona sospensione dell'incredulità da parte del pubblico, lettori o meno del materiale cartaceo originario. Questo perché la produzione ha deciso di ambientare e girare interamente la serie ad Atene, quindi il luogo del racconto sui libri. Una scelta interessante ma che lascia perplessi, a differenza ad esempio della Petra Delicado (divenuta Delicato), creata dalla scrittrice spagnola Alicia Giménez-Bartlett e interpretata da Paola Cortellesi, che nel diventare una serie tv (o dovremmo più correttamente dire una serie di mini-film), passa da Barcellona a Genova, una città solitamente non presente nell'audiovisivo. Qui la fedeltà al materiale originario cozza con il parlare in italiano da parte di tutti i personaggi principali, senza che nessuno se ne sorprenda, pur muovendosi tra didascalie in greco e mangiando ovviamente cibo locale.

Kostas Blue Yoshimi Francesca Inaudi Scena Serie
Le donne della vita del protagonista: la moglie Adriana e la figlia Caterina

La seconda scelta che lascia perplessi è il trasferire il racconto dagli originari anni '90 al 2009). Una decisione anacronistica, poiché propone un passato troppo recente nonostante ci siano stati parecchi cambiamenti soprattutto a livello tecnologico (vedi smartphone e social media). Proprio la tecnologia è qualcosa a cui il protagonista non è avvezzo, preferendole i vocabolari (italiani) per i quali ha una passione smodata, soprattutto per nuove parole di cui scoprire il significato, che guidano la narrazione per immagini. Perché non trovare una città italiana che potesse essere un corrispettivo adeguato per la capitale greca e perché non utilizzare a questo punto gli anni '90, molto in voga oggigiorno?

Kostas, un commissario ad Atene

Kostas Scena Palvetti Sebasti
Marco Palvetti è il vice di Kostas, a cui sfugge sempre qualche dettaglio

Se si riesce a soprassedere ai cambiamenti spazio-temporali scelti per passare da un medium all'altro, allora questa serie potrebbe intrattenervi in modo piacevole. Quello di Stefano Fresi è un Kostas Charitos ruvido e sagace, sardonico e intuitivo, attento ai dettagli che sfuggono agli altri poliziotti (soprattutto il povero vice interpretato da Marco Palvetti): raccoglie bene l'eredità letteraria portando il proprio carisma e la propria ironia. Potrebbe essere proprio lui a salvare la fiction, creando quel cortocircuito narrativo da accettare per poter godere appieno dello show. Accanto a lui Francesca Inaudi nei panni della moglie Adriana, casalinga ex lavoratrice a cui pesa il bilancio familiare per il quale si ritrova a bisticciare spesso col marito, così come per il cibo preoccupandosi della sua salute.

Le altre due "relazioni" più importanti della sua vita sono quella con la figlia Caterina (Blu Yoshimi, è sempre un piacere ritrovarla), per la quale stravede e proprio per questo non vuole vederla neanche lontanamente vicino ad un fidanzato, mentre si concentra sugli studi in giurisprudenza; e quella con Ghikas, il suo superiore col quale non ha peli sulla lingua ma da cui riceve grande stima per la capacità di chiudere i casi che gli vengono assegnati. Sono proprio questi continui battibecchi a mantenere vivo il ritmo della serie, sul quale però pesa la durata classica delle serie Rai (più di un'ora).

Una fiction Rai tra Oriente e Occidente

C'è un aspetto però che avvicina Kostas ai nostri lidi, non solo a livello geografico. Il contesto sociale del Mediterraneo è protagonista dei casi di cui si occupa il capo della Sezione Omicidi della Polizia di Atene, una città che come Roma è sospesa tra antico e contemporaneo. Sono infatti le indagini che vedono coinvolti soprattutto immigrati clandestini ed ex spie, oltre ad imprenditori ambigui e cronisti troppo curiosi, a riempire le puntate. Aspetti e temi che rimandano immediatamente all'oggi, tra integrazione e convivenza "forzata" tra culture diverse, e che contribuiscono insieme alla scelta dell'attore protagonista a salvare la serie per poterla finalmente collegare ai giorni nostri, almeno a livello intellettuale.

Kostas Scena Beatrice Schiros
Una giornalista ficcanaso che dà del filo da torcere al commissario

La capitale greca è un personaggio che vive e respira con gli altri protagonisti, plasmandone la quotidianità e le scelte, ma soffocata dal caos e forse dal peso della propria storia, anche politica. Elemento nel quale si inserisce l'ultimo rapporto fondamentale per la formazione di Charitos: il dispotico padre Stefanos, poliziotto all'epoca della dittatura dei colonnelli e spettatore passivo degli interrogatori e delle violenze inflitti agli oppositori del regime. L'uomo ora vive in una casa di riposo e dal suo torbido passato conoscerà Lambros, un vecchio rivoluzionario comunista che si offrirà di aiutare il commissario nelle sue indagini.

Conclusioni

Come spiegato nella recensione, Kostas parte da un presupposto spazio-temporale difficilmente accettabile oggi ma riesce a salvarsi grazie alla simpatia e al carisma di Stefano Fresi come interprete scelto per il commissario Charistos nato dalla penna di Petros Markaris. Altro elemento salvifico è l’attualità dei casi che deve affrontare, che rimandano ai temi dell’immigrazione, dell’imprenditoria abusiva e dell’etica giornalistica, uniti al passato sociopolitico di Atene. Il resto del cast gira tutt’intorno a lui, forse un po’ troppo, ma ha comunque modo di evolversi nel corso delle puntate.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.2/5

Perché ci piace

  • Stefano Fresi funziona come Kostas.
  • Francesca Inaudi e il rapporto della sua Adriana col protagonista (anche se inizialmente retrogrado).
  • L’attualità delle indagini che deve affrontare il commissario.
  • Atene è un personaggio vero e proprio…

Cosa non va

  • …ma non possiamo fare a meno di chiederci come sarebbe stata la fiction se ambientata in Italia.
  • Anche la scelta temporale del 2009 lascia un po’ perplessi perché né troppo vecchia né troppo recente.
  • La struttura e il ritmo delle puntate risentono della narrazione tipica Rai.