Se vi state domandando che fine abbia fatto la seconda stagione dell'apprezzata Hellbound (leggi la recensione), la risposta potrebbe essere legata alla fittissima agenda d'impegni creativi di Yeon Sang-ho. L'infaticabile filmmaker sudcoreano è forse tra i più prolifici ed efficienti creativi con cui Netflix abbia mai collaborato negli ultimi anni, dietro al successo della già citata Hellbound ma anche regista e ideatore della riuscita Eredità Sepolta (leggi la recensione).
Non pago di esplorare generi sempre differenti tra cinema, fumetto e serialità, l'autore coreano ha deciso di sviluppare per la piattaforma uno spin-off originale del manga - e dell'anime - di culto Kiseiju (potreste conoscerlo come Parasyte), dando priorità al progetto e mettendo momentaneamente in pausa il ritorno di Hellbound. Per quanto dispiaciuti del posticipo, bisogna però ammettere che Kiseiju - The Grey è una serie davvero piacevole ed efficace che rende omaggio all'immenso lavoro concettuale del mangaka Hitoshi Iwaaki, spostando l'azione fuori dal Giappone e inventando un racconto in grado di muoversi senza problemi sulle proprie gambe.
Caccia ai parassiti
Uno degli elementi positivi della serie è che può essere guardata e apprezzata anche senza aver letto il manga originale o averne visto la trasposizione animata (ed esistono anche due evitabili film della Toho). Pur essendo ambienta nello stesso universo, Kiseiju - La zona grigia non condivide le dinamiche narrative del racconto di Iwaaki pur sfruttandone l'intuitiva ibridazione tra generi, dalla sci-fi al body-horror con l'inedita aggiunta del mistery-thriller, che Sang-ho apprezza a utilizza molto spesso. Di base l'incipit è identico: una razza aliena parassitaria arriva sulla Terra con l'obiettivo di nutrirsi degli esseri umani occupando il corpo di un ospite per nascondersi alla luce del sole. Il parassita entra in forma larvale nel corpo della vittima, ne mangia il cervello e lo possiede, sfruttandolo per sopravvivere. Questi alieni sono riconoscibili dalla peculiare trasformazione: le teste degli ospiti si aprono e diventano degli esseri terrificanti con occhi, tentacoli e lame.
La coscienza della vittima scompare del tutto, o almeno così dovrebbe capitare solitamente, ma nel caso della protagonista Jeong Su-in (Jeon So-nee) le cose vanno diversamente e il parassita non riesce a prenderne il totale possesso, potendo annichilirne la coscienza soltanto in casi di estremo pericolo e per 15 minuti. Rispetto al Giappone, però, in Corea è stato possibile registrare e testimoniare la presenza di questi esseri, nascondendo la verità all'opinione pubblica ma studiando un piano di soppressione dei parassiti. È il Team Grey guidato dall'entusiasta Choi Jun-kyung (Lee Jung-hyun) ad occuparsi della caccia e della ricerca sugli alieni, collaborando con la polizia della città di Namil per impedire ai parassiti di organizzarsi e cibarsi della razza umana.
Kiseiju - La zona grigia, una vera sorpresa
Tra importanti domande esistenziali, svolte inaspettate e un parterre di co-protagonisti decisamente convincente - su tutti Koo Kyo-hwan nei panni del piccolo gangster Seol Kang-woo -, Kiseiju - La zona grigia è un'ottima aggiunta al mondo di Parasyte. Il progetto espande la visione di Iwaaki andando oltre l'elemento liceale e adolescenziale del manga, guardando invece ai feticci artistici e stilistici dell'autore, specie in termini di scrittura, dove ad esempio l'elemento investigativo è preponderante insieme a quello religioso, di creazione ed esplorazione di un culto (come in Hellbound o in Peninsula). Le atmosfere tratteggiano quelle delle altre opere del regista, tese e cupe senza mai sfociare nel dark assoluto, sorrette magnificamente bene da un comparto cinematografico sorprendente, soprattutto in riferimento ai virtuosismi della fotografia, dei movimenti macchina, dei punti ripresa in chiave d'azione, dove lo show sfrutta droni e piani sequenza per dare dinamicità e contenuto alle scene. C'è vigore e inventiva, nella serie, la voglia di creare un prodotto che sappia intrattenere con grinta e qualità rispettando anche il core del manga di culto, il cui quesito essenziale riguarda il senso stesso del parassitismo, fisico o sociale, per razza o scopo.
Il lavoro è ben integrato dalle interpretazioni del cast, al netto di qualche momento in overacting della Jung-hyun (alla fine del primo episodio) comunque scusabili a fronte dell'entità del suo personaggio, della sua missione, del suo dramma. Un prodotto che spalma con grande lungimiranza e precisione rivelazioni e momenti topici della serie lungo tutto il percorso narrativo, senza affaticarne la riuscita e bilanciando in questo modo solidità e impatto dei singoli episodi. Il problema principale risiede forse nel quasi totale distacco da Kiseiju e dai suoi personaggi, ma di fatto Kiseiju - La zona grigia è uno spin-off appassionante e degno di nota.
Conclusioni
Un gradita sorpresa, Kiseiju - La zona grigia, che espande e fortifica l'universo narrativo del manga e dell'anime di culto. Come detto in recensione, lo show creato e diretto da Yeon Sang-ho sfrutta una strutturata ibridazione di genere tra fantascienza, body horror e mistery-thriller spostando l'azione dal Giappone alla Corea, esibendosi in sequenza d'azione ben elaborate per tecnica e contenuto e arricchendo l'intreccio con domande e momenti esistenziali pertinenti. Davvero riuscita.
Perché ci piace
- La regia di Yeon Sang-ho.
- Il modo in cui espande e al contempo rispetta l'universo narrativo originale.
- I virtuosismi tecnici nelle sequenze d'azione.
- Le interpretazioni del cast...
Cosa non va
- ... Al netto di piccoli momenti in overacting dovuti alla caratterizzazione dei personaggi.
- Qualche piccolo problema CGI nei combattimenti tra parassiti.