Kingsman - Secret Service: tra 007, Kick-Ass e My fair lady, la parodia dello spy movie è servita

Agente segreto e gentiluomo, Colin Firth è il protagonista di Kingsman - Secret Service: una dissacrante parodia degli spy movies diretta da Matthew Vaughn, che omaggia James Bond e tutti i riferimenti del genere, riletti in chiave umoristica e ultrapop.

"This is not that kind of movie". Questo non è quel tipo di film. Lo vanno ripetendo a turno uno dopo l'altro tutti i personaggi durante il film. Ma allora, che tipo di film è Kingsman: Secret Service? Azzardiamo noi: un action movie che si ispira ai vecchi film di James Bond, magari quelli con Roger Moore, più ironici e meno machisti, di quelli con i cattivi più pittoreschi e megalomani, riletto però in chiave molto umoristica e ultrapop. E condito dalla follia dissacrante e da un pizzico di ultraviolenza che sono un po' il marchio di fabbrica del regista Matthew Vaughn.

In effetti alla stessa domanda, Colin Firth ha semplicemente risposto: "Well, it's a Matthew Vaughn movie". Al di là del british sarcasm, in effetti la risposta è meno evasiva di quanto non sembri, visto che la violenza iperstilizzata, le scene di combattimento pirotecniche, musicate e coloratissime, appartengono già in un certo senso al registro del giovane regista inglese e ne caratterizzano lo stile. James Bond dunque ma anche un po' Kick-Ass.

L'importanza di essere un gentleman

Kingsman: Secret service, Colin Firth in un'immagine tratta dal film
Kingsman: Secret service, Colin Firth in un'immagine tratta dal film

Diciamo che, oltre a Bond, il cinema e la tv inglesi sono pieni di surrogati della spia con licenza di uccidere, altrettanto popolari e stilizzati, e il film in fondo è un omaggio e nello stesso tempo una parodia giocosa e divertente del genere spy movie e di tutti gli elementi e i personaggi che lo hanno reso celebre diventando parte integrante di una vera e propria cultura popolare. Per cui abbiamo il protagonista Harry Hart (Colin Firth) che porta gli occhiali come Harry Palmer, la celebre spia creata da Len Deighton e interpretata al cinema negli anni '60 da Michael Caine, nonché un ombrello assolutamente letale, come quello di John Steed, protagonista della serie cult Agente speciale interpretato da Patrick Macnee. Un sapore squisitamente vintage insomma, ma intriso di moderna cultura pop: si apre con Money for Nothing dei Dire Straits e si chiude con Slave to Love di Brian Ferry. Lo stile rap del giovane protagonista (ma anche e del supervillain Valentine) a confronto con l'eleganza e lo stile old fashioned dei Kingsman, che dell'essere gentlemen fanno il proprio motto, e di cosa vuole dire essere gentleman ("essere a proprio agio nella propria pelle") il loro mantra. Aiutati ovviamente dal "potere di un abito su misura".

L'educazione allo stile

Kingsman: Secret service, Taron Egerton con Samuel L. Jackson e Colin Firth in una scena del film
Kingsman: Secret service, Taron Egerton con Samuel L. Jackson e Colin Firth in una scena del film

I Kingsman sono una segretissima società di spie al servizio del mondo, i cui antenati hanno cominciato come sarti che vestivano i potenti della terra. Vestono su misura (l'ingresso segreto della loro base è in una sartoria), sono accessoriati con aggeggi letali quanto stilosissimi come penne e accendini, non rifiutano mai un whiskey di malto o una buona pinta di Guinnes. I loro nomi in codice sono quelli dei cavalieri della tavola rotonda.

Britishness allo stato puro insomma. Tratto dalla graphic novel di Mark Millar e Dave Gibbons (il primo autore anche del fumetto di Kick-Ass), racconta la storia dell'educazione allo stile e ai valori dei Kingsman del giovane sbandato Gary Price (Taron Egerton) da parte del veterano Hart che lo addestra a diventare un agente segreto. Una sorta di My Fair Lady in salsa action. Con il supercattivo Valentine (Samuel L. Jackson) che vuole controllare il mondo attraverso le sim card di ipad e smarthpone: divertissement sul genere si, ma anche aspri riferimenti alla realtà contemporanea all'insegna della connessione a oltranza, con gli uomini ridotti a zombie con la testa sempre china sui loro telefonini e tablet (e i riferimenti agli zombie movies nel finale non mancano).

Kingsman: Secret service, Colin Firth in una scena del film
Kingsman: Secret service, Colin Firth in una scena del film

Gentiluomini si diventa

Divertente e dissacrante, anche se un po' discontinuo, alterna momenti riusciti a qualche fase meno brillante; da urlo la scagnozza del cattivo Gazelle, con le lame al posto delle protesi (degna dei migliori 007), mentre la caratterizzazione del villain di Samuel L. Jackson è meno riuscita (ma perde sicuramente nel doppiaggio). Il film regala anche Colin Firth in un inedito ruolo action di spia e gentiluomo. Sull'eleganza non c'erano dubbi, ma il compassato attore inglese se la cava bene anche in veste di picchiatore e acrobata grazie ad un training a quanto pare durissimo. Rispetto al tono dissacratorio, forse l'elemento più interessante sta proprio nel fatto di mescolare per una volta in maniera contraddittoria l'ambiente elitario dell'establishment, nel quale siamo stati sempre abituati a vedere muoversi le spie, con quello popolare della working class inglese: i Kingsman potrebbero appartenere alla House of Lords e quindi alla classe dirigente, ma non tutto è come sembra (Michael Caine tradisce le sua vera origine nella scena finale che si perde anche questa nel doppiaggio), e l'eroe alla fine è un bulletto di periferia che gentiluomo non nasce ma ci diventa.

Kingsman: Secret service, Taron Egerton con Michael Caine in una scena del film
Kingsman: Secret service, Taron Egerton con Michael Caine in una scena del film

E alla faccia della classe dirigente, e il popolo che alla fine fa festa con le teste dei potenti che esplodono in un tripudio di fuochi d'artificio, e proprio come gli 007 di Roger Moore si finisce tra le lenzuola. Con del sesso anale (sic!). Come a ricordarci: "Ehi! non è un film di James Bond se non l'aveste ancora capito". Perché a questo proprio Bond non ci era mai arrivato, e se lo faceva aveva il buon gusto di non dircelo.

Movieplayer.it

3.5/5