È agosto, il sole splende alto nel cielo, e noi siamo di nuovo qui a parlarvi della più recente hit di Netflix in questa recensione del finale di King The Land - Un Sorriso Sincero.
L'ultima volta che avevamo toccato l'argomento, avevamo visionato solamente i primi 6 episodi della serie, con uno scarto di dieci nuove puntate che sono ora finalmente disponibili sulla piattaforma per la visione.
Nel frattempo, lo show con protagonisti Lee Jun-ho (2PM) e YoonA (Girls' Generation) ha catturato sempre più l'attenzione degli spettatori, rimanendo nei posti più alti delle classifiche di visualizzazione e gradimento, fino all'ultimo episodio uscito domenica 6 agosto.
Ma qual è il nostro verdetto sul k-drama che sta spopolando un po' ovunque?
Hermés!
Dopo sedici episodi, possiamo dire che senza dubbio King the Land - Un sorriso sincero riesce nella sua funzione primaria di intrattenere, e nel farlo porta a termine anche l'importante missione secondaria - ma non troppo - di farvi davvero affezionare ai suoi protagonisti. Tuttavia, non è sempre irreprensibile, vuoi che si tratti della scrittura un po' pigra o di scelte registiche meno ispirate e più tendenti alla spettacolarizzazione, e spesso oscilla tra il "troppo" o "troppo poco" in svariati aspetti.
La forza del k-drama, come avevamo osservato anche in precedenza, risiede nel suo protagonista maschile, Lee Jun-ho, e in gran parte anche nei personaggi e nelle trame secondarie. È facile, infatti, restare maggiormente coinvolti dalle vicende familiari di Da-eul (Kim Ga-eun) e della sua sagace figlioletta alle prese con un marito e padre fannullone, o della sfortunata Pyung-hwa (Go Won-hee), che deve avere a che fare con dei terribili colleghi, e il cui lavoro sarebbe davvero più una tortura che altro, se non fosse per il galante Ro-on (Kim Jae-won), che dal romance principale dello show.
Questo, soprattutto negli ultimi episodi, finisce per passare quasi in secondo piano - per quanto in secondo piano possa passare la relazione su cui si basa una serie romantica - e lo spettatore è portato più a chiedersi cosa ne sarà, ad esempio, del piccolo Ji-hu, che a chiedersi quando arriverà la fatidica proposta (evento nemmeno considerabile spoiler, in tutta franchezza).
Son dunque i momenti corali, e quelli che passiamo in compagnia dei personaggi "di contorno", quelli meglio riusciti e realizzati forse con più naturalezza e meno artificiosità, e capaci di generare un sorriso genuino sul volto di chi guarda.
Troppi cliché?
Ciò, comunque, non vuol necessariamente dire che la coppia principale non funzioni, o che non ci si riesca ad appassionare anche alle loro di vicende. Sebbene non sia così visibile la scintilla che si può riscontrare in altri casi tra i due interpreti (come magari invece accadeva, per riprendere i protagonisti di due drama nominati in precedenza, con Park Min-young e Park Seo-joon di What's Wrong With Secretary Kim? o Kim Se-jeong e Ahn Hyo-seop di Business Proposal) i due riescono ad emozionare, ma raramente si avverte un vero rischio per il loro amore, che non viene mai davvero messo in discussione, nonostante i tentativi di far sembrare che lo sia.
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Alcuni espedienti narrativi, infatti, tra l'altro fin troppo ritriti (e un po' ingannevoli) ci provano a creare tensione, senza realmente riuscirci. Anche nell'altro senso, ovvero quando si vuole a tutti i costi creare dei momenti iconici da rom-com, non sempre si colpisce nel segno, mostrando come anche i cliché più generalmente apprezzati a volte possano risultare... un po' "too much" come si usa dire di questi tempi.
Di base, King The Land resta comunque un drama coerente con se stesso e il suo messaggio, che sa autocitarsi quando necessario (e citare altre opere di rimando... In uno degli episodi è lo stesso Lee Jun-ho a proferire una simpatica battuta che fa riferimento al suo personaggio in The Red Sleeve) e che per fortuna non perde mai di vista il suo aspetto più rilevante: i legami tra i personaggi, specie quelli d'amicizia che connettono i "sei fratelli".
Conclusioni
La nostra recensione finale di King The Land - Un sorriso sincero non è dunque negativa, e anzi guarda alla serie come un sano intrattenimento estivo, perfetto da guardare quando si cerca qualcosa all'insegna della dolcezza e della spensieratezza. Non mancano temi più grevi, ma mai affrontati con eccessiva intensità, mantenendo quindi un buon equilibrio a livello tonale.
Perché ci piace
- Buona scelta del male lead e delle interpreti secondarie.
- Adeguato bilanciamento tra comico e drammatico.
- Leggera e godibile.
- Simpatici ammiccamenti allo spettatore.
Cosa non va
- Female lead meno carismatica e incisiva.
- Sceneggiatura di qualità altalenante.
- Non fa dell'innovazione una sua caratteristica, seppur volontariamente.
- Troppo vittima degli espedienti narrativi.