Il Nanga Parbat è anche conosciuta come la montagna assassina. Questa imponente vetta, la seconda più alta al mondo, appartenente al sistema himalayano ha infatti preso tale soprannome dopo la morte di trentuno persone, intente a raggiungerne la cima prima dell'effettiva, prima, conquista nel 1953.
Non è perciò casuale il titolo Killer Mountain - per quanto il Nanga Parbat non venga mai nominato nell'ora e mezzo di visione - con il quale questa produzione SyFy (network d'Oltreoceano specializzato in produzioni fantascientifiche a basso budget) si approccia al così affascinante contesto in un'ottica indirizzata all'horror, guardante ai moderni monster movie nel raccontare la lotta per la sopravvivenza dei malcapitati protagonisti, alle prese con un mistero più grande di loro.
Fino alla cima
La storia ha inizio con un breve prologo ambientato in un lontano passato, per la precisione nel 1954, in Bhutan, dove un gruppo di esploratori intenti a scalare la montagna del titolo si trova alle prese non soltanto con una bufera ma anche con un nemico invisibile che provoca la loro morte. Molti anni più tardi, "ai giorni nostri", viene organizzata un'altra spedizione nei medesimi luoghi, ma anche questa non va a buon fine e il team viene dato per disperso. Questa volta però qualcuno è intenzionato a ritrovarli nella speranza di riportarli a casa sani e salvi: un uomo d'affari ingaggia infatti degli esperti scalatori per dare il via ad una disperata missione di salvataggio, non soltanto in una corsa contro il tempo ma anche contro le nefaste condizioni meteo che renderanno il tutto più difficile. Ma ben presto la squadra scoprirà di avere a che fare con qualcosa di molto più pericoloso...
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Fuori tempo massimo
Il film risale al 2011 ma il livello della computer grafica e degli effetti speciali sembra figlio degli anni Novanta, e neanche dei miglior titoli a tema. La resa delle spaventose creature, che ricordano esemplari di dinosauri alquanto derivativi, che a un certo punto minacciano la vita dei personaggi, è infatti elementare e sfiora in più occasioni il trash, con l'interazione tra queste e le figure umane pressoché assente. Una messa in scena anonima e povera che nega di fatto anche quel minimo di tensione a tema, giacché rende poco credibile quanto sta avvenendo su schermo. Ecco allora che il solo motivo estetico di potenziale interesse risiede nei suggestivi scorci paesaggistici, ma anche in questo caso la regia non riesce a catturare il fascino primigenio delle montagne, luoghi dove potrebbero nascondersi in realtà mille pericoli.
Nel cuore del mistero
Soltanto in tempi recenti ricordiamo due produzioni horror a tema, ambientati in simili luoghi, ben più interessanti del titolo qui oggetto d'esame, ovvero l'austriaco Ghiacciaio di sangue (2013) e il sottovalutato Il passo del diavolo (2013) di Renny Harlin, entrambi capaci di generare un sano terrore ricorrendo a trucchetti, visivi o di sceneggiatura, ben più efficaci. Qui la scia è quella delle peggiori produzioni Asylum, un genere di nicchia che comunque negli ultimi anni si è guadagnato un inaspettato numero di estimatori, e spesso è il ridicolo involontario a emergere nei sussulti da survival movie, andando a tirare in ballo non soltanto una farlocca mitologia locale, con le leggende e il folklore per tentare di dar vita a un ipotetico background, ma anche la ricerca della vita eterna e della conoscenza. Dal mitico regno di Shambala, luogo sacro che si troverebbe proprio in quel determinato contesto geografico, al forse più famoso per quanto fittizio Shangri-la, Killer Mountain infila di tutto e di più in una trama dove non può ovviamente mancare l'intervento dell'esercito indigeno, pronto a complicare ulteriormente la già ardua missione dei nostri.
Conclusioni
Un gruppo di scalatori viene ingaggiato per indagare sulla scomparsa di alcuni loro colleghi, i quali a loro volta avevano seguito le tracce di un team sparito nel nulla oltre cinquant'anni prima. Il luogo "maledetto" è una vetta dell'Himalaya, dove si annida un mistero secolare e spaventoso. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Killer Mountain, ci troviamo davanti ad un monster movie a basso budget - battente marchio SyFy, e chi conosce la casa di produzione sa già di cosa stiamo parlando - e zero idee, tra effetti speciali disastrosi e una sceneggiatura infarcita di banalità in serie, tirante in ballo suggestioni mitiche e leggendarie senza remore alcuna.
Perché ci piace
- L'esigua durata e l'anima trash potrebbero risultare un passatempo per un pubblico appassionato a produzioni del genere, più numeroso di quanto si creda.
Cosa non va
- Effetti speciali pessimi.
- Sceneggiatura derivativa e infarcita di banalità.
- Un cast anonimo alle prese con personaggi di cartapesta.