Il mio primo impatto con Berserk è stato nell'estate del 2000 quando presi, un po' per curiosità, e un po' perché ne avevo sentito parlare in giro, il numero 2 dell'edizione Collection che Panini Comics pubblicava all'epoca. E fu un impatto devastante, perché io ero uno che leggeva i coloratissimi albi Marvel, oltre a manga leggeri di azione e avventura, e chiudendo quel volumetto - in cui si susseguivano efferati atti di violenza, orge e scene di nudo - mi sentii quasi imbarazzato, ma morbosamente curioso di scoprire come sarebbe proseguita la storia di quel guerriero carismatico che impugnava uno spadone a due mani che pareva uscito da Final Fantasy VII. Recuperai anche il primo volumetto e li girai a mio padre, che preferiva gli albi della Bonelli e leggeva Tex, Zagor e così via, ma che era anche un amante del fantasy medievale: lo lesse tutto d'un fiato in un caldo pomeriggio di luglio; non proseguì la storia, che gli sembrò troppo truce e cruenta per i suoi gusti, ma prima di restituirmi i volumetti fotocopiò alcune tavole, in particolare una splash page in cui figurava un grandioso esercito in marcia, e osservò: "Io proprio non capisco come faccia a disegnare tutti questi dettagli diversi in ogni singola armatura".
Parlava di Kentaro Miura, l'autore che scriveva e disegnava Berserk dal 1989 e che si è spento lo scorso 6 maggio all'età di 54 anni. Lo abbiamo scoperto due settimane dopo, ma del resto Miura è sempre stato riservatissimo sulla propria vita privata: che avesse problemi di salute era cosa nota, soprattutto perché Berserk proseguiva a rilento da tanti anni e sembrava essersi timidamente avvicinato alla conclusione. Il manga di Miura, quello che lo ha reso famoso in tutto il mondo, probabilmente non vedrà mai un epilogo, e resterà in eterno troncato, come la vita del suo autore, quasi come a ricordarci beffardamente uno tra i tanti temi esistenziali trattati nelle sue pagine.
Berserk in TV e al cinema
È una storia che purtroppo si è ripetuta sul piccolo schermo: Berserk ha goduto di due trasposizioni animate, una nel 1997 e una nel 2016, che sono state sospese prima di raggiungere la pubblicazione cartacea. La prima, prodotta dalla Oriental Light and Magic e diretta da Naohito Takahashi, con le musiche Susumu Hirasawa, fortemente voluto da Miura stesso, è costituita da 25 episodi e racconta i primi 13 volumi del manga, fino alla cosiddetta Eclissi. A cavallo tra il 2012 e il 2013 è poi seguita una trilogia cinematografica (L'Uovo del Re Dominatore, La Conquista di Doldrey e L'Avvento) che essenzialmente riassume - forse anche troppo - la storia raccontata nella prima serie televisiva, con l'aggiunta di alcune sequenze inedite a opera dello Studio 4°C. La seconda serie animata è stata invece realizzata da GEMBA, Millepensee e Liden Films: costituita da 24 episodi, è stata trasmessa tra il 2016 e il 2017 e ha quasi raggiunto la pubblicazione del manga prima di concludersi nuovamente. Sfortunatamente, la critica è stata severissima con questa produzione a budget medio-basso che impiega malissimo la controversa tecnica 3D-CGI.
In molti hanno conosciuto Berserk attraverso il passaparola; si sono avvicinati al manga e successivamente all'anime, raramente preferendo quest'ultimo alla carta stampata. Le tavole di Miura sono cariche di una magia che trascende il medium. La si avverte nei particolari minuziosi, nella composizione perfetta delle vignette, nella struttura della narrazione che sfrutta ogni stratagemma comunicativo per raccontare non solo epiche battaglie e duelli mozzafiato, ma intrighi, catastrofi e tragedie che dietro un velo soprannaturale nascondono una componente del tutto umana e terrestre. Nel sangue, nel sesso e nella violenza viscerale, Berserk nasconde una potente, profonda riflessione sulla natura umana, concentrandosi più sui personaggi, e sui rapporti che li legano, che sul complesso mosaico di eventi che li porta a incontrarsi e scontrarsi lungo quel filo conduttore che sarebbe dovuto arrivare a un finale che non conosceremo mai. Tuttavia, vale assolutamente la pena leggere Berserk e ricordare Kentaro Miura attraverso le sue pagine: ecco qualche motivo.
Gatsu è un eroe fuori dal comune
Il carismatico protagonista di Berserk è, in apparenza, uno stereotipo ambulante. Non è un caso che somigli tanto a Ken il Guerriero: Kentaro Miura ha ammesso che Hokuto no Ken è stata una delle opere che più l'ha ispirato, insieme a Violence Jack di Go Nagai, i film di Paul Verhoeven e la serie cinematografica horror Hellraiser. Gatsu (o Guts) è un guerriero massiccio e taciturno che brandisce una spada gigantesca e che non si fa molti scrupoli quando si tratta di combattere: la sua bussola morale non indica una direzione precisa e il suo allineamento si colloca in una scala di grigio. Proseguendo nella lettura del manga, tuttavia, i flashback raccontano una storia diversa. Gatsu è un uomo a cui la vita ha sottratto praticamente tutto fin da quando era bambino, prendendosi pure una parte del suo corpo per buona misura, e che ha trovato nell'amicizia, nell'amore e nel cameratismo il significato della sua esistenza. Nonostante lo colpisca una tragedia dopo l'altra, nel corso della storia Gatsu non si arrende mai e prosegue nel suo cammino, sebbene quel che gli accade intorno non faccia altro che ricordargli quanto insignificante egli sia in qualità di comune mortale.
In un momento in cui va tanto di moda usare questa parola, Gatsu rappresenta a tutti gli effetti il concetto di "resilienza". Via via che la storia si evolve, il personaggio di Gatsu diventa sempre più difficile da inquadrare, sempre più stratificato e interessante. All'inizio sembra mosso solo dal desiderio di vendetta, poi anche dall'amore, e pian piano scavano dentro di lui anche il profondo rispetto, il senso di responsabilità e la devozione nei confronti degli alleati che si uniscono alla sua crociata. Nonostante ciò, Miura scrive Gatsu in un modo così sottile e ingegnoso che per il lettore resta comunque complicato prevedere le sue intenzioni.
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Grifis è uno dei villain più affascinanti di tutti i tempi
Qualcuno una volta ha detto che un eroe si misura dalla ferocia dei suoi nemici. Miura non scrive solo un protagonista straordinario, ma anche uno dei villain più complicati nella storia della letteratura per immagini. Il percorso è completamente inverso: se Gatsu comincia come un brutale guerriero senza scrupoli, un vero anti-eroe, Grifis (o Griffith) incarna dalla sua prima apparizione tutte le qualità che dovrebbe avere un protagonista. È affascinante, intelligente, coraggioso; il suo carisma e le sue imprese attirano i soldati che formeranno la sua Squadra dei Falchi. Ma è anche un individuo che considera i suoi seguaci meri strumenti per raggiungere un fine. A differenza di Gatsu, Grifis è disposto a tutto pur di raggiungere il suo obiettivo, anche a sacrificare i suoi amici e leali compagni di battaglia alla mefistofelica Mano di Dio. Ciò fa di lui un mostro, e non solo metaforicamente, ma nel grottesco mondo di Berserk uno come Grifis - che ha autodeterminato la sua trasformazione in demone - riesce comunque a incantare persino la Santa Sede, che lo venera come un messia quando in realtà è tutto l'opposto.
Il Trono di Spade dei manga
Il Trono di Spade ha avuto un impatto socioculturale tale che oggigiorno, quando vediamo o leggiamo qualche opera di fiction in cui si verifica un colpo di scena inaspettato, possibilmente di violenza inaudita, ci viene subito in mente la serie TV ispirata al Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R.R. Martin. Il vecchio scrittore, però, è arrivato tardi di almeno un paio d'anni: il mondo di Berserk era già un luogo triste, cupo e sanguinoso molto prima delle Nozze Rosse. Diciamo che, in questo senso, Berserk starebbe ai manga come Il trono di spade è stato alle serie TV. Non è un paragone azzardato: Kentaro Miura è stato un maestro del cosiddetto shock value. L'autore nipponico è stato capace di delineare personaggi accattivanti, farci affezionare e poi ucciderli brutalmente sotto i nostri occhi. In qualche caso ha rovesciato completamente le nostre aspettative, basate su convenzioni più o meno paradigmatiche. Caska, il love interest di Gatsu, è un'abile e determinata guerriera, finché un sacrificio ripugnante non spezza la sua sanità mentale, riducendola allo stato catatonico per gran parte della storia.
A differenza de Il Trono di Spade, però, Berserk è un mondo molto più fantasy, anzi, "dark fantasy". Miura attingeva non solo alla mitologia orientale ma anche e soprattutto a quella occidentale, innestandola in un'ambientazione marcatamente europea, sfidando i più consueti cliché dei manga e degli anime. Ispirandosi ai miti e alle leggende, ma anche alle tradizioni religiose più diffuse, l'autore nipponico ha delineato un mondo in cui il reale e il soprannaturale si mescolano in modo credibile e convincente. Così, mentre ne Il Trono di Spade la magia e gli Estranei rimangono confinati al gossip per molti episodi, Berserk sdogana subito mostri, demoni e potentissime entità innaturali che sfidano ogni logica, alimentando un'atmosfera inquieta e surreale che stringe il lettore in una morsa pagina dopo pagina.
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Le tematiche esistenziali
Miura ha disegnato battaglie sensazionali, feroci, ricche di pathos, impiegando un tratto sempre pulito e meticoloso che fa relativamente uso dei retini e affida le ombreggiature al classico tratteggio. Ogni tavola è uno splendido concentrato di dettagli e particolari, ogni scontro un viscerale confronto di forze umane o disumane. Berserk è un manga di tipo seinen, ovvero un prodotto pensato per un pubblico adulto, ma Miura è stato un artista di raro equilibrio anche in questo senso: soprattutto negli ultimi volumi, è riuscito a bilanciare perfettamente il dramma con la commedia, inserendo qua e là momenti umoristici o di grande tenerezza che hanno reso l'opera ancora più tridimensionale. Berserk non racconta, infatti, soltanto una storia di tradimento e vendetta: nelle sue pagine, Miura affronta le tematiche più diverse. Ispirato dagli anni trascorsi al liceo, ha raccontato la sua visione del cameratismo e dell'amicizia, proiettandola nella Squadra dei Falchi, e poi ha esplorato il significato dell'autodeterminazione e della predeterminazione, il senso della natura umana e il sottile confine tra bene e male. Non ultimo, Miura nel suo manga mette in discussione pure la fede e la religione, denunciando il fanatismo che tante vittime ha mietuto e continua a mietere.
Un'opera incompiuta, o forse no
Difficile dire che ne sarà di Berserk ora che Miura si è spento. Succede che talvolta amici o parenti prendano in mano l'opera del defunto e la proseguano secondo le sue ultime volontà, ma è molto più facile che accada nell'ambito della narrativa tradizionale che non in quello dei manga. In questo senso, la dipartita di Miura potrebbe essere addirittura un unicum. Effettivamente non sappiamo se abbia lasciato indicazioni, note o indiscrezioni sulla storia che aveva pensato, o se l'abbia portata con sé. Il suo editore presso la rivista Young Animal, che pubblicava periodicamente Berserk dal 1992, comunicando la dipartita di Miura, ha aggiunto: "non appena avremo deciso il destino della serie, faremo un annuncio sulla rivista e sul sito web ufficiale". Non tutto sembrerebbe perduto, insomma, ma ricordando il talento di questo artista straordinario non possiamo che domandarci se sia giusto mettere la parola fine al capolavoro della sua vita senza che lui possa firmarne l'ultima tavola.