Il sorriso è rimasto lo stesso. Così come lo sguardo malinconico. Guardando Katie Holmes, oltre vent'anni dopo la fine di Dawson's Creek, si ha l'impressione di scorgere ancora dietro quel volto da donna i tratti di Joey Potter. La ragazzina seria e matura che tutti i giorni si arrampicava verso la finestra della stanza del suo migliore amico e amore (inizialmente) non corrisposto nel teen drama che ha rivoluzionato il modo di raccontare gli adolescenti sul piccolo schermo.
La incontriamo al Filming Italy Sardegna Festival dove ha presentato il suo terzo film da regista, Rare Objects, pellicola basata sull'omonimo romanzo di Kathleen Tessaro. Capelli castani sciolti, un sottile orecchino al naso e un lungo abito leggero color sabbia. "Amo portare una storia che parte da un'idea fino allo schermo", racconta l'attrice mentre sorseggia una Coca Cola con ghiaccio che masticherà tra una domanda e l'altra. "Richiede molto lavoro ed è davvero gratificante collaborare con attori nuovi o più esperti per trovare modi nuovi per raccontare storie, si spera, meravigliose".
"È bello perché lavoro in entrambe le direzioni", continua riferendosi al suo essere sia regista che interprete. "Nel senso che essere regista mi permette di capire che cosa passa per la testa di un attore, quali sono i bisogni alla base della sua preparazione. E viceversa. Perché essere una regista mi permette anche di capire come si vuole raccontare questa storia, come io posso contribuire alla narrazione".
Niente reunion per Dawson's Creek
Per i millennials Dawson's Creek è stata la serie di riferimento. Una storia e dei personaggi capaci di entrare nell'immaginario collettivo. Merito anche di un periodo storico in cui le piattaforme ancora non esistevano e tutti vedevano tutto nello stesso momento. Un aspetto che ha contribuito a creare una vera e propria comunità di spettatori. Chiunque oggi si trovi tra i trenta e quarant'anni ha passato i propri pomeriggi a tifare per Dawson o Paecy, Joey o Jen. E a canticchiare - o forse sarebbe più giusto dire storpiare - l'indimenticata sigla. "Ricordo di aver trascorso un periodo meraviglioso sul set perché ho lavorato molto bene con i miei colleghi. Era un ambiente molto sicuro che ci permetteva di stare sempre in squadra e di poterci divertire", racconta Katie Holmes.
"Credo che il grande successo di quella serie sia dovuto soprattutto al tipo di marketing che ne è stato fatto. È stata venduta bene sul mercato e ha contribuito a creare uno spazio aperto affinché il pubblico potesse apprezzarlo e affinché gli adolescenti di quell'epoca potessero essere in contatto con i personaggi natati all'interno della serie". Impossibile non farle la domanda che perseguita lei e gli altri suoi colleghi da anni. "Una reunion? È davvero bello che la gente lo chieda e che ci sia ancora un legame con questi personaggi. Ma per ora non sta succedendo".
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Dal successo di Barbie alle nuove opportunità del cinema
Da quasi trent'anni nell'industria cinematografica, Katie Holmes ha avuto modo di vivere le varie rivoluzioni che hanno caratterizzato queste tre decadi."Parlando di cambiamenti vale la pena citare il successo di Barbie di Greta Gerwig", sottolinea l'attrice e regista. "Anche il fatto che sia riuscita a ottenere un budget enorme per realizzare quel film. È una cosa di grande attualità e ne sentiremo parlare per anni".
"Tra gli altri cambiamenti di questi anni sicuramente le opportunità che vengono offerte alle donne che lavorano in questo settore", continua Holmes. "Si raccontano storie migliori, ci sono più voci, più festival cinematografici in cui le donne vengono ascoltate. Tutte cose che prima non accadevano. Un'altra cosa molto importante è l'aumento delle opportunità offerte dallo streaming e dalle piattaforme. E il fatto che le donne possano finalmente interpretare i ruoli di tutte le età. Bisogna sempre continuare a lottare per quelle che verranno dopo e che ci avranno come punti di riferimento in questa battaglia".
Il ritorno di Dito Montiel e il controllo di Christopher Nolan
La carriera di Katie Holmes non è solo Dawson's Creek. Da The Gift di Sam Raimi a Thank You for Smoking di Jason Reitman passando per La truffa dei Logan di Steven Soderbergh, sono tantissimi i registi che l'hanno diretta. Con uno di loro, Dito Montiel, sta per tornare a collaborare in Captivated al fianco di una leggenda come Al Pacino."Non ne so ancora molto", ammette l'attrice. "Però mi è piaciuto lavorare con Dito in The Son of No One. Mi ha mandato la sceneggiatura e dovremmo iniziare a girare l'anno prossimo. È un regista davvero entusiasmante, sa come raccontare una storia in un modo nuovo e diverso. Sono davvero entusiasta di farlo. Tra l'altro dovremmo girare in Italia, sarò felice di tornare".
Tra i grandi registi con i quali ha lavorato anche Christopher Nolan in Batman Begins."Lo amo davvero come regista perché è molto professionale, sa quello che fa", sottolinea Holmes. "È molto organizzato, calmo, gentile, sempre sotto controllo. Un atteggiamento da vero leader. Ed è una cosa molto importante perché in questo modo riesce a evitare il caos sul set. Riesce sempre ad arrivare a fine giornata con grande calma. Mi sono sentita protetta lavorando con lui anche perché ero un'attrice molto giovane".
Tra sorellanza e l'arte per elevare le coscienze
Spostando la conversazione su tematiche più ampie e attuali, Katie Holmes ha una certezza "La sorellanza? È tutto nella vita. Lottare per le donne, vedere le donne lottare per te. Per me è davvero la base della felicità".
Ma in un momento storico attraversato da conflitti che dai confini dell'Europa arrivano fino in Medio Oriente, come si può immaginare il futuro?"È una domanda difficile, come è così difficile pensare che siamo seduti qui e dall'altra parte del mondo invece ci sono le guerre", ammette l'attrice. "È un pensiero che mi mette tristezza. C'è una frase che ripete sempre una mia amica artista: 'Dobbiamo continuare a creare perché l'arte eleva la coscienza delle persone'. Le credo, ma è difficile. Questo mondo non si risolverà da solo. Viviamo in un periodo molto doloroso e molte cose devono cambiare".