La Notte degli Oscar 2021 rimarrà a lungo nella storia. Non solo perché si è trattata della prima cerimonia successiva allo scoppio della pandemia, perciò vittima di uno slittamento sulla tabella di marcia come accaduto per la maggior parte degli eventi nel mondo dell'entertainment tra il 2020 e la prima parte dell'anno in corso. L'ultima edizione degli Academy Award ha messo a referto un record, culminato con la vittoria di Chloé Zhao per la regia di Nomadland.
Per la prima volta nella storia degli Oscar tre donne hanno ottenuto la candidatura alla statuetta più ambita nel mondo dello spettacolo. Oltre a Zhao, anche Emerald Fennell per Una donna promettente e Regina King per Ma Rainey's Bottom si sono visti riconoscere il lavoro svolto dietro la macchina da presa. Non era mai accaduto in passato che tre registe riuscissero a strappare un numero così alto di candidature in una delle categorie principali degli Oscar.
Significativo è il dato che riguarda Chloé Zhao. Non solo è la prima regista asiatica ad aggiudicarsi il premio ma nella storia degli Academy Award si tratta soltanto della seconda donna a vincere tale riconoscimento. La prima chi fu? Kathryn Bigelow.
In occasione del settantesimo compleanno di Kathryn Bigelow, ripercorriamo le fasi cruciali della carriera della regista. Un nome che ha fatto la storia per ciò che ha rappresentato la sua vittoria ma non solo. Kathryn Bigelow è diventata una delle registe maggiormente influenti di Hollywood, capace d'imporsi e sgomitare in quella vasca di squali cinici e maschilisti chiamata Hollywood.
La città del buon vivere
Alcuni tasselli fondamentali del percorso di Kathryn Bigelow si compiranno sulla East Coast ma le origini sono totalmente ambientate in California. Nata nella classica cittadina che si potrebbe definire 'a misura d'uomo', San Carlos, denominata 'la città del buon vivere', la futura regista si ritrova sin dalla nascita all'interno di un contesto aderente all'arte e alla sperimentazione, favorita dalla professione del padre, gestore di un negozio di articoli per belle arti. Stimolata anche dal contesto nel quale cresce, Bigelow si appassiona inizialmente alla pittura, tant'è che il suo primo upgrade è caratterizzato dal biennio trascorso al San Francisco Art Institute.
New York, gli esordi e James Cameron
Nonostante il sole della California rimanga centrale nella trama esistenziale di Kathryn Bigelow è New York a definire quella che sarà la sua identità maggiormente conosciuta. Vincitrice di una borsa di studio al Whitney Museum, Bigelow si trasferisce nella Grande Mela, trovandosi a proprio agio in territori underground a circondata dall'arte concettuale, che in qualche modo influenzerà la sua poetica sul grande schermo, conducendola su sentieri tradizionalmente battuti dai suoi colleghi uomini. Dalla visual art al cinema, il fascino per la narrazione connessa all'immagine, si tramuta in un colpo di fulmine con il cinema. Significativo è il suo esordio dietro la macchina da presa. Nel 1978, non ancora laureata, confluisce in soli venti minuti di cortometraggio, Set-up, buona parte dei suoi interessi. Un racconto della violenza maschile e del fascino che essa esercita sul genere femminile che sconvolge il pubblico, per la grinta che la giovane Kathryn Bigelow dimostra sin dalle prime sequenze.
Point Break: a cavallo delle onde nel film cult di Kathryn Bigelow
Grazie all'amico Mont Montgomery esordisce nel lungometraggio un paio di anni dopo con The Loveless, un affresco instigante sulla realtà dei bikers negli anni '50 che conferma l'amore della regista per l'oscurità della strada, nella quale si muovono ombre e personaggi più o meno espliciti. Tuttavia il vero e proprio esordio potrebbe essere ricondotto al successivo Il buio si avvicina. Per la prima volta Bigelow si avvale di un genere convenzionale per raccontare qualcosa che in realtà convenzionale non lo è affatto. Nello stesso periodo in cui Joel Schumacher si cimenta in Ragazzi perduti, Bigelow con macabra ironia e malinconico romanticismo costruisce una black comedy che mette alla berlina la società americana e conferma il talento della trentaseienne partita qualche anno prima dalla 'città del buon vivere' per raccontare una mondo nel quale è la violenza a far da padrona. Nel 1989 instaura un matrimonio che si potrebbe definire lampo (durerà soltanto due anni) con un altro talento in erba: James Cameron.
Punto di rottura
L'ottimo esordio non basta per fare breccia nel cuore di Hollywood, l'obiettivo di Kathryn Bigelow. E dopo il mezzo passo falso di Blue Steel - Bersaglio mortale, supportata da una star di prim'ordine per l'epoca, Jamie Lee Curtis, e dalla produzione di Oliver Stone, nel 1991 arriva il punto di rottura con il passato. In co-abitazione con il marito James Cameron alla produzione, Kathryn Bigelow dirige il suo primo grande successo commerciale, Point Break, destinata a diventare una pellicola di culto per generazioni di spettatori. Due belli e maledetti pieni di talento come Keanu Reeves e Patrick Swayze duettano e duellano sul grande schermo, in un film pieno zeppo di sequenze iconiche e dal ritmo serratissimo. Kathryn Bigelow riesce ad impossessarsi di un genere storicamente legato all'immaginario maschile e lo ribalta come un calzino, conferendo alla narrazione il suo sguardo grintoso e passionale, destinato a conquistare il popolo delle sale.
La lezione di Strange Days
Se Point Break ha consacrato la stella di Kathryn Bigelow nel cinema mainstream, Strange Days rappresenta in maniera lampante la vetta della sua filmografia. Pietra miliare del cinema anni '90, Strange Days è un lucido manifesto postmoderno inzuppato di nichilismo e oscurità, nel quale Kathryn Bigelow si diverte nel dare sfogo alle sue eccelse qualità registiche, in un film pregno di virtuosismi e riferimenti in un contesto distopico che trae spunto dai disordini relativi al reale pestaggio del tassista Rodney King da parte di un gruppo di agenti di polizia di Los Angeles nel 1991. Strange Days consolida definitivamente Kathryn Bigelow, agli occhi della critica, come una delle più grandi autrici contemporanee. Al buon esito del film contribuisce l'apporto nella scrittura di James Cameron; nonostante il divorzio di pochi anni prima, Bigelow e Cameron proseguirono una proficua collaborazione anche negli anni successivi. Straordinaria performance del cast, in particolare Ralph Fiennes e Angela Bassett, degna erede di Pam Grier, in un ruolo dominante e carismatico. Nel cinema di Kathryn Bigelow il ruolo della donna prende sovente il centro della scena, si fa portatore di uno sguardo attivo, seppur a tratti affascinato, nei confronti della violenza e delle insicurezze dell'uomo.
Strange Days: i 25 anni di uno sci-fi d'autore
Passi falsi, rinascita e Oscar
Nonostante gli elogi Strange Days non sfonda al box-office e Kathryn Bigelow si ritrova a dover attendere diversi anni prima di tornare nelle sale, con un film stilisticamente anomalo rispetto al passato, Il mistero dell'acqua. In questo nuovo tassello della sua filmografia, Bigelow passa dai ritmi sincopati di Strange Days ad un montaggio alternato che cela comunque il gusto della regista per la ricerca di nuovi sentieri, senza ancorarsi al passato. Dopo l'interlocutorio ritorno al cinema indie con K-19, nel 2008 Kathryn Bigelow scrive la storia. In The Hurt Locker, la cineasta mette il suo talento nella costruzione della suspence al servizio del genere bellico, e seppur non raggiungendo i picchi del passato sbanca tutto nella notte più importante dell'anno: il suo film sbaraglia la nutrita concorrenza, tra cui il superfavorito Avatar dell'ex sodale e compagno di vita James Cameron, e conquista sei statuette, tra cui lo storico conseguimento dell'Oscar alla miglior regia, prima volta in assoluto per una donna.
The Hurt Locker segna una vera e propria rinascita di Kathryn Bigelow che negli anni successivi si mantiene su ottimi livelli, inanellando un bis consecutivo di successi, nei quali racchiude tutte le caratteristiche principali del suo cinema, permeato di violenza, diritti civili, rovesciamenti di convenzioni e azione allo stato puro.
Dapprima Zero Dark Thirty, che affronta con coraggio la narrazione della decennale caccia a Osama bin Laden, nel periodo post-11 settembre, con una sontuosa Jessica Chastain. E successivamente Detroit, cronaca di una delle più sanguinose guerriglie civili degli Stati Uniti d'America che si addentra nella radicata e velenosa cultura della violenza razziale. Nel corso di una carriera ricca di innovazioni e scelte difficili, Kathryn Bigelow è riuscita ad aprire una via sulla lastricata, insidiosa e patriarcale montagna dell'industria cinematografica americana, dalla quale poter prendere esempio per proseguire nella lotta ad un futuro maggiormente inclusivo e aperto al talento femminile sul grande schermo.