Dopo essere rimasti incantati dal suo fascino e della sua forza in una conferenza stampa molto al femminile, abbiamo incontrato l'attrice, ora neo-regista, Katheryn Winnick sempre nel corso del festival francese Canneseries. Abbiamo approfittato per saperne di più della sua passione per le serie, della sua scelta di passare dietro la macchina da presa e anche di temi importanti come la mancanza di personaggi femminili forti in molte produzioni televisive e cinematografiche.
Canneseries 2019, la giuria è donna con Miriam Leone, Katheryn Winnick ed Emma Mackey
Sei una fan delle serie TV?
Mi piacerebbe definirmi un'appassionata, ma temo di non aver il tempo per esserla appieno! Sicuramente apprezzo moltissimo l'arte e il formato televisivo e attualmente penso sia perfino più rilevante di gran parte del cinema che vediamo. Penso che in questo momento il pubblico sia più interessato alle modalità di binge watching, credo voglia saperne molto più dei personaggi che ci sono sullo schermo che sulla storia in sé.
Quali sono quelle che guardi e come le scegli?
Ho troppe serie da recuperare, troppe! Il mio agente l'altro giorno mi diceva che solo negli USA attualmente vengono prodotte più di 460 serie all'anno, quindi anche solo orientarsi diventa difficile. E ancora di più trovare quelle che veramente vale la pena di vedere. Personalmente non vedo l'ora di avere un po' di tempo tra un lavoro e l'altro per recuperare le migliori, penso proprio che dedicheremo la mia estate a fare binge watching sul divano!
30 serie TV perfette per il binge-watching
Hai un genere preferito?
Mi piacerebbe dirti di sì ma in realtà non credo di averlo. Mi piacciono le serie che hanno qualcosa da dire, con una buona sceneggiatura. Anche se si tratta di un documentario o di una serie basata su una storia vera, l'importante per me è come la racconti. Probabilmente se proprio dovessi scegliere direi i drammi storici o comunque storie ambientate in altre epoche, ma in generale mi piace ogni genere e guardo davvero di tutto, dalle commedie romantiche ai drammi, dai film di genere a quelli più bizzarri e internazionali.
Visto che ora ti sei occupata anche di regia e produzione, se avessi uno show tutto tuo, che tipo di serie sarebbe?
In realtà sto lavorando proprio ora ad un progetto di cui sono veramente entusiasta ed è ambientato durante la seconda guerra mondiale. Purtroppo è troppo presto per parlarne, e per ora sono coinvolta solo nella produzione: non so se mi occuperò anche della regia, dipende da come si incastrano alcuni progetti, ma di sicuro mi piacerebbe moltissimo. Per quanto riguarda altre serie tv che mi piacerebbe vedere di più e realizzare personalmente, per me è importante che ci siano sempre più ruoli femminili forti e non più legati ad un modo di fare vecchio e superato. Una donna non deve più necessariamente essere una fidanzata o una moglie, È assurdo anche solo doverlo specificare nel 2019, eppure vi assicuro che la maggior parte degli script che mi arrivano non sono in grado di passare il test di Bechdel! Quindi penso che ci sia ancora tantissimo da fare in questo senso e di sicuro voglio essere parte integrante di questo cambiamento in tutti i modi in cui mi è permesso.
Eppure si sente tanto spesso parlare di come le cose stiano cambiando e di come proprio le serie TV siano un esempio positivo.
Sicuramente le cose stanno cambiando. Questo stesso festival vede in giuria tre donne forti e nei prossimi giorni torneremo a parlare di questi argomenti e dei vari movimenti che supporta. Ma c'è ancora tantissima strada da fare. Ci sono volte in cui leggo uno script e provo a immaginare se funzionasse allo stesso modo se il protagonista fosse una donna e non un uomo. Penso che il problema sia proprio lì, in fase di sceneggiatura, perché se mancano le sceneggiature con personaggi femminili forti non possono esserci i film o le serie. Purtroppo al momento ci sono troppe poche donne sceneggiatrici o comunque autori in grado di scrivere personaggi femminili forti e veri, ed è qui che nasce il problema. Dobbiamo trovare la nostra voce e non avere paura di farci avanti
Per questo quindi che hai scelto di essere più coinvolta nella produzione dei tuoi prossimi lavori?
Questa è un bella domanda, una domanda che mi sono posta spesso anche io. Volevo diventare regista perché amo l'idea di raccontare una storia e soprattutto volevo mettermi alla prova. Se devo essere sincera ero terrorizzata perché si tratta di una vera e propria impresa in alcuni casi. E, soprattutto nel caso di una donna, devi crearti una vera e propria corazza per resistere a tutte le difficoltà, ai dubbi e agli sguardi altrui. Devi innanzitutto farti rispettare e fare in modo che tutti credano in te. Inutile dire che anche solo per questo motivo riuscire a fare il mio esordio su un set difficile come quello di Vikings è stata una grande soddisfazione ma soprattutto un onore.
Vikings 5: la serie si rinnova rimanendo fedele a se stessa
Ci sono registe donne che ti sono state d'ispirazione?
Oh certamente, per fortuna non sono così poche. Per esempio ho appena visto Captain Marvel che è stato co-diretto da una donna. Ovviamente anche Patty Jenkins per Wonder Woman è un vero e proprio esempio, e poi non posso non citare Helen Shaver, una delle nostre registe di Vikings che ho seguito come un'ombra per anni ed è stata un vero e proprio mentore per me. Casualmente l'ho risentita la settimana scorsa e mi ha detto che sta per girare il suo primo film (Frankie's Baby ndr) ed è bello vedere di come lei sia riuscita nella sua evoluzione da attrice a regista. Sapete una cosa? Spesso ho notato come molti dei migliori registi con cui ho lavorato meglio fossero stati prima anche attori. Perché sanno come relazionarsi, sanno cosa è importante in una scena. E se riesce ad unire questi aspetti ad una visione forte e sicura, il gioco è fatto. Però, non fraintendetemi, so benissimo che devo ancora imparare moltissimo e che per me è solo l'inizio di una nuova carriera.