L'amore è un concetto senza tempo. L'amicizia lo è altrettanto. E Jules e Jim, il capolavoro di Francois Truffaut, ancora oggi è un film senza tempo. Jules e Jim, che usciva nelle sale il 23 gennaio del 1962, ha sessant'anni, ma è un film dal cuore giovane, fissato nella nostra memoria attraverso immagini iconiche, che si sono tramandate nel tempo e sono state citate e rielaborate di continuo. Jules e Jim, che Truffaut diresse a 28 anni, è tratto dal libro di Henri-Pierre Roché, che l'autore scrisse a 74 anni. I ricordi di una vita, rivissuti alla fine della stessa, nelle mani di Truffaut diventano la visione di un trentenne, la sua riflessione sulla vita e sull'amore. Jules e Jim è considerato uno dei film simbolo della Nouvelle Vague. Ed è un film che non ci si stanca mai di vedere.
1907, Montparnasse, Parigi
È il 1907. Siamo a Montparnasse, quartiere di Parigi. È qui che vivono due amici, Jules (Oskar Werner), austriaco, e Jim (Henri Serre), francese. I due sono legati dai propri interessi, dalla propria passione per la poesia e per l'arte. La loro vita cambia quando conoscono Catherine (Jeanne Moreau), una ragazza anticonformista, indipendente, passionale. Jules se ne innamora e la sposa, i due vanno a vivere nel sud della Germania e hanno una bambina. Anche Jim aveva capito di esserne innamorato, ma aveva nascosto i suoi sentimenti. La Prima Guerra Mondiale allontana i due amici, allontana Jim dalla coppia. Li ritroverà, molto cambiati. E sarà Jim a legarsi a Catherine. I tre vivranno vicini, e Jules accetterà la cosa, pur di continuare a vederla.
Jules e Jim e I 400 colpi in blu-ray: ecco finalmente François Truffaut in alta definizione
Una storia di Affinità elettive
Jules e Jim è stato considerato un film scandaloso, visto il tema trattato, e viene spesso presentato come la storia di un ménage a trois. L'idea di un triangolo amoroso all'epoca fece scandalo, il film fu vietato ai minori di 18 anni e in Italia rischiò di non essere distribuito. Fu grazie a Roberto Rossellini e Dino De Laurentiis che arrivò nelle sale. Ma ridurre Jules e Jim alla storia di un "triangolo" sarebbe estremamente riduttivo. Detto che è una storia vera, perché il romanzo di Roché (che doveva firmare la sceneggiatura ma morì prima) è autobiografico, e questo rende la vicenda viva e imprevedibile, Jules e Jim è la storia di una profonda amicizia, una storia di Affinità elettive (non è un caso che il romanzo di Goethe compaia nel film) e di sentimenti. Sentimenti che vanno oltre gli schemi imposti dalla società, oltre le convenzioni e i conformismi. Si sente, in Jules e Jim, un anelito a una libertà di vivere la propria vita con chi e come meglio si crede. In questo senso è un film perfetto per portare la bandiera della Nouvelle Vague, una corrente che, a livello di linguaggio cinematografico, intendeva esprimere la propria libertà, rompere con quelli che erano gli schemi del cinema di allora.
La visione di Francois Truffaut
Ma quello che stupisce di più, guardando Jules e Jim, è l'incredibile leggerezza e spensieratezza che il racconto trasmette. È qualcosa che va oltre il romanzo di Roché, che invece ha un tono più serioso, e che è evidentemente la visione di François Truffaut. Grazie alle musiche di Georges Delerue, l'incedere di Jules e Jim è quello di una danza, di un leggiadro ballo. Jules e Jim procede giocoso ed etereo. La materia del racconto avrebbe potuto, in altre mani, far andare facilmente il film verso altre direzioni, il melodramma, o lo scabroso. Truffaut dirige il film in modo da evitare tutte queste trappole. Grazie alla musica, alle sue scelte di regia, al montaggio isola i suoi personaggi dal tempo in cui stanno vivendo, stacca il suo film dalla materia che racconta per farne un racconto universale sui sentimenti e sulla vita. Racconta tutto con un estremo pudore, con misura, con una dolcezza che pervade tutto il film.
L'amore e il cinema: ricordando François Truffaut nel trentennale dalla scomparsa
Jeanne Moreau e il sorriso arcaico
Il bianco e nero di Raoul Coutard finisce per completare quest'opera fissando le immagini del film, gli scenari e soprattutto i suoi protagonisti, astraendoli ulteriormente dai tempi in cui si svolge la storia per trasformarli in icone senza tempo. È soprattutto Jeanne Moreau, in quello che è probabilmente il ruolo della sua vita, a rimanere impressa nell'immaginario, a identificarsi con Jules e Jim, a diventarne il simbolo. Quei suoi modi sfrontati eppure gentili, quell'indipendenza che è anche dolcezza, quel sex appeal che porta con una nonchalance unica, e che non fa altro che accrescerlo. La sua Catherine ha il sorriso di una statua antica che i due avevano visto in un sito archeologico, quello che nel romanzo di Roché viene descritto come il "sorriso arcaico", quello delle statue greche di epoca arcaica, caratterizzate dalle labbra rivolte in su. È un modo per definire un sorriso accennato, lieve, non invadente.
Jules e Jim è un sogno
La parte più iconica di Jules e Jim, le immagini che nel nostro immaginario leghiamo al film sono quelle della prima parte, quelle legate a Parigi. Jeanne Moreau che si veste da uomo, con un cappello in testa, un maglione largo, dei pantaloni e degli scarponcini, con i baffi disegnati sopra le labbra. È la scena della corsa lungo quella passerella in cui Catherine parte in anticipo, senza attendere il via. Sono le scene più citate, quelle che ritroviamo al cinema e nei videoclip, sono scene immortali. "Jules e Jim è un sogno", diceva Truffaut. "Noi tutti soffriamo del lato provvisorio dei nostri amori, e questo film ci fa appunto sognare di amori eterni".