Giacca di pelle nera, jeans neri attillatissimi, Jude Law si materializza sul palco dell'Auditorium di Roma tra i boati delle fan. L'attore, dinamico e disinvolto, sembra particolarmente felice di trovarsi di fronte al pubblico di quella che, ancora per qualche mese, sarà la sua città adottiva. Paolo Sorrentino lo ha voluto come protagonista di The Young Pope, miniserie HBO della durata di otto ore attualmente in lavorazione a Roma. Non essendo autorizzato a entrare nei dettagli, Jude Law si mantiene sul vago, ma non perde l'occasione per ribadire l'ammirazione nei confronti del regista napoletano. "Dopo La grande bellezza, mi sono guardato tutti i film di Paolo Sorrentino. Lo ammiro molto, così ho detto a tutti che mi sarebbe piaciuto molto lavorare con lui. A un certo punto lui mi ha inviato una sceneggiatura e ho accettato. Ho cominciato le riprese a Roma ad agosto. Interpreto un papa americano, un pontefice contemporaneo fictional. Non posso dire altro. La cosa più difficile sul set di Paolo? Stare seduto tutto il giorno su uno sgabello scomodissimo per non sgualcire il costume di scena mentre attendo di girare. L'aspetto del costume è meraviglioso, ma per me è molto faticoso".
Un gigolò british a Hollywood
Jude Law ha la fama di essere una star molto riservata, strenuo difensore della propria privacy e nemico dei paparazzi a cui in passato ha fornito materiale in abbondanza tra divorzi, tradimenti e colpi di testa sentimentali. Il suo distacco british sembra, però, essersi un po' allentato di fronte al calore italiano. Nel ripercorrere i punti salienti della propria carriera, l'attore si dispera di fronte alla scelta di mostrare la clip di Wilde in cui canta, lamentandosi delle scarse doti canore, e si ferma a riflettere a lungo in silenzio prima di ogni risposta. L'incontro si apre ricordando le collaborazioni della star con un importante regista americano, Steven Spielberg, che lo ha diretto in A.I. intelligenza artificiale. "Spielberg mi ha proposto di interpretare una sceneggiatura che espandeva un soggetto di Stanley Kubrick. Kubrick avrebbe dovuto produrre il film, ma è morto poco prima dell'inizio delle riprese. Lavorando con Steven, sono rimasto sorpreso nello scoprire quanto sia collaborativo. E' uno dei registi più importanti al mondo, eppure fin dall'inizio mi ha reso partecipe del processo creativo. L'idea di far ballare Gigolò Joe è stata mia, a Steven è piaciuta quindi ho dovuto seguire corsi di danza. Se devo scegliere un suo film citerei Incontri ravvicinati del terzo tipo. Da piccolo sono rimasto impressionato e spaventato dalla visione, in più contiene tutti gli ingredienti che hanno reso Spielberg famoso come autore".
Istinto e talento
L'occasione per ripensare al passato arriva con il ricordo di Anthony Minghella, che ha diretto Jude Law in tre pellicole, Il talento di Mr. Ripley, Ritorno a Cold Mountain e Complicità e sospetti. "E' la prima volta che rivedo i miei film da quando sono stati finiti" ammette l'attore. _"Ogni volta che mi rivedo farei molte cose diversamente, ma sono passati dieci, quindici anni. Ho un ricordo molto vago di ciò che cercavo di fare allora e con vent'anni di carriera alle spalle sono cambiato molto. Da adolescente mi affidavo all'istinto, che seguivo più delle indicazioni dei registi. Col tempo ho capito che tra gli aspetti più positivi del nostro lavoro è la possibilità di imparare sempre qualcosa di nuovo nel percorso di preparazione del personaggio, quindi sono riuscito a trovare il giusto equilibrio tra libertà creativa e disciplina.
Ho amato molto tutti i film in cui ho recitato e mi reputo fortunato. Se una persona non si diverte a fare un lavoro come questo, dovrebbe porsi delle domande. Io mi sento privilegiato a fare l'attore, quindi cerco di sfruttare al massimo questa opportunità che mi è stata data". Alla domanda se si diverte di più a interpretare ruoli di buono o cattivo, Jude Law puntualizza: "Quando un attore entra in un personaggio non lo giudica. Nessun cattivo si ritiene tale, ma è convinto che il vero cattivo sia l'eroe. Per creare un personaggio credibile, però bisogna entrare in contatto col suo lato oscuro"_.
Il cinema è questione di soldi
Avendo avuto il privilegio di collaborare con importanti autori e registi provenienti dal teatro, Jude Law riflette sulle eventuali differenze di metodo rispetto ai cineasti puri. "Sam Mendes è un regista che nasce dal teatro, ma quando ho lavorato con lui aveva già alle spalle il successo di American Beauty e aveva acquisito un metodo. E' un autore molto esperto, è attento a ogni dettaglio e quando abbiamo girato Era mio padre, abbiamo costruito insieme il mio personaggio. Dal momento che lavoravo a contatto con colleghi imponenti, anche sul piano fisico, ho deciso di farmi piccolo piccolo. Sono dimagrito e mi sono imbruttito per creare un contrasto, il tutto con l'aiuto di Sam. L'anno scorso ho lavorato con un altro regista teatrale, Michael Grandage, e lui è più legato di Sam alla modalità teatrale visto che abbiamo avuto una fase preparatoria con prove molto intense". Law ha avuto, inoltre, l'onore di interpretare il ruolo un tempo appartenuto a Michael Caine nel remake di Sleuth - Gli insospettabili che vede la firma dell'illustre Harold Pinter. "La proposta era una scusa per uscire a pranzo con Harold Pinter. Avevamo pochissimi soldi a disposizione, ma trovarsi nella stessa stanza con talenti come Pinter e Michael Caine è stato incredibile. Pinter ha accettato di sceneggiare il remake ed è stata una straordinaria esperienza, perché si cerca sempre di stare al passo con chi ha tanto talento". Riflettendo sulla differenza di metodo tra registi inglesi e americani, l'attore confessa lapidariamente che "in realtà si tratta di soldi. La qualità del lavoro non dipende dalla nazionalità del regista. Alcuni film che ho fatto vedevano coinvolti studios importanti, altri avevano mezzi limitati. Questo non si vede tanto dal risultato finale, ma dallo spirito con cui si aderisce a un progetto. Quando i soldi sono pochi, spesso si fanno le cose per amore. La personalità dei registi è ciò che conta, perché i film non sono dell'attore, ma del regista. Noi offriamo un piccolo contributo a un progetto più ampio".
Il perfetto equilibrio tra realismo e artificio
Prima di salutare il pubblico, a Jude Law viene chiesto di presentare una clip di uno dei film che sono più importanti per lui. La scelta cade sul capolavoro di Charles Laughton La morte corre sul fiume. _"Mia madre mi ha fatto vedere questo film quando avevo 17 anni e stava iniziando il mio amore per il cinema. Questo film mi ha fatto vedere quale risultato era possibile ottenere. Adoro la magia del teatro e il potere della fantasia, ma questo elemento non viene utilizzato a sufficienza nel cinema. Siamo ossessionati dall'idea di far sembrare tutto vero, ma non dobbiamo sottovalutare l'importanza della teatralità. La morte corre sul fiume crea un equilibrio perfetto tra realismo e artificio ed è molto triste pensare che lo studio non ha capito il film e non ha mai più fatto girare niente a Laughton"-.