Joika - A un passo dal sogno di James Napier Robertson è uno di quei film inaspettati. Un film che possiamo subito considerare (molto) meglio di come si potrebbe immaginare. Come se fosse un adrenalinico noir, ci tiene incollati sulla poltrona per due ore, trasmettendo tutto il dolore fisico e mentale di una protagonista altamente cinematografica nella sua controversia politica e atletica. Perché, oltre tratteggiare la storia vera della ballerina Joy Womack, prima donna statunitense a diplomarsi presso la ferrea Accademia del Bolshoi di Mosca, Joika è anche un tratteggio politico, un thriller umano, la sfida di una ragazza disposta a tutto (letteralmente) pur di ottenere ciò che vuole.
Perché, a discapito del sottotitolo italiano, qui non si tratta dei sogni. Joika mostra i lati oscuri e pericolosi delle ossessioni, degli scopi che diventano vera e propria linfa vitale. Come per dire: i sogni sono per i mediocri, mentre il successo è materia per pochi eletti. Con bravura, James Napier Robertson, ispirandosi al documentario Joy Womack: The White Swan, riesce a mantenere costante l'equilibrio, delineando il profilo oggettivo di una ragazza che ha sacrificato sé stessa in nome di una drammatica ambizione. Andando contro la sua famiglia, contro il suo Paese, contro la sua identità e, in un certo senso, sfidando l'establishment corrotto del balletto moscovita (il massimo del massimo), denunciando abusi, estorsioni e trame criminali, grazie ad un'esplosiva intervista rilasciata al quotidiano Izvestia.
Joika, la trama: la storia vera di Joy Womack
In un certo senso, la sceneggiatura di Joika - A un passo dal sogno inizia da lontano, andando poi velocemente al cuore della storia. Nella sua fluida e dinamica regia, James Napier Robertson inquadra la protagonista, Talia Ryder, senza mai mollarla un attimo. Che la Ryder fosse brava lo sapevamo (recuperate Mai raramente a volte sempre), ma Joika ne è ulteriore dimostrazione. Eccezionale nel trasmettere i nervi e le pulsioni della quindicenne Joy Womack che, partendo dal Texas, vola a Mosca con lo scopo di diventare la prima ballerina del Bolshoi. Non sarà facile.
Anzi, il cammino psico-fisico la porterà alla distruzione: sotto la guida rigida di Tatiyana Volkova (Diane Kruger, più brava di quanto dimostri), Joy si rende conto di quanto la competizione si violenta ed estrema. Ciononostante, non si arrende e va avanti: con i piedi a pezzi e le caviglie distrutte, si sposa per convenienza con un ballerino russo, in modo tale da poter ottenere la cittadinanza russa, teoricamente propedeutica per il diploma del Bolshoi. Ma non finisce qui: per diventare prima ballerina, Joy si scontra con il sistema corrotto, portando a denunciare la situazione. Nonostante sia "troppo americana" per la Russia, a diciannove anni diventerà la prima ballerina del Teatro del Balletto del Cremlino di Mosca.
Un ottimo film, tra politica e ferrea disciplina
Considerando gli annessi e i connessi contemporanei, stravolti da una geopolitica sempre più divisa e divisiva (anti-russa, anti-occidentale, anti-americana, anti-qualsiasi cosa), la storia vera di Joy sembra uscita da un'altra epoca, per misure e portata, e di conseguenza mostrandoci una figura incredibile nella sua lucida perseveranza e nella sua unicità. La digressione generale poi è sul balletto, che supera il concetto sportivo avvicinandosi di molto verso le sfumature di una disciplina maniacale e ortodossa, che non accetta compromessi né sbavature (James Napier Robertson è bravo a districarsi tra i deja-vù che ricordano Il cigno nero con Natalie Portman), figuriamoci nella fredda, rigida e austera Mosca, diametralmente opposta all'indole statunitense (e questa è la nota più forte di tutto il film, in un parallelo ben scritto).
In questo caso, il cinema livido di Joika stupisce per la precisione e per il tono, approcciandosi alla vicenda come se fosse un oscuro romanzo di formazione - e Talia Ryder si presta bene, mutando il corpo e la faccia, passando dal sogno all'incubo e viceversa. Dall'altra parte, se non si consce la storia di Joy Womack (ma per la Russia il suo nome sarà Joika), si resta effettivamente stupiti dalla sua forza, declinata in un film coinvolgente e sorprendentemente orrorifico nella sua complessiva visione. Il fim sfila via e resta impresso, tra sequenze epiche e, a volte, oniriche, portandoci in un climax che regge la tensione senza perdere di vista l'obbiettivo. Oltre il biopic, molto più simile ad un dramma umano, asfissiante nella rovinosa ricerca della perfezione
Conclusioni
La storia vera della ballerina Joy Womack che, dal Texas, vola a Mosca per diventare prima ballerina. Una storia d'altri tempi, la differenza tra sogno e ossessione, i confini di un pensiero occidentale che si scontra con quello russo. Come scritto nella recensione di Joika, il film è una livida sorpresa, interpretato da una grande Talia Ryder.
Perché ci piace
- La bravura di Talia Ryder.
- La storia, e i suoi risvolti.
- Il tono livido.
- Tensione costante.
Cosa non va
- Forse la parte centrale perde di ritmo.