Johnny Stecchino è un film che è un piacere rivedere. La pellicola di Roberto Benigni è diventata un cult e ci riporta indietro a un'epoca in cui il mattatore toscano sembrava mettere davvero d'accordo tutti. Johnny Stecchino usciva nel 1991 ed è stato in un certo senso l'apice di un percorso, da parte di Benigni, che, dopo una serie di film d'autore, era esploso pochi anni prima con Il piccolo Diavolo, nel 1988, e sarebbe proseguito con Il mostro, nel 1994. Sono una serie di film di cui Benigni era autore, protagonista e regista, che lo consacrarono come personaggio amatissimo dal pubblico. Era un Roberto Benigni che metteva davvero d'accordo tutti. Divertiva con gag irresistibili, in qualche modo riusciva anche a far riflettere, e sui media ironizzava su Berlusconi, che in quegli anni si stava affacciando sulla scena politica.
Era il Roberto Benigni prima de La vita è bella, il film con cui avrebbe alzato il tiro, firmando una storia intensa e irripetibile, dopo la quale niente sarebbe stato più come prima. Prima il flop del suo Pinocchio, poi il tentativo di riprendere la formula de La vita è bella con La tigre e la neve, raccontando gli orrori di oggi dopo quelli di ieri. E poi lo stop ai suoi film da regista. Il recente Pinocchio di Matteo Garrone ha forse segnato una nuova strada interessante da percorrere in futuro: Roberto Benigni potrebbe essere un ottimo attore, funzionale e misurato, anche in progetti di altri registi. Nel frattempo è diventato di moda criticare Benigni: per gli Oscar, secondo molti immeritati, per La vita è bella, per certe sue prese di posizione politiche, per i cachet delle sue apparizioni in tv. Rivedere Johnny Stecchino può essere il modo per lasciarsi alle spalle tutto questo, per capire quanto certe critiche non abbiano senso, per ricordarci che sì, abbiamo amato e amiamo Roberto Benigni: riscopriamo allora 5 scene cult del film.
La trama: Johnny Stecchino e la commedia degli equivoci
Johnny Stecchino, in fondo, è un film molto semplice. È la classica commedia degli equivoci (secondo alcuni è simile allo schema di Totò a Parigi di Camillo Mastrocinque), uno schema che tornerà, molto simile, anche nel suo seguente Il mostro. Dante (Roberto Benigni) è l'autista di un pulmino per ragazzi con sindrome di Down. È un brav'uomo, anche se prova a frodare la propria assicurazione e a volte ruba qualche banana... Nella sua vita entra una donna (Nicoletta Braschi), che comincia a frequentarlo, cambiargli il look (abiti eleganti e poi un neo sulla faccia) a chiamarlo Johnny. Quando la donna scompare e poi lo invita a Palermo, capiamo che è la moglie del perfido Johnny Stecchino, boss della mafia latitante, e che il suo piano è far uccidere Dante al posto di Johnny... La storia è semplice, ma costellata di gag strepitose, che qui sotto proviamo a ricordarvi. Ma Johnny Stecchino non è un film banale: con un sorriso, in maniera lieve, riesce a parlarci della mafia, in un anno, il 1991, delicatissimo. In Johnny Stecchino, insomma, c'era già un po' il Benigni de La vita è bella, in grado di usare il registro comico per parlare di temi ben più grandi.
La vita è bella: un viaggio nell'Olocausto tragicomico di Roberto Benigni lungo vent'anni
1. Allo zoo
Questa sequenza ci porta nella vita, semplice e tranquilla, di Dante. La sua quotidianità è condurre un pullmino per ragazzi con sindrome di Down, tra cui c'è il suo amico Lillo (Alessandro De Santis). Allo Zoo è una canzoncina che canta per intrattenerli durante il percorso. È un momento dolcissimo, che permette a Roberto Benigni di tirare fuori tutta la sua verve, la sua allegria naturale e contagiosa, e di coinvolgere la simpatia e la carica dei ragazzi, che partecipano al coro con i versi degli animali.
2. Le piaghe di Palermo
Arrivato a Palermo, Dante viene accolto dall'avvocato di Johnny Stecchino, interpretato da un grande Paolo Bonacelli, che gli fa da anfitrione nella città. "Questa era na bella città, ma ora è bellissima... il sole, il mare, i fichi d'india, Empedocle, Archimede.. Purtroppo siamo famosi nel mondo anche per qualcosa di negativo..." E qui inizia il viaggio, esilarante, tra le piaghe di Palermo. Ci si aspetta, che in ogni momento, venga citata la Mafia, invece... Gag strepitosa, e anche simbolo di una società che a lungo ha negato, non ha voluto vedere, né parlare.
3. La devi pagare!
Una delle scene più belle del film si svolge a Palermo, in un grande teatro. Dante ha in qualche modo preso il posto del boss Johnny Stecchino, cosa di cui è del tutto ignaro. Portato a teatro, viene "riconosciuto" dalle persone in sala. Credendolo il boss, cominciano a inveire verso di lui, indignate. "La devi pagare!". Dante crede che stiano parlando delle banane che ha rubato poco prima. La reazione è esilarante. Il suo monologo si chiude con l'ingenuo "Ma quanto costano le banane a Palermo?"
4. Questa viene dal Sud America
"Questa qui in Italia non si trova... viene dal Sud America. Con questa qui poi potrà mangiare tutti i dolci che vuole". Dante, ingenuo come sempre, crede sia una medicina per il diabete. È cocaina, ma l'avvocato, sempre teso a turlupinare Dante, gli aveva detto che si trattava di questo... Con la sua ingenuità, Dante riesce a sconvolgere un Cardinale, e, allo stesso tempo, inguaiare un ministro colluso con la Mafia. Gag impagabile per i tempi comici di Benigni, e per le reazioni degli attori che sono in scena con lui.
5. La medicina contro il diabete
"Se vai a Palermo, non toccare le banane, sono permalosi, ti sparano, ti ammazzano", dice Dante al suo amico Lillo, appena tornato da Palermo, memore di quello che gli era accaduto. Dante racconta al suo giovane amico quello che per lui è stata la Sicilia, ancora ignaro di quello che in fondo gli è successo. Ma il momento clou è quando dà a Lillo quella che crede ancora che sia davvero una medicina per il diabete. "Questa si piglia col naso.. poi puoi mangiare quanti dolci vuoi". La reazione di Lillo è di quelle che non si dimenticano. Ed è il gran finale di un film davvero indimenticabile.