Alla resa dei conti, il tuo lavoro consiste nel mantenere la gente sveglia: quello è il tuo compito. E poi raccontare una storia... e se alla gente piace, se ne ricorderà.
Il suo è uno di quei volti talmente particolari, così espressivi nella 'irregolarità' di quei tratti ben marcati, da catturare immediatamente l'attenzione dello spettatore. Che si tratti di ruoli da protagonista, da comprimario o da personaggio secondario, un attore come John Turturro raramente passa inosservato: pur con la sua aria da everyman, capace però di assumere sfumature bizzarre, stralunate o perfino sinistre, Turturro sa come rubare la scena o, più umilmente, come mettersi al servizio di volta in volta dello spirito del film nella maniera più adatta.
Ad accorgersene per primi sono stati Spike Lee e i fratelli Coen, che hanno cominciato a ingaggiare puntualmente l'attore newyorkese nel cast dei propri film fin da quando era poco più che trentenne. All'epoca, Turturro era un caratterista che già si destreggiava all'interno della "Hollywood che conta", ma appunto in piccoli ruoli: soltanto fra il 1985 e il 1987 ha l'onore di farsi dirigere da registi del calibro di William Friedkin, Ron Howard, Martin Scorsese, Woody Allen e Michael Cimino. A tre decenni di distanza, Turturro è uno dei nomi più rispettati del cinema d'autore americano ma anche europeo, con una filmografia vastissima alle spalle e pure un discreto curriculum in qualità di regista, con sei lungometraggi all'attivo.
Reduce dagli ultimi successi televisivi, John Turturro festeggia oggi sessant'anni e si accinge a farsi rivedere sul grande schermo in tre progetti molto diversi fra loro: la commedia indipendente Landline, presentata al Sundance Film Festival, il blockbuster Transformers - L'ultimo cavaliere e soprattutto la sua sesta pellicola da regista, Going Places, ideale spin-off del cult Il grande Lebowski, con lui stesso impegnato anche come attore al fianco di Susan Sarandon, Audrey Tautou e Bobby Cannavale. E noi, intanto, celebriamo il suo compleanno ripercorrendo, in ordine cronologico, cinque fra i ruoli più belli nella carriera di questo eccezionale interprete.
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1. Barton Fink - È successo a Hollywood (1991)
Dopo essersi fatto apprezzare, l'anno prima, nel gangster movie Crocevia della morte, nei panni di un personaggio infido e ambiguo, nel 1991 John Turturro torna a lavorare con i fratelli Coen, ma questa volta da protagonista, nel film che ne consacrerà definitivamente il talento: Barton Fink. Commedia nerissima, con venature surreali e grottesche, ambientata nella Hollywood dei primi anni Quaranta (uno scenario ripreso di recente dai Coen nello splendido Ave, Cesare!), Barton Fink vede Turturro nei panni del personaggio del titolo: uno stimato drammaturgo newyorkese che, dopo i consensi raccolti a Broadway, viene chiamato sulla West Coast, nell'assolata California, per scrivere il copione di un film hollywoodiano, una canonica storia di rivalsa ambientata nel mondo del pugilato... peccato che l'ispirazione (o piuttosto la mancanza d'ispirazione) spinga Barton da tutt'altra parte, facendolo entrare in contatto con strani individui. Ricompensato al Festival di Cannes 1991 con la Palma d'Oro e con il trofeo per la miglior regia, Barton Fink ha fatto conquistare a Turturro, indimenticabile nella parte di quest'intellettuale perennemente a disagio nella "città delle stelle", il premio a Cannes come miglior attore.
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2. Quiz Show (1994)
La sgradevolezza 'ordinaria' di Herb Stempel, alimentata nell'opinione pubblica da un sentimento più o meno latente di classismo e di antisemitismo, contrapposta alla fascinosa raffinatezza dell'intellettuale Charles Van Doren; e costituiscono due scelte di casting perfette i rispettivi interpreti di questi due personaggi, ovvero John Turturro e Ralph Fiennes, in Quiz Show, l'apprezzata pellicola diretta da Robert Redford nel 1994 e basata sul reale scandalo che nel 1958 travolse la trasmissione televisiva Twenty One. Ricostruzione della truffa che avrebbe portato a rimpiazzare il campione in carica del programma, Stempel, con il più avvenente e carismatico Van Doren, Quiz Show trova nella performance di Turturro uno dei suoi punti di forza: contraddistinto da un amalgama di livore, dignità ferita e desiderio di rivalsa, il suo Herb Stempel si rivela il personaggio più incisivo del film.
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3. Fratello, dove sei? (2000)
Fra gli irresistibili "idioti" del cinema dei fratelli Coen si può annoverare senz'altro il bislacco terzetto al centro di uno dei film di maggior successo di Ethan e Joel, ovvero Fratello, dove sei?, avventurosa commedia ambientata nel Mississippi degli anni Trenta. George Clooney, nei panni dello scaltro galeotto Ulysses Everett McGill, è il capofila di un cast che vede come comprimari John Turturro e Tim Blake Nelson nella parte di due suoi compagni di prigione, che assieme a Ulysses si imbarcano in una ricambolesca evasione e insieme attraversano lo Stato, prima spacciandosi per un gruppo musicale e poi tentando di sfuggire a un'orda di membri del Ku Klux Klan. E nel ruolo di Pete Hogwallop, "criminale da strapazzo" con l'ambizione di aprire un ristorante e talmente 'fesso' da farsi abbindolare di continuo, Turturro si conferma un attore in grado di destreggiarsi con la massima disinvoltura fra i registri della commedia e della farsa.
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4. Mia madre (2015)
Da sempre interessato al cinema italiano, e già protagonista, nel 1997, della trasposizione de La tregua ad opera di Francesco Rosi, due anni fa John Turturro ha affiancato Margherita Buy nella più recente pellicola diretta dal 'nostro' Nanni Moretti, il bellissimo Mia madre. Ancora una volta abilissimo nel mettere in mostra le proprie doti di interprete brillante senza però scivolare sopra le righe o sconfinare nello stereotipo, Turturro si immedesima nel ruolo di Barry Huggins, attore hollywoodiano ingaggiato in Italia per recitare in Noi siamo qui, dramma a sfondo sociale diretto dalla regista Margherita; tuttavia il narcisismo strabordante di Huggins, e la sua difficoltà a ripetere correttamente le battute del copione, provocheranno un bel po' di problemi sul set. E ovviamente, i furiosi duetti fra Turturro e la Buy portano una ventata di grande comicità all'interno di un film profondamente malinconico.
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5. The Night Of (2016)
Dal cinema alla televisione con una performance che, appena qualche mese fa, ha incantato il pubblico e la critica: quella nella parte di John Stone, un avvocato newyorkese un po' spiantato che decide di assumere la difesa di Nasir Khan, un ragazzo di famiglia pakistana arrestato e accusato di un terribile omicidio e con una valanga di prove che sembrano inchiodarlo. Co-protagonista, accanto al giovane Riz Ahmed, di The Night of, superba miniserie in otto episodi trasmessa dalla HBO, che fonde poliziesco, dramma carcerario e racconto giudiziario, John Turturro disegna un ritratto magnificamente delineato dell'avvocato Stone: un uomo solitario e disilluso, sospeso fra il disincantato cinismo tipico della sua professione e un senso fiducia nella giustizia che riuscirà miracolosamente a trasmettere al proprio cliente. Ancora una volta, Turturro sa come far emergere i lati più umani di un individuo in cui convivono squallore e nobiltà d'animo, intelligenza e frustrazioni, regalando una delle migliori prove di tutta la propria carriera.