In genere, quando si pensa allo spionaggio letterario, cinematografico e televisivo, vengono in mente titoli e personaggi associati ad una sana componente action: James Bond, Jason Bourne, Jack Ryan, la saga di Mission: Impossible, Alias, e così via. Ben diverse sono le atmosfere che si respirano nei romanzi - e nei relativi adattamenti - di John Le Carré, scrittore inglese che predilige atmosfere grigie, ambiguità morale e duelli a base di dialoghi anziché sparatorie.
Una formula non esattamente commerciale, ma che ha comunque fornito lo spunto per film e miniserie televisive di qualità e successo. Il più recente, Il traditore tipo, arriva nelle nostre sale il 5 maggio, poco dopo la messa in onda italiana di The Night Manager, che ha già conquistato il pubblico inglese, americano e tedesco (i primi due episodi sono stati mostrati in anteprima alla Berlinale). Un'occasione ghiotta per ricordare quanto il nome di John Le Carré sia importante per un certo tipo di cinefilia.
Dalla vita alla pagina
Nato nel 1931, David Cornwell (questo il vero nome dello scrittore) ha inizialmente lavorato come insegnante, forte di una laurea in Lettere ad Oxford, prima di essere reclutato dai servizi segreti britannici nel 1958. Su suggerimento di un collega si è dato alla scrittura, con l'obbligo di uno pseudonimo - John Le Carré, appunto - per questioni di sicurezza. Nel 1961 viene dato alle stampe Chiamata per il morto, seguito da Un delitto di classe nel 1962 e La spia che venne dal freddo nel 1963. Nel 1964 Le Carré lascia lo spionaggio per diventare scrittore a tempo pieno, soprattutto per via delle azioni di Kim Philby, doppiogiochista al servizio del KGB che servirà da ispirazione per uno degli antagonisti de La talpa, pubblicato nel 1974. Ad oggi Le Carré ha scritto ventitré romanzi, di cui solo uno (Un ingenuo e sentimentale amante, 1971) al di fuori del genere spionistico.
George Smiley, l'alter ego
La creatura più nota del romanziere è senza ombra di dubbio George Smiley, personaggio parzialmente autobiografico che ha accompagnato praticamente tutta l'opera di Le Carré fino alla conclusione della Guerra Fredda (nel 1990, ne Il visitatore segreto, lo ritroviamo pensionato), apparendo in otto libri a partire da Chiamata per il morto. Dal 1965 ad oggi ben cinque attori hanno prestato il volto alla celebre spia, a cominciare da Rupert Davies ne La spia che venne dal freddo, seguito un anno dopo da James Mason in Chiamata per il morto di Sidney Lumet, anche se per questioni legali il personaggio si chiama Charles Dobbs nel secondo lungometraggio. Denholm Elliott lo ha interpretato sul piccolo schermo nel 1991, ma le due versioni più famose sono quelle di Alec Guinness, protagonista delle miniserie Tinker, Tailor, Soldier, Spy (1979) e Smiley's People (1982), e Gary Oldman, che nel 2012 ha conquistato la sua prima nomination all'Oscar grazie a La talpa.
"Sarto" di qualità
Al di fuori di Smiley, gli adattamenti di Le Carré faticano a farsi notare dal pubblico e/o dalla critica fino al 2001, l'anno in cui esce Il sarto di Panama, di cui lo scrittore firma anche la sceneggiatura insieme al regista John Boorman. Dotato di un'atmosfera più leggera e a tratti giocosa rispetto ad altre trasposizioni delle opere dell'autore, il film contiene anche l'esordio cinematografico di Daniel Radcliffe e si regge soprattutto sulle brillanti interazioni fra Geoffrey Rush e Pierce Brosnan, all'epoca ancora coinvolto nel franchise di Bond e visibilmente felice di poter interpretare un altro genere di spia.
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Nel 2005 esce The Constant Gardener, presentato in concorso alla Mostra di Venezia - come La talpa sei anni dopo - e vincitore di un Oscar per la performance di Rachel Weisz. Diretto dal brasiliano Fernando Meirelles, The Constant Gardener inaugura anche un "filone" di registi non-anglosassoni per i film tratti da Le Carré, portato avanti da La talpa, firmato dallo svedese Tomas Alfredson, e La Spia - A Most Wanted Man, affidato all'olandese Anton Corbijn. Questa tendenza si manifesta anche sul piccolo schermo, poiché i sei episodi di The Night Manager sono tutti diretti dalla danese Susanne Bier (per Il traditore tipo si è invece "tornati all'ovile" con la britannica Susanna White).
La spia perde il pelo, ma non il vizio
Oltre a partecipare agli adattamenti, da alcuni anni, come produttore esecutivo, anche con l'aiuto dei figli (in un articolo dedicato all'argomento, il mensile Empire ha parlato addirittura della possibilità di un "John Le Carré Cinematic Universe", partendo dal presupposto che The Night Manager e Il traditore tipo siano ambientati nello stesso mondo audiovisivo), Le Carré si diverte anche a fare piccole apparizioni come attore, celandosi in alcune occasioni dietro il suo vero nome nei credits. Non è facilissimo individuarlo ne La talpa (persino alcuni amici dello scrittore avrebbero faticato a riconoscerlo la prima volta), mentre in The Night Manager - per l'esattezza nel quarto episodio, nei panni di un cliente in un ristorante - ha l'occasione di interagire con Tom Hiddleston.
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