Big Fish. Charlie's Angels. La fabbrica di cioccolato. La sposa cadavere. Frankenweenie. Aladdin. Cos'hanno in comune questi film? La penna che li ha scritti, ovvero quella di John August, all'anagrafe John Tilton Meise, classe 1970 nato e cresciuto in Colorado e poi laureatosi in California. Ospite dell'AVP Summit in Calabria, ha partecipato a vari panel per portare la sua testimonianza, unica e diretta, sullo sciopero degli sceneggiatori che ha fermato per mesi lo scorso anni gli Stati Uniti (e il resto del mondo). Una delle cause e richieste al tempo? La tutela verso i pericoli dell'intelligenza artificiale.
Intervista a John August
Lo sceneggiatore ha avuto l'occasione di lavorare con vari registi, ognuno diverso. Tim Burton si fida molto dei vari dipartimenti, che sia Colleen Atwood per i costumi, oppure il direttore della fotografia, o ancora per lo sceneggiatore, che lui considera l'Head of Story: "Ad esempio per La fabbrica di cioccolato è venuto da me con il romanzo di Roald Dahl - io lo avevo molto amato da piccolo - e mi ha spiegato che voleva esattamente il libro e qualunque altro elemento fosse necessario per ottenere quel risultato in modo che avesse un senso. Non è stato quindi assillante o troppo preciso nelle indicazioni, ho sentito la responsabilità di consegnargli uno script per un film che fosse pronto, e così è andata, ed è davvero inusuale per uno sceneggiatore".
Continua "Per Big fish - Le storie di una vita incredibile ad esempio avevo già scritto prima ancora che Tim arrivasse a bordo del progetto. In quel caso approvò immediatamente lo script e ci fu solo una conversazione più approfondita che avemmo durante le riprese. Riguardava la sequenza della nascita di Edward Bloom che non riuscivamo a girare in Alabama dov'era il set. E lui ebbe l'idea del piccolo che scivola fuori dalla madre. Ci furono solo pochi altri piccoli cambiamenti. Solitamente uno sceneggiatore si adatta a cosa vogliono regista e produzione invece con lui non è stato per niente così".
Anche Tim Burton quest'anno farà un sequel, partecipando al trend del momento di riportare in auge successi di parecchi anni fa (in questo caso 36), Beetlejuice Beetlejuice, dove ha coinvolto i creatori di Mercoledì (di cui sta girando la seconda stagione). "In realtà lui ha già fatto sequel in passato. Batman - il ritorno è un film incredibile. Sono molto curioso di vedere cosa avrà tirato fuori questa volta, il mio amico Alfred Gough ha scritto la sceneggiatura insieme a Miles Millar. In questo caso può essere un'occasione per re-introdurre il protagonista per la prima volta alle nuove generazioni. Un personaggio molto particolare e affascinante, tra l'altro il musical di Beetlejuice è stato un successone ed è stato la dimostrazione di come si scoprano nuovi aspetti su un personaggio quando lo si trasporta in un altro medium".
Viviamo in un'epoca di reboot e remake. E se ammazzassero la creatività con questa costante nostalgia di guardare al passato piuttosto che al futuro? "Penso che siamo fin troppo preoccupati del budget oramai quando scriviamo qualcosa quindi tendiamo ad andare sul sicuro, a tornare su un brand già esplorato, con versioni alternative di prodotti del passato, quindi può essere frustrante e rischiamo di non andare mai più avanti ri-esplorando il passato. Detto questo ci sono momenti e tempi in cui può essere utile prendere una storia classica e re-interpretarla per le nuove generazioni. Quando ho lavorato a remake e simili mi sono sempre chiesto 'Qual è l'opportunità di raccontare questa storia adesso'? Ad esempio per La fabbrica di cioccolato il film con Gene Wilder era molto lontano dal libro originario, così presi l'occasione al volo per portare quella storia sullo schermo praticamente per la prima volta".
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I live action della Disney e gli Angeli di Charlie
John August ha partecipato anche ad un altro trend, i remake in live action Disney: "Per Aladdin ad esempio ho guardato ai live action precedenti, soprattutto Cenerentola, e mi è sembrata l'opportunità per riempire di umanità e logica questi personaggi di fantasia. È stato frustrante per alcuni aspetti come progetto ma sono contento di altri elementi che siamo riusciti a tirare fuori, come il rapporto tra Aladdin e il Genio, o ancora la funzione di Jasmine nella storia, non una mera Principessa da salvare ma un personaggio con un proprio obiettivo". Queste produzioni Disney non sono forse un segnale di stanchezza creativa? "Ad un certo punto finiranno i titoli da poter reboottare (ride). Bisogna trovare un equilibrio tra re-immaginazione e nuovo corso creativo. Penso che Disney se ne sia resa conto e ora stia facendo qualcosa in quella direzione".
Lo sceneggiatore ha lavorato anche ai due Charlie's Angels con protagoniste Cameron Diaz, Lucy Liu e Drew Barrymore in un'epoca in cui i remake non andavano ancora di moda: "Fu un sogno perché eravamo i primi, potevano proprio sentire il mood di realizzare un film su quelle eroine e capire come muoverci. Capire chi erano gli Angeli, perché eravamo fieri di loro. Le ho sempre descritte come i figli di tua sorella che hanno vinto le Olimpiadi: sei fiero di loro ma allo stesso tempo sono impegnativi (ride). Avevamo bisogno di una trama, un villain. Ho scritto tra le scene più difficili della mia carriera per loro perché dovevano servire a vari scopi: le loro sottotrame singole, i loro interessi amorosi e obiettivi, l'action, i plot twist. Una vera sfida".
Lo sciopero degli sceneggiatori
John August ha combattuto molto insieme ad altri per lo sciopero del 2023 da parte della WGA (Writers Guild of America), ovvero il sindacato degli sceneggiatori. Eppure è ancora così difficile far passare l'idea che questi ultimi siano la linea della catena di montaggio dell'audiovisivo più importante, sia all'industria che al pubblico. "Penso che gli studios oramai abbiano riconosciuto che ciò che chiamano IP (intellectual property, ndr) ad un certo punto è stata scritta da qualcuno e ciò a cui lavorano sono parole su carta. L'aspetto più importante che abbiamo cercato di far capire loro durante le negoziazioni è stato che oltre l'IP e la corporate, si basava tutto sulla visione individuale e sull'autorialità. Bisognava essere sicuri che ciò che crea l'IA non fosse considerato scrittura. Ci siamo dovuti battere per questo e quando è iniziato lo sciopero molti scrittori, sceneggiatori, anche giornalisti sono venuti da noi poiché hanno realizzato che non erano protetti su questo aspetto, a rischio di venire rimpiazzati da 'macchine' che fanno il loro lavoro. Tutti dovranno pensare a questo nei prossimi mesi e anni".
La durata dei nuovi accordi fino al 2026. E a quel punto? "Il mio sospetto è che quando abbiamo negoziato l'anno scorso gli studios non sapevano bene come sarebbe stato il futuro, e tuttora in realtà non sappiamo dove ci porterà l'IA. Non avremmo potuto anticipare la crescita di sistemi come Sora capaci di creare immagini e video dal nulla. Cosa succede quando un prodotto audiovisivo sembra non avere una scrittura di partenza? Non so bene quali potranno essere le nuove richieste tra due anni, ma so che la chiave fino a quel momento sarà capire di quali nuove protezioni abbiamo bisogno per tutelare il nostro lavoro".
All'AVP Summit lo sceneggiatore ha dichiarato che è difficile definire cosa sia soggetto a copyright dato che molte IP non lo sono: "Un buon esempio è una nozione che va oltre il copyright ovvero l'unfair trade e un fair business advantage. Negli Usa c'è la Federal Trade Commission, ed esiste il corrisponde europeo che dovrebbe avere delle polizze simili. Se qualcuno può creare una versione IA di John August per scrivere qualcosa, diviene un paradosso folle perché vorrebbe dire competere con me stesso. Un buon soggetto per un film, ora che ci penso (ride). Su Amazon vediamo già quest'aspetto, con degli scrittori che si ritrovano romanzi con il loro nome non scritti da loro ma da un'IA, nel loro stile oppure basati su del loro materiale, sequel di libri che non hanno mai realizzato e così via. Saranno sicuramente questi i punti di partenza delle nuove negoziazioni quando sarà il momento. Bisognerà che ci sia un intervento federale e internazionale, un pensiero governativo per gestire queste cose. Non bisogna bloccare l'innovazione ma bisogna anche ricordarsi che il copyright e i trademark servivano proprio ad incoraggiare l'innovazione e a ricordarci di non abbandonare quell'idea completamente, nella ricerca del capitalismo a tutti i costi".
Il futuro dell'IA
Lo sceneggiatore ci è sembrato insomma più preoccupato che ottimista a proposito dell'intelligenza artificiale. "Noto da solo che mentre parlo di questi argomenti cerco di non usare la parola 'strumento', bensì 'tecnologia'. Perché un martello è uno strumento: nessuno è contro i martelli, eppure tutti riconosciamo che possa essere usato come un'arma. Voglio essere sicuro che ci rendiamo tutti conto che si tratta di una tecnologia potente che può fare cose meravigliose ma che allo stesso tempo non ci dimentichiamo del potenziale dannoso. Una cosa è guardare gli incredibili video generati dall'IA e dobbiamo anche chiederci il loro impatto sul sistema già esistente e la sua sostenibilità. Similmente cerco di non usare il termine 'scritto' parlando di intelligenza artificiale perché banalmente non lo fanno. Piuttosto, 'generano' qualcosa. Non voglio de-personalizzare l'identità di un autore che pensa su carta (o pc che sia) con qualcosa che non ha coscienza. I pericoli sono la disinformazione a riguardo, la mal-appropriazione porta alla mal-rappresentazione su quanto la scrittura sia a tutti gli effetti una professione. La distruzione per me sarà inevitabile e l'IA può essere utile ad esempio per riassumere informazioni in molto meno tempo, però bisogna stare attenti a ciò che si giustifica. Quando si tratta però di prendere decisioni e analisi critica c'è una ragione se cercano un essere pensante che possa considerare vari aspetti".
Il futuro di John August
I nuovi progetti dell'autore? Una serie tv fantasy da un universo espanso in arrivo che spera riusciranno a piazzare in streaming: "È un periodo florido per il genere ma anche difficile per i paragoni che nascono necessariamente, facendo partire un po' svantaggiati, ma sono fiducioso". Ha poi due nuovi film all'attivo. Ha amato lavorare nell'animazione tradizionale perché è una sfida ma purtroppo le case di produzione non accettano un contratto della WGA quindi spera di trovare un'azienda che lo faccia. Dita incrociate. Del resto ha lavorato a titoli come La sposa cadavere, Frankenweenie, Titan A.E.: "Penso che l'animazione sia un linguaggio incredibile e meritevole perché tratta gli sceneggiatori con il rispetto che meritano._"