C'erano una volta i mogwai, teneri esserini pelosi dagli occhioni dolci in grado di dispensare tanto affetto. Per tenerli con sé bastava seguire alcune semplici regole: non esporli alla luce, non bagnarli con acqua, non nutrirli dopo la mezzanotte. Naturalmente, come in ogni fiaba che si rispetti, le regole vengono stabilite per essere infrante e, in seguito ad alcune scorribande notturne a base di vivande proibite, i mogwai si sono moltiplicati a dismisura evolvendosi in gremlins, mostriciattoli verdi che al posto del pelo sfoggiano una pelle spessa e squamosa, corredata di zanne e di due enormi orecchie da pipistrello. Naturalmente il mucchio selvaggio di gremlins a piede libero non poteva non provocare danni a non finire, seminando il panico tra i malcapitati inquilini dei mostriciattoli. Ma è così che si diverte il regista Joe Dante: seminando il caos.
Lo spirito anarchico di Joe Dante si manifesta nella maggior parte delle sue opere insieme a quell'eclettismo, altra dote essenziale del cineasta del New Jersey, che lo spinge a mescolare orrore e humor. Il marchio di fabbrica del regista - tratto che lo accomuna al collega John Landis - è la capacità di strappare risate nei momenti di massimo raccapriccio, ma mentre l'approccio di Landis è più intellettuale e raffinato, Dante rivendica con orgoglio la sua cinefilia ruspante e la vocazione artigianale. Non per nulla, il suo maestro è il vate Roger Corman, scopritore di talenti dal fiuto infallibile. Tanto è legato Joe Dante al suo mentore da aver deciso, raggiunta la soglia dei 70 anni, di dirigere un biopic a lui dedicato,The Man with Kaleidoscope Eyes, che entrerà in lavorazione nei prossimi mesi.
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Quando l'orrore è tutto da ridere
La carriera di Joe Dante è caratterizzata da alti e bassi. A differenza di altri pupilli di Roger Corman, il regista spesso ha faticato a portare a termine i propri progetti, ha vissuto lunghi periodi di inattività e ha sperimentato il ping pong tra piccolo e grande schermo senza che le avversità produttive affievolissero minimamente la sua passione. A cavallo tra cinema indipendente e studios, Joe Dante ha indovinato enormi successi (costato 11 milioni, Gremlins ne ha incassati oltre 153), e ha sperimentato l'onta del flop, ma ha avuto la fortuna di godere della spinta propulsiva della New Hollywood che, tra gli anni '60 e '70, ha rivoluzionato l'industria americana.
Montatore, produttore, regista, attore alla bisogna, il cammino di Joe Dante si intreccia con quello di tanti nomi importanti dell'entertainment hollywoodiano, da Steven Spielberg, la cui hit Lo squalo lo ha ispirato al punto di rielaborare lo spunto in maniera originale dando vita a Piranha, a Chris Columbus, che ha firmato la sceneggiatura di Gremlins, da Ron Howard, di cui ha rimontato l'esordio Attenti a quella pazza Rolls Royce, a John Sayles, autore di Piranha e L'ululato. Regista di genere amante dei B movie, cresciuto a pane e horror Universal, Joe Dante non ha mai sentito il bisogno di rivendicare un'origine alta della sua opera, ma ha preferito rimboccarsi le maniche dopo ogni fallimento, rialzando la testa e gettandosi a capofitto in nuovi progetti. Talvolta, tra horror e commedie, ci ha regalato qualche perla spiazzante come il tv movie La seconda guerra civile americana, satira politica che punta il dito contro il sistema americano di gestione degli immigrati e delle minoranze etniche.
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Piranha, licantropi, mostriciattoli ed ex fidanzate
La prima vera regia di Joe Dante è Piranha. Dopo il colpo di fulmine per Lo squalo, Dante ripropone una personale versione del pericolo che arriva dall'acqua realizzando un horror satirico in cui l'esercito americano è il vero villain. I voraci piranha sono, infatti, il frutto di esperimenti genetici militari volti a generare pesci famelici capaci di sopravvivere nelle gelide acque dei fiumi della Corea del Nord. Operazione simile a quella compiuta, qualche anno dopo, con L'ululato, arguta sintesi del mito del lupo mannaro che, in più, presenta novità significative a livello di effetti visivi. L'ululato è, infatti, il primo film in cui avviene una trasformazione a vista da uomo a lupo, dato che precede di pochissimo Un Lupo mannaro americano a Londra. A spifferare a Dante l'idea coltivata per anni da John Landis della trasformazione a vista è Rick Baker, il mago del make up inizialmente contattato per L'ululato come consulente.
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Se in Gremlins Joe Dante sfoga il suo gusto dissacratorio e l'amore per il ritmo forsennato, la partecipazione al corale Ai Confini della Realtà lo mette a confronto con gli stili di Steven Spielberg, John Landis e dell'australiano George Miller. Anni dopo il regista coronerà la passione per le antologie orrorifiche sul piccolo schermo partecipando alla serie di culto Masters of Horror con due episodi: il pacifista Candidato maledetto, dura critica nei confronti dello sfrenato militarismo americano, e Contro natura, in cui gli uomini, controllati da una razza aliena che vuole sterminare la specie umana, fanno fuori tutte le le donne.
Dopo il classico The Hole in 3D, Joe Dante tornerà alla horror comedy nel 2014 con il vivace Burying the Ex, che vede Anton Yelchin diviso tra due donne, l'affascinante Olivia (Alexandra Daddario) e la rigida ex fidanzata zombie (Ashley Greene) che non vuole saperne di lasciarlo in pace. Al regista va, inoltre, il merito di aver prodotto Trailers from Hell, webserie in cui illustri registi commentano i trailer horror più rari, e di aver diretto per Netflix la webserie interattiva Splatter, in cui il suicidio in diretta di una rockstar costringe i parenti a riunirsi per la lettura del testamento. Spetterà al pubblico decidere chi far vivere e chi eliminare.
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La cinefilia nel sangue
Nel 1985, dopo il successo commerciale di Gremlins, a Joe Dante viene affidata la regia di Explorers, script che circola da tempo a Hollywood. Il regista stesso racconterà di essere stato scelto perché era in una rara fase in cui il suo nome "era presente nella mente dei produttori". Con Explorers Dante abbandona l'horror per addentrarsi nel terreno della fantascienza avventurosa, campo congeniale all'amico Spielberg. La produzione, che segna il debutto di Ethan Hawke e River Phoenix, subisce un'accelerazione improvvisa da parte dello studio costringendo il cast e la crew a lavorare a ritmi forsennati usando set in cui la vernice era ancora fresca. Il botteghino boccia il film che però, col passare del tempo, diventerà un cult.
Quattro anni dopo ecco arrivare un'altra perla, L'erba del vicino, pellicola misconosciuta se non fosse per la presenza delle star Tom Hanks, Bruce Dern e Carrie Fisher. L'esilarante dark comedy segue le gesta di tre vicini di casa che, insospettiti dall'arrivo dei nuovi arrivati, i misteriosi Klopek, si improvvisano investigatori privati creando caos e imbarazzi alle loro scettiche consorti. Nell'affascinante Matinee (1993) Joe Dante riesce a dare sfogo alla sua passione cinefila e all'amore mai sopito per il cinema degli anni '50, raccontando la storia di uno spregiudicato produttore di B movie (John Goodman) che sfrutta il clima di paura generato dalla crisi di Cuba per lanciare il suo Mant!, horror trash incentrato sul terrore dell'atomica. Il film mette in scena l'apogeo del cinema low budget ricco di inventiva, quello stesso cinema in cui Joe Dante si è formato e che ancor oggi che si barcamena tra film e serie tv fatica ad abbandonare. Quel sapore artigianale che lo fa essere non solo maestro dell'orrore, ma anche maestro di invenzioni ed effetti speciali, come testimoniano i gadget custoditi nel suo mitico garage in cui l'accesso è permesso solo a pochi fortunati collaboratori, per i quali non possiamo non provare un po' di sana invidia.