A trent'anni dall'uscita in sala di E.T. L'Extraterrestre, l'opera cinematografica che più di ogni altro ha sdognatato la figura della creatura dell'altro mondo, regalandole una dolcezza ed un candore più che umani, arriva dall'Inghilterra il lungometraggio che per così dire rimette le cose a posto, restituendo agli alieni la loro dimensione mostruosa e soprattutto trasformando in eroi una gang di irresponsabili adolescenti. Il miracolo è riuscito a Joe Cornish, sceneggiatore e comico britannico, autore di Attack the block - Invasione aliena, in uscita nazionale domani, mercoledì 30 maggio, grazie a Filmauro. Premiato in mezzo mondo, da Toronto a Torino, passando per Los Angeles e Bologna, il film di Cornish, sostenuto dalla Big Talk Productions di Hot Fuzz e Scott Pilgrim vs. the World, è un riuscito pastiche di sci-fi e horror, raccontato con toni umoristici degni di una commedia. I protagonisti assoluti, oltre al branco di pelosi e neri extraterrestri, piombati su Londra per un non meglio identificato motivo, sono proprio i ragazzini della periferia della Capitale che rispediscono al mittente gli invasori; non irreprensibili nei comportamenti (rubano e spacciano), vittime dell'indifferenza degli adulti, Moses, Brewis, Jerome, Biggz e Dennis fanno fronte unico di fronte al nemico e in una lunga e dettagliata battaglia per la sopravvivenza scopriranno per cosa valga davvero la pena vivere, ossia quel momento di vera gloria capace di riscattare un'intera esistenza. Gioviale e disponibile esattamente come lo immaginavamo, Joe Cornish ha incontrato la stampa al teatro 16 di Cinecittà, poco prima di affrontare pubblico e studenti della NUCT, la Scuola Internazione Cinema e Televisione.
Signor Cornish, lei ha vissuto la sua giovinezza in uno quartiere di periferia simile a quello in cui è ambientato il suo lavoro?
Un quartiere popolare sì, ma non di certo in uno di quei block che si vedono nel film. La mia era una casa molto carina e i miei genitori molto bravi. Questo genere di contrasti è una cosa molto frequente per chi vive a Londra, che è una città caratterizzata da una molteplicità di stili. Come Roma è stata bombardata durante la Seconda Guerra Mondiale, per questo accanto alle tipiche case vittoriane sono stati costruiti questi edifici molto popolari.
Ho sempre amato certi film degli anni '80 come E.T. L'Extraterrestre o Gremlins, opere in cui si riuscivano a mescolare realismo e fantasia. Il punto è che certe storie erano sempre e solo ambientate in America e mi piaceva l'idea di trasportarle in Europa ed in particolare in Inghilterra. La nostra è una tradizione culturale che ha sempre dato una grande importanza al genere fantasy. Come si fa a prescindere da serie televisive come Doctor Who? Da ragazzino lo vedevo religiosamente. Dal punto di vista cinematografico però qualcosa si è inceppato, non a caso il cinema britannico è sempre stato considerato molto realista, politico, basti citare i nomi di Ken Loach, Mike Leigh, o opere innovative come Fish Tank. Adesso, grazie al lavoro di registi come Duncan Jones, Gareth Evans, Neil Marshall, qualcosa sta cambiando e volevo che Attack the block si inserisse in questa sorta di revival, portando in più azione, avventura, divertimento. L'ambientazione del film è estremamente realistica, certo, ma è un punto di partenza per raccontare qualcosa di completamente diverso.
Anche gli alieni, pelosi e neri, sembrano molto realistici...
E' merito della mia gatta. E' tutta nera e quando ha la luce di spalle sembra un pupazzo fatto di ombre. Le sono molto grato per avermi ispirato e grazie a questo suggerimento si è guadagnata molto cibo extra.
A proposito di suggestioni televisive e di mescolanza tra realismo e science fiction, cosa ne pensa di un fenomeno come Misfits?
Non ho mai visto Misfits, anche se in molti mi hanno detto che è una serie bellissima. Credo che sia impossibile per gli scrittori di oggi ignorare certe realtà urbane, e anche io ho lavorato in tal senso, cercando elementi 'fantascientifici' in un contesto molto crudo. Le torri che si vedono nel film mi fanno pensare a delle navicelle, così come i vestiti indossati dai ragazzi che vanno sempre in giro incappucciati rimandano all'immagine dei samurai, per non parlare del loro linguaggio che in certi momenti ricorda lo slang di Arancia Meccanica.
Ha subito pensato di dirigere il film o la scelta di firmare anche la regia è arrivata in un secondo momento?
Anche se i soldi li ho fatti facendo ridere e lasciando che gli altri ridessero di me, ho sempre voluto dirigere un film. Quindi...
Il mio prossimo lavoro sarà sempre un fantasy, di cui però non posso parlarvi, a costo di sembrarvi noioso.
E se le proponessero di cedere i diritti del film per un remake americano, come reagirebbe?
Magari! Sarebbe una cosa bellissima. Prenderei soldi senza fare assolutamente nulla, mentre altre persone lavorano al posto mio. In effetti siamo stati avvicinati da un paio di persone...
Giocando nel campo delle ipotesi, quale regista sceglierebbe?
Sceglierei sicuramente Walter Hill, anche se capisco che per lui potrebbe essere deprimente, ma se il film c'è è proprio grazie alle sue opere. In un mondo perfetto comunque al mio remake lavorerebbero insieme Steven Spielberg, James Cameron, Joe Dante e John Carpenter. Oltre a Hill, naturalmente.
E una futura collaborazione con J.J. Abrams, la considera un'ipotesi seria?
J.J. Abrams si è complimentato con me e ha parlato benissimo del film, ma a parte questo non c'è stato nessun incontro per future collaborazioni, ma non nego che sarebbe molto interessante.
Le piace l'idea di aver creato una sorta di factory assieme a Nick Frost e Simon Pegg?
Con Nick e Simon siamo soprattutto amici, però se cercate una definizione, allora sì, possiamo essere una factory. Non mi disturba l'idea di immaginarci a lavorare in una fabbrica dove indossiamo tutti le stesse uniformi e dei cappelli strani. Sono sicuro che produrremmo una poltiglia di film di generi diversi, tutti mescolati assieme.