Il 7 gennaio 1971 nasceva l'attore statunitense Jeremy Renner. Proprio in questi giorni, l'interprete è finito al centro dell'attenzione per via di un incidente domestico che lo ha costretto a un intervento di emergenza in ospedale. Le condizioni non sono assolutamente da sottovalutare, eppure la sua situazione clinica dovrebbe essere stabile. Focalizzandoci però sulla sua carriera, Renner ha avuto modo di collaborare con molti interessanti autori del panorama internazionale (come Tony Gilroy, Brad Bird o Taylor Sheridan) e interpretare ruoli indimenticabili. Soprattutto negli anni più recenti, il nome di Renner si è reso via via sempre più noto grazie alla partecipazione all'interno del Marvel Cinematic Universe. Il suo Occhio di Falco infatti è stato molto apprezzato da critica e fan di tutto il mondo, e sicuramente la sua presenza nei film dedicati agli Avengers ha contribuito non poco alla crescita della sua carriera.
Tuttavia, al di là di questi prodotti mainstream e di grande richiamo, Jeremy Renner ha preso parte a progetti d'impatto minore ma assolutamente da non sottovalutare dal punto di vista qualitativo. Il fatto curioso, però, è che spesso la sua presenza in queste pellicole non viene ricordata dai più. Abbiamo quindi deciso di porgere i nostri personalissimi auguri di buon compleanno (e di buona guarigione) a questo attore e ci siamo divertiti a raccogliere in ordine cronologico cinque film imperdibili a cui ha preso parte ma in cui la maggior parte degli spettatori non lo ricorda presente nel cast.
1. The Hurt Locker (2008)
Per chi non lo ricordasse, si tratta di un film che ha segnato la storia di questa industria. The Hurt Locker è infatti la pellicola che riesce finalmente ad assegnare un Oscar a una regista. Non era mai successo prima. Kathryn Bigelow diventa così la prima donna a svettare in questa categoria segnando un precedente che verrà bissato solamente undici anni dopo grazie al lavoro di Chloé Zhao con il suo Nomadland e, più recentemente, grazie a Jane Campion per Il potere del cane. Il film di Bigelow si aggiudica anche l'Oscar come miglior lungometraggio, sceneggiatura, montaggio, sonoro e montaggio sonoro: un successo incredibile. Il fatto beffardo, quantomeno per questa sede, è che anche Jeremy Renner venne nominato all'Oscar come miglior attore protagonista ma perse a favore della struggente interpretazione di Jeff Bridges in Crazy Heart. Il fatto ancor più grottesco però è che nonostante il grande successo di Oscar, nonostante la sua prima nomination, nonostante la presentazione mondiale su un palcoscenico molto ambizioso e considerato come la Mostra del cinema di Venezia, solamente il pubblico più attento ricorda la presenza di Renner all'interno di questo progetto. Un vero peccato, anche perché l'attore dimostra la stoffa giusta per interpretare un personaggio schiacciato dallo stress emotivo dovuto alla guerra che ha deciso di vivere in prima linea come artificiere. The Hurt Locker è un film teso, ritmato e adrenalinico: un'opera da (ri)scoprire e nella quale immergersi senza timore dal primo all'ultimo minuto.
2. The Town (2010)
Basato sul romanzo di Chuck Hogan intitolato Il principe dei ladri, The Town a detta di molti tra i critici è il miglior film diretto da Ben Affleck. Certo, il successo agli Oscar riscosso con il successivo Argo (che si aggiudicò la statuetta per il miglior film) ha oscurato un po' il richiamo di questo lavoro, tuttavia, già a cominciare dalla sua presentazione in anteprima presso la Mostra del Cinema di Venezia, The Town iniziò a macinare consensi e a consolidare il nome di Ben Affleck come quello di un interessante regista oltre che un iconico attore. Raccontando la storia di un rapinatore sulla via della conversione dopo essersi innamorato di una sua vittima, il film accosta uno stile di grande intrattenimento action a dinamiche più intime e personali sulle quali sarà difficile prendere una posizione netta. Il ruolo interpretato da Jeremy Renner, senza raccontare nulla onde evitare di rovinare il racconto a chi ancora non lo avesse visto, è sicuramente secondario ma non per questo marginale, anzi. Eppure anche in questo caso solamente il pubblico più cinefilo e di nicchia ricorda la presenza dell'attore in questo progetto, probabilmente perché di lì a poco Renner si sarebbe mascherato ufficialmente da Occhio di Falco, rilanciandosi completamente nel panorama più mainstream e concentrando tutte le attenzioni sulla saga degli Avengers invece che sui progetti più autoriali e paralleli che ha da sempre dimostrato di voler coltivare.
3. C'era una volta a New York (2013)
Presentato in concorso al sessantesimo Festival di Cannes, il quinto lungometraggio del regista statunitense James Gray è un melodramma storico che si avvale di una messa in scena decisamente invidiabile. A cavallo tra vecchio e nuovo continente, la storia di amore struggente raccontata in C'era una volta a New York è anche la storia di persone diverse e mentalità opposto che però non possono far altro che intrecciarsi. Nonostante il film sia perfettamente tripartito, come si evince anche dalla locandina pubblicitaria, sono in pochi a ricordare la presenza di Jeremy Renner nel cast. Tutti infatti associano subito la pellicola ai volti di Joaquin Phoenix e Marion Cotillard e alla regia dell'autore newyorkese che con questo lavoro firma una delle sue pellicole più sinuose e ammalianti (a tratti addirittura un po' al limite della maniera). Eppure il personaggio di Renner non solo diventa una chiave imprescindibile del plot narrativo, ma è anche forse l'elemento più interessante dell'opera: si tratta infatti di un illusionista, un uomo di spettacolo nella cui finzione si riflette il desiderio di evasione e la speranza di riscatto della protagonista. Da una parte c'è il sogno di una nuova vita, una nuova libertà, un nuovo continente (in tutti i sensi), dall'altra invece le radici che nel bene o nel male la legano al passato, all'Europa e a dei valori ingombranti difficili da sciogliere e che rischiano di diventare le inferriate di una prigione esistenziale, prima ancora che fisica e concreta, dalla quale sarà sempre più difficile evadere.
4. American Hustle - L'apparenza inganna (2013)
La factory di David O. Russell torna con tutta la sua potenza di fuoco dopo il successo de Il lato positivo (2012). Il regista statunitense chiama a sé un cast d'eccezione (Christian Bale, Robert De Niro, Amy Adams, Jennifer Lawrence, Bradley Cooper) a cui si aggiunge, spesso dimenticato, anche il nostro Jeremy Renner. Con la consueta efficace messa in scena, l'autore conduce il pubblico all'interno del mood degli anni Settanta, quando un'operazione dell'FBI viene allestita per fare luce sulla corruzione dilagante nel Congresso degli Stati Uniti d'America. Tutti mentono, tutti indossano una maschera. Questo è uno dei temi più cari al regista che spesso e volentieri (questo film compreso) insiste nel "nascondere" i suoi interpreti sotto abbondanti dosi di trucco, quasi a voler idealmente restituire la questione per immagini. Seppur la critica abbia accolto l'opera con parecchia freddezza, American Hustle - L'apparenza inganna è uno dei lavori più popolari diretti da David O. Russell, che si dimostra in grado di trovare continuità nel suo dialogo con il grande pubblico. Un'ulteriore spia di questo fatto è la cronaca di quanto accaduto alla cerimonia degli Oscar di quell'anno: il film si presenta con ben dieci nominations (tra cui miglior lungometraggio, miglior regia, sceneggiatura e tutte le quattro categorie per le interpretazioni) ma ne esce completamente a mani vuote. Dovrà accontentarsi, si fa per dire, di tre Golden Globe e altrettanti BAFTA.
5. Arrival (2016)
Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e tratto da un racconto di Ted Chiang, Arrial, a detta di buona parte degli addetti ai lavori, è probabilmente il lungometraggio più emozionante e commovente diretto da Denis Villeneuve. In effetti, seppur mascherata da opera di fantascienza con tanto di creature aliene e viaggi temporali, la pellicola è in tutto e per tutto un melodramma incentrato sul personaggio di un'intensa Amy Adams. Durante una missione molto delicata (provare a dialogare con forme di vita extra-terrestre) conoscerà colui che diverrà il suo compagno. La linea romantica sarà quella più interessante nell'intreccio e quella su cui si fonderanno le basi tematiche dell'intero racconto. Sorprende un po', quindi, notare come siano davvero poche le persone a ricordare il volto del "lui" all'interno della coppia. Ovviamente stiamo parlando di Jeremy Renner, il quale venne scelto all'inizio della produzione, ancora prima di sapere che nomi del calibro di Forest Whitaker e Michael Stuhlbarg sarebbero saliti a bordo del progetto. Il suo profilo ruvido e spigoloso si adatta bene per una storia d'amore dalle dimensioni ultra-terrene. In effetti si tratta probabilmente del ruolo più insolito nella carriera dell'interprete, lontano dalla patina più action e spettacolare a cui ci ha abituati anche se comunque alle prese con una costruzione decisamente poco comune e, in ogni modo, ben calata nel cinema di genere. Se Arrival funziona e se è stato in grado di scaldare i cuori di moltissime platee in tutto il mondo, lo si deve sicuramente un po' anche a Renner e alla sua equilibrata e densa prova attoriale in grado di restituire le sfumature di un personaggio carico di emozioni pronte a esplodere ma lucidamente contenute per far fronte a una situazione decisamente più grande di lui.