Le figure femminili e il genere horror sono sempre stati legati in un rapporto colmo di ambiguità. Le final girl sono sempre le uniche sopravvissute, ma non possono esserlo prima di aver subito una quantità consistente di torture sul proprio corpo e sulla propria psiche. Le furiose giustiziere del rape and revenge avranno sempre la loro vendetta, ma la violenza sessuale è il loro inderogabile contrappasso. Da qui il nome del filone, dopotutto, che ha la doppia denominazione: rape and revenge, la vendetta necessariamente dopo la violenza di genere (il revenge movie è un'altra storia, invece). Dietro ogni storia di rivalsa femminile c'è, in ottica puramente religiosa e attraverso la prospettiva puritana che ha fondato la tradizione narrativa popolare degli Stati Uniti, un percorso di sofferenza fisica ed emotiva che giustifichi la violenza e il possibile sovvertimento dei ruoli che l'horror si porta dietro da sempre.
Molta critica cinematografica ha in passato analizzato queste figure riducendo la totalità del discorso al solo aspetto, finale e secondario, della vittoria sul mostro di sesso maschile, senza tener conto dell'iter che la concede. Quando il mostro è di sesso femminile le analisi cominciano a scarseggiare, malgrado la grande quantità di "femmine castratrici" che popolano l'universo horror: come la ridistribuzione del potere fra i due sessi generi una visione così traumatica e disturbante della donna (anche quando protagonista) resta, invece, un punto su cui riflettere. A venire in nostro soccorso pochi film si rivelano puntuali quanto Jennifer's Body, uscito nel 2009 ma ritrovato e riamato solo dopo oltre dieci anni. Colpevole una campagna promozionale indirizzata a un pubblico per cui non è stato concepito, Jennifer's Body ha pagato lo scotto di un fraintendimento collettivo che ha al centro l'utilizzo del corpo della sua attrice protagonista, una Megan Fox all'apice della sua popolarità, per attirare in sala il maggior numero di spettatori possibile sfruttando il male gaze a vantaggio del film. Spettatori ignari che, come la protagonista Jennifer, il film scritto da Diablo Cody e diretto da Karyn Kusama li avrebbe accalappiati all'amo soltanto per cibarsene.
Non pugnalate Jennifer
Rape and revenge, avevamo detto. Ma qui la violenza sessuale non c'entra nulla, o almeno non in forme che non siano allegoriche: Jennifer Check, la ragazza più popolare di una scuola del Minnesota, viene pugnalata dai membri di un gruppo alternative rock, i Low Shoulders, che si credono così talentuosi da detenere qualche tipo di diritto sul corpo di una donna vergine, portata alle cascate di Devil's Kettle (non particolarmente belle, ma inquietanti perché finiscono dritte in un buco senza fondo che si è pensato di chiamare "bollitore del diavolo") e immolata in sacrificio a Satana in cambio di fama e successo. Solo che Jennifer non è vergine da un pezzo, e la rivelazione giunge con una delle battute più divertenti del film: il malinteso si ritorce contro la sfortunata band sottoforma di una creatura mostruosa, che si vendica divorando gli uomini sessualmente attratti da lei. Nel disegno generale figura anche Needy, interpretata da Amanda Seyfried, migliore amica dalla personalità parzialmente riassunta nel nome.
In un rapporto impostato su un certo livello di tossicità, Needy ha bisogno di Jennifer allo stesso modo in cui Jennifer dipende dalle attenzioni maschili, ma è anche il preciso opposto di lei: è studiosa, è riservata, è l'anti-popolarità, e ogni suo gesto è votato a ottenere l'approvazione della sua amica. Tutto il primo atto di Jennifer's Body è una perfetta sintesi della relazione amicale che unisce le due protagoniste: Needy salva la vita a Jennifer e Jennifer, per tutta risposta, l'abbandona per assecondare un gruppo di uomini che le tende una trappola orrenda. Di ritorno a casa Jennifer non è più quella che era: è pallida, è famelica, è stralunata ed è disturbata, quasi malaticcia. Il giorno dopo, tutto come prima: Jennifer è di nuovo bellissima e viva, ma Needy intuisce che c'è qualcosa che non quadra.
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Incubi maschili: la femmina castratrice
La creatura che assumerà la volontà di Jennifer non è un mostro generico. La protagonista si trasforma in una femmina castratrice, un essere che possiede delle caratteristiche con una precisa connotazione di genere: secondo Joseph Campbell, la mitologia di ogni cultura è fondata almeno in parte su una o più storie generate dall'incubo della "vagina dentata", simbolo che condensa in sé l'ancestrale paura di una donna sessualmente attiva e dalla doppia natura. Porta da e per l'inferno, l'organo sessuale femminile diviene una riproduzione in scala della minaccia di cui le femmine sono veicolo e, specialmente, uno strumento di cui la donna può servirsi per mutilare, dissezionare, distruggere e recidere il corpo maschile, o quello femminile (accade quando la castrazione è simbolica, come spiega Barbara Creed nel suo seminale saggio The Monstrous Feminine).
Il cinema, e non solo horror, è gremito di nemici che emblematizzano la vagina dentata senza rappresentarla per via diretta: le fauci (Jaws, appunto) possono appartenere a esseri femminili quanto a quelli maschili, e altre armi artificiali (coltelli, lame e altro) possono accorrere in funzione di questo trasferimento simbolico. Una delle raffigurazioni più fedeli del concetto è senza dubbio ogni figura vampiresca che sia stata protagonista di un certo tipo di cinema horror, soprattutto nel territorio della serie B: l'immagine della bocca spalancata e irrorata di sangue, con canini in primo piano, è eloquente e allegorizza alla perfezione la mostruosità della donna castratrice, che con il personaggio del vampiro è più che mai associata esplicitamente alla sessualità. Jennifer's Body però prende il discorso alla lettera in modo ancor più radicale. È deliberata scelta di Jennifer adescare i ragazzi che ne sono attratti con il solo scopo di ucciderli, e di ucciderli cibandosene: il rapporto sessuale non esiste se non ipotesi impossibile, ed è promesso e negato come viene promesso e negato da tutte le castratrici delle storie di cui sono protagoniste.
Prima di Promising Young Woman: un revenge movie in anticipo sui tempi
Per queste ragioni Jennifer's Body dev'essere stato percepito, dal pubblico cui era stato promesso come uno show sexy di Megan Fox, come un grande tradimento; un tradimento ancor più doloroso perché scritto dalla "penna" di una donna, visto dalla prospettiva di una donna e messo in scena dallo sguardo di una donna. Diversamente da come viene pensata e scritta una tradizionale final girl, Jennifer sembra essere concepita con lo scopo di arrecare disturbo alla sensibilità di uno spettatore che per primo è stato attirato dall'opera, in una delle operazioni metafilmiche e delle riflessioni teoriche sulla rappresentazione femminile più sottovalutate degli ultimi tempi. A giudicare da opere recentemente realizzate su temi analoghi e con codici linguistici simili a quello di Diablo Cody e Karyn Kusama, Jennifer's Body potrebbe aver costituito un importante precedente ignorando quanto la sua folla di spettatori fosse all'epoca pronta per comprendere il messaggio del film.
Ricalcando le dinamiche dell'immolazione della sua (presunta) vergine protagonista, Jennifer's Body si è gettato in un pozzo senza fondo prima ancora di rendersi conto che il suo pubblico non avrebbe capito appieno cosa stava dicendo. È spontaneo ipotizzare che la Cassandra Thomas interpretata da Carey Mulligan in Promising Young Woman sia una diretta erede del personaggio incarnato da Fox: Cassie è l'antieroina di un rape and revenge in cui lo sguardo femminile permette che il "rape" del sottogenere sia evitato, e che sia subito solo dalla martire Nina (in nome di cui Cassie agisce). È poi al linguaggio ibrido fra generi che dobbiamo guardare, quando tracciamo una linea che congiunge le due opere: probabilmente Emerald Fennell non avrebbe mai realizzato Promising Young Woman come la commistione fra horror e rom-com che è, se Kusama non avesse prima di lei realizzato una commedia horror e una satira grottesca sullo stesso tema e con al centro l'amicizia fra due donne.
Cannibalismo, donne cattive e quasi-vergini
Il cannibalismo delle due eroine, quello figurato di Cassie e quello letterale di Jennifer, è importuno e repulsivo specialmente con uno dei due sessi: Jennifer sceglie come proprie vittime gli uomini e, nello specifico, uomini che vorrebbero possedere il suo corpo. L'univoca risposta negativa che il film ha ricevuto all'epoca di uscita deve avere le proprie radici in questa scelta, violenta in particolare nei confronti degli spettatori di sesso maschile, cui è stato da Kusama negato il loro romance o la loro commedia sexy. Dalla prospettiva classica sulla figura femminile castratrice ci si aspetterebbe che lo sbilanciamento di potere a vantaggio della donna metaforizzi una morale sulla sessualità e, prima di tutto, sull'incapacità femminile di gestire un potere smisurato, che deve pertanto chiudersi con un ripristino dell'ordine iniziale mediante uccisione della donna (vedasi il destino riservato alla Daenerys di Game of Thrones).
Non accade questo in Jennifer's Body, black comedy che non soltanto sbeffeggia l'universo liceale percorrendo le orme di Heathers (1989) ma arriva anche a ironizzare sull'ossessione adolescenziale per il costrutto della verginità, ponendosi come risposta alla sequela di film slasher che su questo valore predeterminano la sorte della propria eroina. Jennifer non viene penalizzata a seconda della sua sessualità, anzi: la sua seconda morte giunge perché deve morire (per mano della sua amica) e la storia deve concludersi, ma la prima morte è apparente proprio grazie alla sua non verginità, che le permette di rinascere più forte di prima.
Una storia di donne e per donne
Alla base del fraintendimento generale di Jennifer's Body, oggi rivalutato film di culto, dev'esserci stato, in sintesi, la potenza di uno sguardo dichiaratamente femminile e femminista (ragione per cui oggi l'opera si merita l'appellativo di feminist horror). Megan Fox al centro, ma l'indugio sul suo corpo abilmente evitato; l'eccitazione promessa, ma solo per essere trasformata in paura di morte; la tensione omoerotica centrale, ma è la rivelazione del vero cuore di una storia che ruota attorno all'attrazione e al sentimento ambiguo fra le due donne protagoniste. A raccontarla è Needy, dalla cella dell'istituto psichiatrico in cui è stata ingiustamente confinata, sul cui resoconto s'innestano altri racconti (come quello di Jennifer sulla violenza subita).
L'unico momento saffico fra Jennifer e Needy giunge, simbolicamente, dopo un rapporto della seconda con il suo ragazzo, e giunge nei toni e nel linguaggio di un film romantico in cui è percepibile la differenza che distingue un'attrazione pura da una relazione programmatica. Più di tutto il resto, Jennifer's Body sembra raccontarci con notevole anticipo rispetto al MeToo e agli ultimi dieci anni di femminismo le dinamiche e le conseguenze dell'abuso, le manifestazioni schizofreniche del trauma (Jennifer torna diversa ma non sembra cambiata), l'oggettivazione sessuale e il deterioramento del corpo che si auto-oggettifica per rispondere agli standard imposti da una società sessista. Comprensibile che il film sia stato odiato, al di là del suo valore qualitativo intrinseco: non dev'essere stato facile, per uno spettatore di Jennifer's Body, apprendere di essere caduto nello stesso inganno in cui finiscono tutti gli uomini del film di Cody e Kusama, e di esserci finito per le stesse ragioni.