Non c'è argomento più attuale in questi giorni. Dopo che Anonymus ha riportato all'attenzione di tutti un caso che, per lo meno negli Stati Uniti, aveva infiammato l'opinione pubblica (in diverse occasioni, ma in particolare lo scorso anno). Mentre le manifestazioni per la morte di George Floyd continuano ad imperversare su suolo americano, il collettivo di attivisti hacker si scaglia anche contro il presidente Donald Trump, accusandolo di aver avuto legami con Jeffrey Epstein, miliardario accusato di pedofilia e di aver gestito una rete di traffico di minori, morto suicida in carcere - in circostanze a dir poco misteriose - prima della fine del processo. Ma chi era questo spregevole membro dell'upper class statunitense? In questa recensione di Jeffrey Epstein: soldi, potere e perversione, docuserie Netflix, ripercorreremo la storia dell'elusivo personaggio, capace di accumulare una fortuna grazie alle sue incredibili capacità di persuasione e manipolazione (senza nemmeno un titolo di studio adeguato) e, al tempo stesso, in grado di gestire una rete di prostituzione con centinaia di vittime per lo più minorenni, in cui loro stesse - a tal punto condizionate e traumatizzate - reclutavano per lui altre coetanee.
Uno schema piramidale di abusi
Il documentario Netflix, diretto da Lisa Bryant e co-scritto dal famoso autore di romanzi crime James Patterson (che è anche uno dei narratori), ha il pregio di dare voce a molte di queste vittime, ragazzine che, ormai diventate giovani donne, possono finalmente raccontare gli orribili abusi a cui sono state sottoposte, e che gli hanno, inevitabilmente, cambiato la vita. Tra gli elementi più sconvolgenti dell'intera vicenda, come vedremo, c'è proprio il fatto che Epstein riuscisse a manipolarle a tal punto da costringerle a portagli altre vittime, imbastendo quello che in economia è definito come uno schema piramidale - d'altronde, l'uomo d'affari pare abbia guadagnato parte della sua fortuna proprio grazie a un sistema di questo tipo, ritenuto, ovviamente, una truffa -; ad aiutarlo, una serie di complici, di cui il documentario fa accenno solo in maniera superficiale se non nel caso di Ghislaine Maxwell, una socialite inglese che è stata la sua compagna ufficiale per molti anni (e che spesso partecipava attivamente agli abusi, ma ha sempre - categoricamente - negato).
Tra i difetti di Jeffrey Epstein: Soldi, potere e perversione c'è però proprio il fatto che di questa cerchia di personaggi che "aiutavano" Epstein si fa solo accenno, non si scava mai, alcuni di loro vengono tirati in causa solo brevemente (come nel caso - clamoroso - di Andrew, il Duca di York), ma non vengono messi alla berlina quanto meriterebbero. Anche di Ghislaine Maxwell, a parte qualche brevissimo accenno alla sua gioventù, sappiamo veramente poco, cosa incredibile visto il ruolo assolutamente centrale che giocava nella torbida vicenda. Delle altre donne che lo aiutavano a irretire minorenni - Lesley Groff, Sarah Kellen, Nadia Marcinkova, e Adriana Ross - ci viene rivelato solo il nome, nient'altro, siamo però sicuri che anche le loro storie avrebbero meritato il giusto spazio (una di loro, Nadia Marcinkova pare che ricoprisse un ruolo molto simile a quello di Ghislaine, e partecipasse alle violenze perpetuate sulle vittime).
Visto il soggetto del documentario è evidente che molte delle persone che conoscevano Epstein più da vicino, che erano nella sua cerchia di amici, si siano volute tirare fuori dalla vicenda e non abbiano voluto partecipare al progetto (fatta eccezione per uno dei suoi avvocati, Alan Dershowitz, che risulta però tristemente ridicolo nel suo tentativo di discolparsi), questo, però, contribuisce ad ammantare l'uomo di un'aura di mistero (cosa che lo accompagnava anche in vita). La sensazione che la visione ci lascia è quindi di aver capito solo in parte quanto è accaduto, di esserci avvicinati, ma di non aver compreso davvero chi fosse Jeffrey Epstein e il mondo di cui faceva parte.
Dalle testimonianze al processo
Il cuore del documentario sono le testimonianza delle sue vittime. Dalle due sorelle che fecero le prime denunce, a tutte quelle altre donne - solo bambine all'epoca dei primi abusi - che venivano attirate a casa sua con la scusa di fargli dei massaggi, che poi si trasformavano in tutt'altro. Una testimonianza dopo l'altra, comprendiamo il modus operandi del mostro: teenager (le più giovani di addirittura 12 anni), con una situazione familiare difficile alle spalle, ragazzine con un passato di abusi, incapaci di gestire emotivamente una situazione di questo tipo, e spesso con gravi problemi economici (Epstein le pagava profumatamente dopo ogni seduta di "massaggi"), che venivano così facilmente attirate nella sua rete. Alcune di loro venivano manipolate a tal punto da diventare sue complici, da aiutarlo a reclutare altre giovani vittime.
A prendere parte a Jeffrey Epstein: soldi, potere e perversione ci sono anche altre voci: i funzionari di polizia, frustrati per l'andamento delle indagini, i giornalisti, come quella di Vanity Fair a cui non viene permesso di pubblicare un articolo fin troppo rivelatore, gli investigatori privati, e addirittura l'addetto alle comunicazioni della sua isola privata, che giura di averlo visto in compagnia di Bill Clinton e del principe Andrew (il Duca di York), intento in poco equivoche effusioni con una ragazza (Virginia Roberts Giuffre, all'epoca diciassettenne). Tutte queste testimonianze riescono solo, però, a grattare la superficie, a fornirci un ritratto assolutamente parziale dell'uomo. Anche chi ci parla del suo passato, il suo ex datore di lavoro Steven Hoffenberg (che ha scontato una condanna per frode), non fa altro che lodare il suo straordinario acume e le sue capacità di manipolazione, ma ci rivela poco di più.
La parte difficile da vedere del documentario - addirittura più che ascoltare le testimonianze delle adolescenti abusate - è stata quella dedicata, in maniera più dettagliata, alle indagini e alla causa legale che le vittime cercano di imbastire contro Epstein. Sono bastati una pletora di avvocati profumatamente pagati e una classe politica facilmente corruttibile (rappresentata dall'allora procuratore Alexander Acosta) a mettere i bastoni tra le ruote agli investigatori e a rendere la sua prima condanna quasi una farsa, tredici mesi di reclusione durante i quali l'uomo poteva uscire durante il giorno (ottenendo, inoltre, l'immunità per tutti quelli che lo avevano aiutato, un cosa assolutamente senza precedenti). Nemmeno alla fine giustizia sembra essere stata fatta, quando infatti Epstein viene arrestato per la seconda volta, prima di un vero e proprio processo (e prima di dare possibilità a molte delle sue vittime di confrontarsi con lui in aula), l'uomo muore in cella per un apparente suicidio. Anche la sua morte, come gran parte della sua vita, si avvolge di mistero, in molti credono infatti che non si sia tolto la vita, ma che il suo omicidio sia stato commissionato, forse per metterlo a tacere e seppellire tutti i suoi segreti insieme a lui.
Un'accusa al sistema
Soldi, potere e perversione accusa sì Jeffrey Epstein delle sue terribili azioni, ma al tempo stesso si scaglia contro il sistema che ha permesso che tutto questo potesse accadere, tutte quelle altre persone che usufruivano dei "servizi" che l'uomo offriva (è cosa nota, infatti, che Epstein passasse le sue vittime agli amici). Il documentario accenna al rapporto - tra gli altri - con Bill Clinton, Woody Allen e, soprattutto Donald Trump (che per altro, in tempi non sospetti lo definiva " Un uomo fantastico, ama le donne quanto me, e molte di loro sono giovanissime"), ma niente di più viene detto di coloro che con tutta probabilità condividevano con lui non solo la mera amicizia. Jeffrey Epstein: soldi, potere e perversione ci racconta poco di più di quello che i giornali non avevano già fatto - e questa è una delle critiche maggiori che gli è stata rivolta in suolo statunitense - perché sia il suo protagonista che le persone che lo circondano restano libere di nascondersi dietro ai propri soldi e al proprio potere. E noi, come afferma Virginia Roberts Giuffre negli ultimi minuti del quarto episodio, lo sappiamo: "I mostri sono là fuori e stanno ancora abusando di altre donne."
Detto questo, dare voce alle vittime di Epstein e del sistema giudiziario che non è stato in grado di difenderle è comunque un importante passo avanti: diffondere e dare visibilità ad una storia come questa attraverso una piattaforma come Netflix può fare in modo che a vicende simili sia dato sempre più spazio, che personaggi spregevoli come quest'uomo vengano sempre più spesso smascherati.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di Jeffrey Epstein: soldi, potere e perversione ribadendo come questo documentario Netflix fornisca un ritratto purtroppo parziale di Epstein e della terribile vicenda di cui è stato protagonista, ma comunque abbia il pregio di dar vece a molte delle sue vittime, catalizzando l’attenzione del pubblico su crimini che non devono continuare ad essere commessi così impunemente.
Perché ci piace
- La struttura del documentario, che attraverso le testimonianze delle vittime racconta la vicenda.
- L’attenzione che da a certi temi…
Cosa non va
- …le poche domande che si pone su altri.
- L’impressione che il ritratto fatto di Epstein e della vicenda in cui era coinvolto resti comunque molto parziale.