Jaula, recensione: su Netflix un thriller inquieto e morboso

La recensione di Jaula, thriller spagnolo tra sussulti mystery e turbe psicologiche, disponibile nel catalogo Netflix come Original.

Jaula, recensione: su Netflix un thriller inquieto e morboso

Notte fonda quando Simon e Paula, marito e moglie, stanno facendo ritorno a casa in auto dopo essere stati ad una cena con amici. Improvvisamente in mezzo alla strada la coppia scorge la fisionomia di una bambina, la quale si sta aggirando impaurita per la carreggiata, e decidono di caricarla in macchina per portarla in ospedale e denunciarne il ritrovamento alla polizia.

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Jaula: una scena tratta dal film

Come vi raccontiamo nella recensione di Jaula, disponibile su Netflix come Original, la piccola non risulta tra le persone scomparse e nell'attesa di scoprire la sua identità e rintracciare i genitori, viene monitorata tra le mura dell'istituto. Clara, questo il nome datole, è affetta da un mutismo perenne e gli stessi medici e specialisti faticano a entrare in contatto con lei; l'unica con la quale sembra parzialmente aprirsi è proprio Paula che dopo alcuni giorni, concordando la scelta con Simon, si offre di prendersene cura con un affido momentaneo, in attesa di ulteriori risvolti sul caso e nella speranza di comprendere prima o poi chi siano i suoi veri genitori. Al suo arrivo nella "nuova casa", Clara manifesta però degli strani comportamenti e mentre Paula cerca di giustificarne in tutti i modi le stranezze, Simon e i suoi amici cominciano a notare il suo attaccamento morboso nei confronti della bambina.

Niente è come sembra

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Jaula: una foto del film

Thriller spagnolo che vede tra i produttori un regista di culto come Álex de la Iglesia, Jaula è un film che si ammanta di progressivo e inquieto fascino con lo scorrere dei minuti, pur facendosi furbescamente scudo su svolte consolidate. La gestione dei colpi di scena, con una lunga parte che ci mostra eventi già narrati sotto un'altra ottica, è utile per identificare e svelare l'effettivo villain del racconto, trasformando il potenziale intrigo psicologico in una questione molto più terrena di mostri e vittime.
In particolare a brillare è l'interconnessione tra i personaggi principali, con un gioco di sottomissioni e bugie che è alla fine dei conti l'elemento centrale di tutta la storia, capace di innescare ulteriori sfumature con il procedere degli eventi e la scoperta di nuove verità.

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Bugie e verità

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Jaula: una scena del film

Cento minuti dove vengono inizialmente suggerite false piste, da potenziali derive sovrannaturali a micce mystery che poi prendono pieghe ben più crude e drammatiche, permettendo alla pura tensione di genere di emergere con la necessaria potenza, lasciando la violenza - almeno quella fisica - fuori campo e trascinandoci nell'incubo vissuto dalla protagonista, interpretata con l'idonea intensità da Elena Anaya, già memorabile "spalla" di Antonio Banderas ne La pelle che abito (2011).
Il fatto che la piccola Clara, pelle pallida e sguardo perso (ottima a tal proposito la giovanissima Eva Tennear), si muova soltanto laddove sono tracciate linee per terra con un gessetto, è un potenziale indizio e apre a dinamiche interessanti anche nelle fasi cruciali della narrazione.

Le origini del male

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Jaula: un'immagine del film

Le schegge di vetro nei barattoli, l'ambientazione in case unifamiliari in zone di campagna, il mistero che aleggia incombente sul destino della bambina: Jaula è ispirato molto vagamente alla storia vera del sequestro di Elisabeth Fritzl, donna austriaca rimasta imprigionata per oltre ventiquattro anni nel bunker sotterraneo costruito dal padre.

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Jaula: un'immagine del film

Un dramma molto più crudo e crudele nella sua versione reale, e che funge appunto da semplice spunto alla vicenda. La sceneggiatura infatti sfrutta soltanto l'incipit per procedere poi su altre strade, allestendo al meglio un'ambientazione congrua, perennemente piovosa e spesso in luoghi chiusi, proprio quelli dove "nessuno può sentirti urlare". Il discorso relativo alla maternità che fa la sua comparsa soprattutto nella gestione del legame coniugale è appena abbozzato e altri elementi di contorno rimangono poi in superficie, togliendo parziale verosimiglianza al contesto - le numerose figure secondarie sono appena abbozzate - per concentrarsi esclusivamente sulla storyline primaria.

Conclusioni

Una bambina comparsa dal nulla cambia di punto in bianco la vita di una coppia, che decide di prendersene cura nell'attesa che i genitori naturali della piccola vengano rintracciati. Ma la permanenza della nuova arrivata regalerò loro non poche sorprese. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Jaula, questo thriller spagnolo vive su atmosfere torbide e morbose nel progressivo svelamento di un mistero che ha connotazioni drammaticamente reali - e ispirate lontanamente a fatti di cronaca - e permette un interessante scavo psicologico nella mente dei personaggi, pur al netto di qualche mancanza nella gestione del contorno.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • Un'ottima gestione dell'atmosfera, inquieta e tesa al punto giusto.
  • La protagonista Elena Anaya è perfetta nei panni della tormentata figura materna.

Cosa non va

  • La sceneggiatura manca di solidità nell'offrire un ritratto pieno delle figure e storyline di contorno.