Il tipo di ruoli che ritengo più eccitanti da interpretare e più funzionali in termini di comunicazione sono i personaggi complessi, quelli pieni di contraddizioni.
Quando, due anni fa, si è concessa una breve apparizione nel film Youth - La giovinezza, a Paolo Sorrentino sono bastati una manciata di minuti per ricordare a tutti noi il talento sconfinato di un'attrice come Jane Fonda, regalandole fra l'altro il suo ruolo più incisivo da tantissimi anni a questa parte. Nella parte di Brenda Morel, anziana stella del grande schermo convertitasi alla TV, l'inossidabile Jane disegna infatti un personaggio dipinto con irresistibili pennellate metacinematografiche: dal fascino glamour e sofisticato di una diva la cui bellezza continua a sfidare lo scorrere del tempo alla schiettezza fiera e senza fronzoli di una donna con grinta da vendere.
Ed è proprio questa grinta ad aver contraddistinto maggiormente l'immagine di Jane Fonda, dentro e fuori dal set, nel corso di una carriera che dura da quasi sessant'anni e che si è sviluppata di pari passo con le battaglie pubbliche per le quali l'attrice è stata schierata in prima fila, e che la vedono coinvolta tutt'oggi: dalla militanza per il Partito Democratico alle campagne legate al pacifismo, al femminismo e ai vari movimenti per i diritti umani. Elementi che, assieme al suo indiscusso talento, hanno contribuito a fare di Jane Fonda una delle massime icone del cinema e della cultura americani degli ultimi decenni.
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Jane la pasionaria, ieri e oggi
Nata a New York il 21 dicembre 1937, Jane è la figlia d'arte di un'altra leggenda di Hollywood, Henry Fonda, con il quale avrebbe diviso lo schermo nel 1981 nel commovente Sul lago dorato di Mark Rydell, e di Frances Ford Seymour. Se l'adolescenza di Jane è segnata duramente dal suicidio della madre, nel 1958 l'incontro con Lee Strasberg e l'esperienza presso l'Actors Studio causano una svolta importante nella sua vita, permettendole di mettere a frutto le sue doti d'attrice. Il debutto, già fortunatissimo, arriva nel 1960 al fianco di Anthony Perkins nella commedia romantica In punta di piedi, che le vale il Golden Globe come miglior attrice emergente. Per la Fonda, che si distingue anche per la sua bellezza prorompente, arriveranno di lì a breve altri grandi successi, come Rodaggio matrimoniale, il western Cat Ballou, La caccia, Tutti i mercoledì e soprattutto A piedi nudi nel parco del 1967, in cui recita accanto a Robert Redford.
Nel frattempo, il matrimonio con il regista francese Roger Vadim sfocia anche in un sodalizio professionale, culminato nel 1968 con il ruolo eponimo nel cinecomic di fantascienza Barbarella. Per Jane Fonda è la consacrazione ad autentica sex symbol, la risposta americana a Brigitte Bardot, ma all'attrice questa dimensione sta piuttosto stretta: ecco dunque l'abbandono delle commedie e il passaggio ai film drammatici, le collaborazioni di prestigio con Jean-Luc Godard e Joseph Losey e l'emergere di un impegno costante sulla scena pubblica (spesso accanto al secondo marito, il politico Tom Hayden). Considerata l'attrice più a sinistra di Hollywood, la Fonda si esprime a gran voce contro la guerra del Vietnam (tanto da essere soprannominata Hanoi Jane), finisce sulla "lista nera" di Richard Nixon e si attira gli strali delle frange più conservatrici e reazionarie degli Stati Uniti, ma al contempo diventa, insieme alla collega Faye Dunaway, il volto femminile per antonomasia del movimento della New Hollywood.
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Da idolo della controcultura, negli anni Ottanta Jane Fonda si reinventa guru dell'aerobica con una serie di vendutissime videocassette; poi, nel 1991, le terze nozze con il mogul televisivo Ted Turner porteranno al suo allontanamento dal cinema. Uno iato drasticamente lungo, che l'ha vista tornare in scena soltanto dopo tre lustri (e il divorzio da Turner) per riprendere in mano le redini di una carriera che, da allora, le ha portato maggiori soddisfazioni in TV che non al cinema: un recurring role nella serie The Newsroom e poi, dal 2015, una parte da co-protagonista in Grace and Frankie, sit-com targata Netflix che la vede recitare in coppia con Lily Tomlin, già sua partner nel 1980 nel film campione d'incassi Dalle 9 alle 5... orario continuato. Appena qualche mese fa, Jane ha ritirato il Leone d'Oro alla carriera al Festival di Venezia insieme a Robert Redford (di nuovo al suo fianco nel film Netflix Le nostre anime di notte), sfoderando una vivacità, un'ironia e un carisma che, per l'ennesima volta, ci hanno strappato l'applauso.
Nel 2018 la rivedremo finalmente sul grande schermo in Book Club, commedia tutta al femminile in cui la Fonda dividerà la scena con altre tre strepitose veterane: Diane Keaton, Candice Bergen e Mary Steenburgen. E in occasione dei suoi ottant'anni, 'indossati' con una grazia e un'energia invidiabili, abbiamo deciso invece di ripercorrere alcune fra le tappe più memorabili della filmografia di Jane Fonda, con una classifica dedicata alle interpretazioni più belle di un'attrice che non ha mai smesso di lasciarci ammirati...
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5. Sindrome cinese
Uscito - con tempismo tristemente diabolico - dodici giorni prima dell'incidente alla centrale nucleare di Three Mile Island, in Pennsylvania, nel 1979 Sindrome cinese di James Bridges contribuì al dibattito infuocato sui rischi nell'uso dell'energia atomica. La determinazione e il coraggio legati all'immagine di Jane Fonda nel film sono messi al servizio del personaggio di Kimberly Wells, reporter televisiva alle prese con un servizio giornalistico in una centrale nucleare nei pressi di Los Angeles; quando però nel luogo si verifica un grave problema di sicurezza, Kimberly tenta invano di diffondere la notizia e far luce sulla verità, con l'aiuto di una 'talpa' all'interno della centrale, l'impiegato Jack Godell (Jack Lemmon). Per la sua interpretazione, la Fonda ha ricevuto il BAFTA Award e la nomination all'Oscar come miglior attrice.
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4. Non si uccidono così anche i cavalli?
È stato il punto di svolta nella carriera di Jane Fonda: il film che, nel 1969, le ha consentito di passare dallo status di sex symbol e star delle commedie romantiche a quello di grande attrice drammatica, mettendo in mostra doti che non erano ancora venute alla luce. In questa trasposizione del romanzo di Horace McCoy, ambientato in una sala di ballo di Santa Monica nel bel mezzo della Grande Depressione, Jane si cala nel ruolo di Gloria, una giovane donna che accetta di partecipare a una massacrante maratona di danza della durata di intere giornate, con l'obiettivo di aggiudicarsi il premio in palio di millecinquecento dollari. Tra i migliori film diretti da Sydney Pollack, Non si uccidono così anche i cavalli? traccia il terrificante affresco di un'epoca, e all'interno dell'ampio cast la Fonda si distingue per la rabbia repressa, la fragilità e la sommessa disperazione del suo personaggio, tanto da essersi meritata la prima delle sue sette candidature all'Oscar.
3. Tornando a casa
Nel 1978 Jane Fonda, che era stata una fra le voci più accese contro il conflitto in Vietnam, registrò uno dei maggiori successi della propria carriera grazie al suo ruolo in Tornando a casa. Diretto da uno dei più importanti registi della New Hollywood, Hal Ashby, Tornando a casa affronta il tema della guerra e delle sue conseguenze da un punto di vista privato e familiare attraverso la figura di Sally Hyde, moglie di Bob (Bruce Dern), Capitano dei Marine inviato in Vietnam; lavorando come volontaria presso un ospedale per veterani Sally conosce Luke Martin (Jon Voight), un ex ufficiale rimasto paralitico a causa di una ferita al fronte, del quale finirà per innamorarsi. In un'interpretazione misurata e sotto le righe, la Fonda illustra i sentimenti contrastanti e la progressiva presa di coscienza della sua protagonista, e grazie al film di Ashby è stata ricompensata con il Golden Globe e con il suo secondo premio Oscar come miglior attrice.
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2. Julia
È un ritratto incredibilmente intenso e profondo quello offerto nel 1977 da Jane Fonda della grande scrittrice e drammaturga Lillian Hellman in Julia, il meraviglioso film di Fred Zinnemann basato sul memoriale della Hellman e focalizzato in particolare sulla giovinezza della donna: gli anni della sua formazione, il matrimonio con il giallista Dashiell Hammett (Jason Robards) e l'appassionata amicizia con Julia (Vanessa Redgrave), sullo sfondo di un'Europa messa a ferro e fuoco dall'ascesa del nazifascismo e dalle persecuzioni antisemite. Quello di Lillian Hellman è senz'altro uno dei più bei ruoli mai interpretati dalla Fonda, e soprattutto nelle sue scene insieme alla Redgrave l'alchimia fra le due attrici risulta davvero emozionante. Per Julia, Jane Fonda ha ottenuto il Golden Globe e il BAFTA Award come miglior attrice e la nomination all'Oscar.
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1. Una squillo per l'ispettore Klute
Fra tutte le splendide performance nella carriera di Jane Fonda, ad imprimersi più di tutte nella memoria per la complessità e la ricchezza di sfumature è quella nei panni di Bree Daniels, squillo d'alto bordo in una New York livida e inquietante, nel magnifico Una squillo per l'ispettore Klute, pietra miliare del genere neo-noir diretta da Alan J. Pakula nel 1971. Donald Sutherland presta il volto a John Klute, un detective incaricato di far luce sulla sparizione di un dirigente della Pennsylvania; le indagini di Klute lo porteranno ad incrociare la propria strada con quella della Daniels, una prostituta tormentata da lettere oscene e la cui vita potrebbe essere minacciata da un maniaco. All'occorrenza sfrontatamente sensuale o rigidamente riservata, determinata a proteggere se stessa e la propria indipendenza ma disposta forse ad aprirsi all'affetto del detective Klute, la Bree Daniels creata da Jane Fonda rimane uno dei personaggi più affascinanti e memorabili di tutto il cinema della New Hollywood; e grazie a questa splendida prova, la Fonda ha vinto il Golden Globe e un meritatissimo premio Oscar come miglior attrice.