A quasi dieci anni dalla sua nascita, avvenuta nel 2008 e dall'esordio di Iron Man, il Marvel Cinematic Universe ha raggiunto una maturità narrativa e complessità strutturale che è riflesso evidente di quella ancora più articolata che decenni di storie a fumetti hanno costruito. Un universo che ha mosso i primi passi poggiandosi su alcune selezionate colonne portanti, ma che presto ha iniziato ad aggiungere rifiniture e decorazioni, lavorando per rendere allo stesso tempo più ampia e solida la storia univoca che aveva intenzione di raccontare. All'Iron Man di Robert Downey Jr. si sono quindi affiancati Captain America e Thor, mentre le pellicole a loro dedicate introducevano personaggi apparentemente secondari, come Vedova Nera di Scarlett Johansson.
Una cosiddetta Fase 1 che ha trovato compimento nel 2012, quando Joss Whedon è stato chiamato a tirare le somme di questi primi sforzi produttivi, riunendo gli Avengers in un film dagli incassi super come i suoi eroi, restando poi a supervisionare tutta la Fase 2 di questo progetto, almeno fino al suo Avengers: Age of Ultron che ha segnato la rottura tra il creatore di Buffy e la Marvel. Poco male, perché i Marvel Studios hanno fin dall'inizio la guida sicura di Kevin Feige che ha dimostrato ampiamente di sapere cosa vuole fare e ottenere nel trasporre su schermo le avventure nate in precedenza su carta, ma è innegabile che l'apporto di Whedon sia stato fondamentale per rendere solido e compiuto l'universo Marvel, per accompagnare all'ambizioso progetto produttivo una consistente anima artistica. Come sostituirlo adeguatamente?
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Tanto tempo fa in una Galassia lontana lontana
Quando Joss Whedon fu chiamato ad unire i Vendicatori fu senza dubbio una scommessa, rischiosa allora quanto possiamo definirla vinta ora. E Feige è chiamato a vincerne un'altra ora che dovrà affidarsi a qualcuno per impostare lo stile e l'estetica del futuro Marvel al cinema. E a guardare attentamente tra le fila degli autori al servizio della Casa delle Idee, qualcuno che una scommessa l'ha già ampiamente vinta c'è, qualcuno che qualche anno fa ha preso il gruppo di eroi tra i più improbabili della Marvel e li ha portati su schermo indovinando tono e look, bilanciando (auto)ironia, azione e creatività. Stiamo parlando ovviamente di James Gunn. Nel 2013 Guardiani della Galassia è stata una scommessa vinta, ma probabilmente anche un costosissimo test sul quale Feige ha puntato per capire se e quanto spazio poter dare alla parte cosmica dell'Universo Marvel, quanto il percorso verso la Infinity War potesse enfatizzare gli aspetti meno terreni e soprattutto in che direzione andare dopo.
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Verso il cinecomic e oltre
Se Iron Man e gli altri pilastri erano e sono eroi più tradizionali, con la sola eccezione del divino Thor a schiudere le porte verso altri mondi oltre la Terra, i Guardiani di Gunn hanno confermato che qualche passo in là si poteva, e forse doveva, fare: per questo è indicativo che sia stato Ant-Man a chiudere la fase 2, introducendo altri modi di guardare al nostro mondo pur in un film impostato come un tradizionale Heist Movie, ed è ugualmente importante che subito dopo la Civil War ci sia concentrati ad introdurre un ulteriore aspetto che permette di andare al di là della realtà che abbiamo imparato a conoscere nei primi progetti, la magia di Doctor Strange, di importanza vitale in una storyline sempre più incentrata sulle Gemme dell'Infinito. Aspetti aggiunti per ora in progetti autonomi e introduttivi, capaci di fungere da doppie Origin Story per personaggi e relativi ambiti narrativi, ma che sarà necessario includere fin da subito nel filone principale del Marvel Cinematic Universe, trovando una cifra stilistica capace di farlo in modo compiuto.
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Una space opera moderna
Se lo stile solido dei fratelli Russo è stato più che adatto a sostenere le avventure da quasi-Avengers di Civil War, lo stile colorato e pop dei Guardini della Galassia di James Gunn sarà apparso perfetto per mettere in scena quello che c'è oltre il nostro pianeta e ne abbiamo avuto una conferma recente con la diffusione del fantastico primo trailer di Thor: Ragnarok, in cui look e tono, musica e perfino scritte sembra mutuato da quello che Gunn ha fatto nei due film su Star-Lord e compagni. E non è un caso che Feige abbia dichiarato proprio in questi giorni, nell'annunciare il volume 3 delle avventure di quesi anti-eroi, che James Gunn potrebbe supervisionare i prossimi dieci anni di MCU, facendo per la Fase 4 e il post Avengers quello che Whedon ha fatto dopo averli riuniti, quando, presumibilmente, l'Universo Marvel diventerà definitivamente tale, spaziando tra pianeti e razze aliene, diventando a tutti gli effetti una Space Opera dal sapore fantasy non dissimile dall'altra grande saga in mano alla Disney, quella di Star Wars. Per questo ci viene spontaneo pensare che Gunn è il nuovo Whedon della Marvel, il nuovo nerd appassionato a cui affidare il cuore e l'anima del Marvel Cinematic Universe.