Nella recensione di Avatar 2 - La via dell'acqua facciamo riferimento a un episodio di South Park (il numero 9 della 16esima stagione, dal titolo Raising the Bar) in cui si eleva James Cameron a ultimo baluardo della grandezza umana. E in effetti il regista l'ha fatto di nuovo: mentre in molti pensavano che, complice la pandemia e la competizione sempre più agguerrita delle piattaforme di streaming, non avrebbe potuto raggiungere i fasti dei suoi più grandi successi, Avatar 2 ha macinato record su record.
Gli incassi di Avatar 2 sono arrivati, mentre scriviamo, a 2,1 miliardi di dollari, piazzando il film in quarta posizione nella classifica dei film col maggiore incasso nella storia del cinema. E indovinate chi c'è in ben due delle altre posizioni? Ebbene sì, sempre lui: al terzo posto c'è Titanic, al secondo Avengers: Endgame e in cima il primo Avatar. A breve potremmo avere un'altra sorpresa: per i suoi 25 anni Titanic torna al cinema il 9 febbraio in 3D. State pensando anche voi la stessa cosa? Cameron sta puntando a un podio tutto suo.
La filmografia di James Cameron però è talmente ricca, varia e innovativa, che si merita molto di più del mero conto dei soldi incassati al botteghino. Perché a prescindere dal suo patrimonio, il regista è soprattutto uno spirito avventuroso, una persona che, per rendere reali le proprie visioni, migliora tutto ciò che tocca. Dalla tecnologia alla tecnica, Cameron ha sempre preteso il massimo da se stesso e dai suoi collaboratori, riuscendo in questo modo ad alzare davvero la barra dell'eccellenza al cinema.
Ce lo ha confermato lo stesso Jon Landau, produttore sia di Titanic che della saga di Avatar, in collegamento da Los Angeles. Che, giudicate voi se in modo fintamente modesto o meno, dice: "Con questo film effettivamente abbiamo alzato la barra un bel po'. Ma preferisco che ce lo dicano gli altri. Per me la cosa più importante è la reazione del pubblico quando vede il film. Una delle cose che preferisco fare quando mostro i film, è sedermi di lato e osservare il pubblico mentre guarda lo schermo. Per me è quella la vera gioia. Il feedback che ho avuto dalle persone con cui ho parlato mi dice che abbiamo alzato l'asticella. È questo che conta".
Avatar 2 - La via dell'acqua: intervista a Jon Landau
Avatar - La via dell'acqua: padri, madri e figli in James Cameron
James Cameron: una filmografia all'insegna dell'innovazione
La filmografia di James Cameron esplora diversi generi, è ambiziosa e pensata dalla mente di chi sogna in grande. La cosa che rende però Cameron un regista unico è la sua attenzione a ogni dettaglio dell'universo che costruisce attorno ai propri film. Che si tratti di inventare una nuova tecnologia, o di migliorarne le prestazioni, di mettere in contatto professionisti con competenze diverse, niente è lasciato al caso. Anzi: per i suoi studi sulle profondità degli abissi, che gli sono serviti per molti dei suoi film, si è spinto in prima persona oltre i limiti. Il 26 marzo 2012, dopo una discesa di 5 ore, James Cameron ha raggiunto il fondale della Fossa delle Marianne. È stato il primo essere umano ad aver compiuto un'immersione in solitaria a riuscirci, raggiungendo i -10.898 m!
Se non è dedizione (e anche follia) questa. O ancora: ormai stufo di sentirsi chiedere, da ormai 25 anni, se Jack avrebbe potuto salvarsi sulla zattera con Rose, ha incaricato degli scienziati di fare uno studio, per avere una risposta più che precisa. Insomma, proprio come il capitano di una nave (si spera non del Titanic), Cameron è il primo a impegnarsi in un progetto e l'ultimo ad andarsene, mettendosi in discussione costantemente. E in effetti l'attesa di ben 13 anni tra il primo e il secondo Avatar, ora che è finita, è perfettamente comprensibile: una volta che sei il numero uno nel tuo campo puoi solo battere te stesso.
Anche Jon Landau, quando gli abbiamo chiesto dell'incredibile texture della pelle di alieni e creature in Avatar 2, conferma il livello di cura maniacale che il regista mette nel suo lavoro: "Dal primo _Avatar l'evoluzione della tecnologia ci ha permesso di avere più dettagli. La grana della pelle, sia dei personaggi che delle creature, dà a tutti un aspetto più autentico. Abbiamo chiesto a Weta di darci più dettagli possibili e più riferimenti del mondo reale. È un elemento molto importante_".
Avatar: creature design e amore per l'ambiente
Uno dei punti forti di Avatar - La via dell'acqua sono le creature. Tra i nuovi animali introdotti in questo secondo capitolo ci sono i Tulkun: gigantesche creature marine che ricordano in parte le balene in parte le tartarughe. Jon Landau ci ha spiegato che il lavoro sul creature design è stato fondamentale: "È una delle prime cose su cui abbiamo cominciato a lavorare. Abbiamo un team incredibile di disegnatori: Dylan Cole, Ben Procter. Abbiamo usato Weta Workshop. La sfida è stata disegnare delle creature che al primo impatto sembrino di fantasia, ma a cui abbiamo dato anche caratteristiche realistiche, che rispecchiano il mondo di Pandora. Il Tulkun è una gigantesca creatura oceanica. Nuota e il modo in cui la sua coda si muove funziona. Jim ci chiede questo: il movimento di queste creature non può essere non realistico. Amo quando Lo'ak si aggrappa alla pinna: vorrei farlo anche io! Ognuno dovrebbe vedere qualcosa di diverso in queste creature. Non sono una cosa sola. Proprio come le persone non sono una cosa sola".
Avatar 2: La via dell'acqua - Abbiamo bisogno di uno schermo più grande... e altri James Cameron
Se l'invenzione di animali e piante dal forte impatto è fondamentale per creare un mondo alieno credibile come è Pandora, la quantità di tempo che il regista dedica a esplorare questo universo (minuti bellissimi, e non una "roba alla National Geographic, come hanno detto alcuni) fa trasparire tutta la sua fascinazione e amore per la natura. Qualcosa che porta anche sul set: Landau ha infatti spiegato che la produzione di Avatar - La via dell'acqua è stata "green": si è cercato di ridurre al minimo le emissioni di carbonio, tutti facevano la raccolta differenziata, proprio per volere di Cameron.
Avatar e l'apertura verso altre culture
Se lasciamo da parte l'idea che Avatar sia ambientato su un altro pianeta, Pandora, e che i protagonisti non siano esseri umani, almeno non tutti, ma alieni dalla pelle blu, i Na'vi, il primo Avatar parla in realtà, in modo per nulla velato, di colonialismo. L'accostamento più immediato è quello con i Nativi Americani, cacciati dalle proprie terre. Ma, come dimostra Avatar - La via dell'acqua, il discorso è più generale: nel secondo capitolo conosciamo un'altra popolazione, quella dei Omatikaya, che ricorda più la fusione dei Maori della Nuova Zelanda e la cultura hawaiana. Chissà magari nei prossimi film ci saranno popoli che ricordano gli Indiani o gli Aborigeni.
Avatar - La via dell'acqua: il ruolo della famiglia
Cameron condanna apertamente ogni forma di sopraffazione e pretesa da parte di chi ha l'arroganza e l'aggressività di reclamare per sé qualcosa che non gli appartiene, perché ogni cosa, in quanto parte di un ecosistema, è collegata. La caccia ai Tulkun non può che disgustare: eppure ancora oggi bracconieri e cacciatori di balene svuotano mari e foreste.
A dimostrazione che il regista è aperto e curioso verso altre culture, ne ha create di nuove. Nel primo capitolo grande attenzione è riservata alla lingua Na'vi. Qui viene introdotto uno step successivo: il linguaggio dei segni. Sempre Landau ci ha rivelato come è stata creata: "Ci siamo impegnati molto per creare il linguaggio dei segni dei Na'vi. Abbiamo assunto CJ Jones, attore sordo, che ha creato la lingua. Gli abbiamo chiesto di farlo usando non cinque dita, ma quattro, perché sono quelle che hanno i Na'vi. Gli abbiamo detto che volevamo la usassero anche quando montano le creature: quando sei a cavallo una mano è attaccata all'animale. Quindi ci voleva un linguaggio dei segni che usasse soltanto una mano. Il cast ha dovuto impararlo e CJ ha fatto un lavoro incredibile".