In un momento in cui il reparto script di Hollywood attraversa il suo periodo più nero c'è uno sceneggiatore che sembra invece aver trovato la sua strada verso il successo. "Mai stato un fan di Star Trek, non era proprio il mio genere!". Così J.J Abrams - lo sceneggiatore di serie acclamate e osannate come Lost, Alias e Fringe - ha esordito davanti alla sala gremita di giornalisti e appassionati per la presentazione in anteprima mondiale del trailer e di quattro scene tratte dal 'suo' Star Trek, il kolossal sci-fi in uscita l'8 maggio 2009. Dopo aver esordito dietro la macchina da presa dirigendo con grande personalità Mission Impossible III ora la sfida si fa assai più dura per il quarantaduenne scrittore newyorkese che ha accettato di dirigere il prequel cinematografico di una delle serie-tv più amate e seguite della storia. Costato circa 150 milioni di dollari il film è stato concepito da J.J. per creare nuove generazioni di fan di Star Trek per permettere ai più giovani e ai non appassionati di entrare in contatto con gli storici personaggi della saga. "Alzino la mano quelli di voi che NON sono fan di Star Trek" - ha chiesto Abrams agli spettatori presenti - "ecco, questo film è soprattutto per voi". All'inizio doveva essere solo il produttore del film, poi si è accorto che non conosceva affatto le storie né i personaggi, neanche quelli principali ed allora ha iniziato a studiarli a leggere la sceneggiatura (scritta dagli inseparabili collaboratori Roberto Orci e Alex Kurtzman, gli stessi di Transformers e Mission Impossible III) ed è entrato in contatto con essi.
Talmente in contatto da diventare geloso al solo pensiero che potesse essere qualcun altro a dirigere il film che seguirà la storia dell'Enterprise e del suo equipaggio sin dalle origini, mostrandoci per la prima volta il giovane e ribelle Kirk che, senza esserne troppo convinto, decide di arruolarsi nella Flotta Stellare per seguire le orme del padre, morto dopo soli 12 minuti di missione da capitano per salvare 800 vite umane, tra le quali la sua e quella di sua madre, morta lo stesso giorno dopo averlo dato alla luce.
Nel momento in cui a bordo scoppia l'emergenza Kirk non compare tra i prescelti per la missione guidata dal Capitano Pike (il bravissimo Bruce Greenwood) ma solo come passeggero in qualità di paziente del dottor McCoy (Karl Urban) che senza saperlo gli inietta un vaccino a cui è allergico. Mani e lingua gonfie come palloni, Kirk raggiunge ugualmente la sala comandi e riesce a capire che dietro l'anomalia creata da quella che tutti credono sia una tempesta di fulmini proveniente da Vulcano, si nasconde in realtà un attacco dei Romulani. Spock non condivide il suo punto di vista ma il capitano _Pike _decide di ascoltare Kirk e di seguire le sue indicazioni per sventare quella che a tutti gli effetti sembra essere un'imboscata. Ma lo scontro Kirk-Spock è solo rimandato...
Cosa distingue secondo Lei questo Star Trek dagli altri?
J.J. Abrams: Abbiamo visto milioni di effetti speciali stratosferici nei film, e centinaia di navi spaziali che volano. L'unica cosa che poteva differenziare questo Star Trek dagli altri era che riuscisse a condurre lo spettatore ad amare non tanto le astronavi quanto chi c'è 'dentro', la loro vita emotiva. Come accadeva in Star Wars e in Matrix ad esempio, in cui vediamo ed amiamo i personaggi sin dalle origini e li accompagniamo durante tutte le loro evoluzioni. E poi l'azione, che latitava sia un po' nella serie che negli altri film.
Cosa ha spinto un 'non appassionato' ad accettare la regia di Star Trek?
J.J. Abrams: Non ero mai riuscito ad entrare in contatto con i personaggi di Star Trek, neanche da ragazzino, non era mai scattata alcuna molla. Ricordo che avevo un amico che invece ne andava matto, a volte mi chiedevo perché invece a me tutto questo non riusciva proprio a piacere. Poi ho capito che per riuscire a farmi coinvolgere dalle loro avventure dovevo innamorarmi dei personaggi ed ora ce l'ho fatta, a quarant'anni sono finalmente diventato uno dei più grandi trekkisti del mondo.
J.J. Abrams: Non riesco ancora a credere di averlo fatto. Ho realizzato questa cosa solo dopo aver visto il mio nome comparire nel titoli di coda. E' stata una sensazione molto strana, in quel momento mi sono chiesto: "caspita, ma sono veramente riuscito a fare un film su Star Trek?".
Perché ama così tanto giocare con il tempo, con lo spazio e con la 'caduta'?
J.J. Abrams: Adoro andare avanti e indietro nel tempo nelle mie storie perché penso che sia un ottimo modo per tenere il pubblico occupato a cercare di risolvere il rompicapo, e poi è un ottimo modo per farsi venire un mal di testa! (ride) Per quel che riguarda la caduta avete ragione, l'ho fatto di nuovo anche qui...sono probabilmente uno di quelli che ancora non riesce ad entrare nell'ottica che gli aerei come altri mezzi di locomozione possano volare e decollare...
Riguardo al sonoro e al look, si rimarrà sul classico o si cambia?
J.J. Abrams: Certamente si, ovvio che il sonoro che avete ascoltato oggi nelle scene non sarà quello che vedrete nel film, ci dobbiamo ancora lavorare sotto questo aspetto. Personalmente do il 51% di importanza alla musica e al sonoro in un film. Gli appassionati non devono preoccuparsi, ritroveranno gli effetti sonori delle porte che si aprono, quello del teletrasporto...e tutto il resto. Non ho voluto assolutamente che questi aspetti venissero troppo rimodernati rispetto alla serie tv, neanche il guardaroba dei personaggi, le voci sul ponte di comando e la linea dell'astronave.
J.J. Abrams: Mi vengono in mente Spielberg e Lucas, devo dire che i loro film mi hanno dato una grossa mano, sono due registi grandiosi che mi hanno fornito una immensa fonte di ispirazione sia nel modo di narrare che nella direzione tecnica delle scene. Ma alla fine forse il mio segreto è stato quello di non star lì a copiare nessuno ma di essere libero di muovermi in tutto e per tutto. Poi è naturale che qualche attinenza con la fantascienza già vista ci sia...
Pensa di aver dato vita ad un nuovo franchise?
J.J. Abrams: No, non sono mai partito con quell'idea ma con quella di creare nuove avventure, di scoprire di più l'anima dei personaggi e il loro carattere, di raccontare da dove nasce il mitico equipaggio dell'Enterprise. Credo di aver trovato la giusta combinazione tra l'effetto tecnologico-visivo, la caratterizzazione dei personaggi e l'approfondimento della storia. Lo spettatore verrà incuriosito, sarà impaziente di arrivare fino in fondo, non resterà mai fermo sulla sua poltroncina!