Italo Calvino nelle Città: un viaggio alla scoperta dell'autore, dalla vita al suo mondo nascosto

Presentato dal regista Davide Ferrario e il docente Marco Belpoliti alla 19esima Festa del Cinema di Roma, il documentario arriva al cinema. Mischiando immagini d'archivio a rievocazioni astratte, appoggiandosi sulle prove di attori importanti.

Italo Calvino, un'immagine

"L'idea di fare un film su Italo Calvino è una grande fortuna, perché ci sono questi autori che tu pensi di conoscere perché li hai studiati, perché sono dei grandi nomi, eccetera, ma, ovviamente, non li conosci perché raramente li hai letti da grande e perché ha un'infarinatura generica e invece devi buttarti dentro il mondo, così scopri quanto sono grandi". Così Davide Ferrario, realizzato in collaborazione con il docente Marco Belpoliti, presenta il suo documentario Italo Calvino nelle città. Un titolo importante per scoprire o riscoprire il mondo dello scrittore nato a Cuba, ma sanremese, al cinema con RS Productions in collaborazione con Mirari Vos e prodotto da Anele Productions.

Italo Calvino nelle città: i tanti volti di Calvino, non tutti maschili

Quello a cui io tengo è un modo di guardare: cioè, di essere in mezzo al mondo

Il film si svolge su due binari paralleli. In uno viene raccontata la vita di Calvino attraverso le sue parole recitate secondo un ordine cronologico in cui lo scrittore viene rappresentato man mano che le stagioni della vita. Qui, si succedono Filippo Scotti, Alessio Vassallo e Valerio Mastandrea. "Quando ho riletto Il sentiero dei nidi di ragno, che è un libro straordinario, scritto da un giovanissimo Calvino ventiseienne - spiega Ferrario - ho pensato che servisse un giovane. Non poteva essere un Calvino maturo a leggere quelle parole. Serviva una faccia da giovanotto, da bravo ragazzo e quest'idea si è evoluta poi nei tre attori che interpretano Italo Calvino nel film".

Italo Calvino Nelle Citta Valerio Mastandrea Davide Ferrario
Valerio Mastandrea e Davide Ferrario sul set di Calvino nelle città.

Nell'altro, invece, ci sono sempre le sue parole, ma solo quelle raccolte dal suo libro Le città invisibili. Esse servono per adottare il punto di vista dello scrittore sul mondo (che è l'intento dichiarato del documentario fin dall'inizio) diviso secondo questa unità misura esistenziale da lui scelta in vita, in grado di comprendere la geografia dell'umanità. Per questo percorso dalle sfumature più evocative la voce, il volto e l'interpretazione sono quelle di Violante Placido. Perché? Perché, come dicono in coro Ferrario e Belpoliti: "la città' è femmina e tutti nomi con cui abbiamo chiamato le varie città sono, infatti, nomi di donna".

Una significativa intuizione per mettere in scena i pensieri di un autore spesso considerato maschilista, perché cresciuto in una certa Italia e con una certa formazione, ma invece ha nella sua poetica un elemento femminile importante. "Un dato molto interessante - racconta Belpoliti - che ne Le città invisibili viene fuori benissimo, così come ne Gli amori difficili. Tra l'altro aveva cominciato a scrivere un libro, Le donne di Casanova, che è poco noto ed è nel terzo volume dei Meridiani, dove ci sono ritratti di donna fulminanti. E anche ne Le cosmicomiche ci sono dei personaggi femminili incredibili". Un Calvino quindi in cui trova larga importanza anche un peso legato alla sessualità, spesso lasciato in secondo piano per altre associazioni. Una conferma che film come Italo Calvino nelle città serve per riscoprire un autore, anche già così conosciuto.

Un Calvino cinematografico

Italo Calvino Nelle Citta Filippo Scotti
Filippo Scotti in Italo Calvino nelle Città.

La traduzione di un mondo letterario in arte assolutamente figurativa come il cinema può essere un salto veramente difficile, a meno che, come dice Davide Ferrario "Nella mia vita ho un criterio grazie al quale so se un libro mi piace o meno ed è se dopo che l'ho letto dico 'voglio fare un film'", un giudizio che quindi sottende già una valutazione prettamente immaginativa.

Si vede come in Italo Calvino nelle città, nonostante la parte documentaristica e la fine selezione operata negli scritti da portare sullo schermo, vivi molto di una dimensione visiva e, addirittura, cinematografica. Lo si nota soprattutto quando si pensa alla messa in scena dei monologhi delle varie città, riprese per conciliare la loro parte reale e quella più spirituale, in modo da dimostrare come ognuna di esse ne contenta altre. "La cosa affascinante di Calvino è questa scrittura in sottrazione. Sono libri brevi i suoi, non c'è mai una parola in più e ognuna è di una pregnanza incredibile. Il tema era come trasformare questo in una immagine visiva. Apparentemente alcune delle città potevano essere mirabolanti, bisognava usare degli effetti speciali ma sarebbe stato come tradire Calvino. Quindi l'idea era di lavorare indietro: trovare quell'elemento astratto che c'è nelle nostre città che viviamo, che era lo stesso che Calvino metteva in luce nelle sue città immaginarie che, però, si capiva benissimo che erano le città in cui abitavamo noi".

Italo Calvino Nelle Citta Scena
Alessio Vassallo in Italo Calvino nelle Città.

Un tipo di letteratura in cui la dimensione dell'immagine è molto presente dunque. Un dato che ha facilitato enormemente la traduzione in testo audiovisivo. Non solo, nonostante il poco feeling tra Calvino e la macchina da presa, così come all'autonarrazione. Nonostante sia "uno dei pochissimi grandi scrittori italiani che non ha una biografia ufficiale - spiega Belpoliti - Un uomo che si è nascosto. Invece, è così visibile!", egli si presta incredibilmente bene al mezzo cinematografico, come spiega Ferrario: "Calvino era un terribile uomo da intervistare. È timido, si sottrae, parla con una lentezza terrificante, spesso balbettando, con lunghi silenzi, però le facce erano fantastiche! Sembrava proprio Mr. Bean certe volte. Ed è proprio questo elemento ironico, nella sua postura, che ho cercato di sfruttare. Ho cercato di far parlare più il suo corpo che non il resto, tanto le parole le avevamo dai suoi testi. È stata davvero una scoperta perché non ci si aspettava un Calvino un po' Joker".

Come riscoprire un grande scrittore

Italo Calvino Nelle Citta Set
Una foto dal set di Italo Calvino nelle città.

Prendendo come esempio la citazione che riporta Belpoliti, "Calvino dice 'Io scrivo immaginando un lettore che ne sa più di me.'" si capisce quale sia stato il focus tematico con cui Italo Calvino nelle Città è stato pensato. Parliamo di un documento in cui viene mostrato il mondo e la vita dello scrittore, ma mettendo entrambi completamente a disposizione dello spettatore.

In questo si vede anche il senso di riscoperta e di sorpresa di chi il titolo lo ha ideato ed è lampante come questa sensazione la si voglia trasmettere, lasciando poi a chi guarda il potere di dirigere il suo sguardo dove meglio crede. Tutto è organizzato per manipolare, dalla dichiarazione d'intenti iniziale e quella in cui si spiega come la traccia di fondo siano Le città invisibile, fino all'ordine con cui la sua vicenda autobiografica viene riportata. Una cosa di cui Calvino in primis sarebbe probabilmente contento.

Italo Calvino Nelle Citta Valerio Mastandrea Foto
Valerio Mastandrea in Italo Calvino nelle città.

Come spiega Ferrario: "È affascinante il lavoro che si può fare tra un regista, uno che lavora con le immagini, e uno scrittore, uno che lavora con le parole, per cercare di dare un'immagine cinematografica di uno scrittore. I film, soprattutto i documentari, non si fanno per dimostrare qualcosa ma per fare dei viaggi. E se il tuo compagno di viaggio è Calvino, allora è un bel compagno di viaggio".