"Il libro più difficile che abbia mai scritto". Non possiamo non partire dall'opera originale nel raccontarvi cosa sia It Ends with Us - Siamo noi a dire basta, appunto tratto dal romanzo firmato da Colleen Hoover. Scrittrice che, definire di successo, sarebbe un eufemismo. Uscito nel 2016, It Ends with Us, basato in parte sulle sue pregresse esperienze di vita, è stato tradotto in oltre venti lingue, vendendo al 2019 un milioni di copie. Successivamente, ha avuto una nuova spinta dalla comunità #BookTok di TikTok (con un miliardo di tag!), facendolo diventare un caso sociologico, più che letterario. Va da sé, che l'adattamento cinematografico era già previsto dal pacchetto, opzionato dal regista (e produttore) Justin Baldoni che, nel film, si è ritagliato anche il ruolo di co-protagonista.
Su questo ci torneremo, ma è importante rimarcare quanto l'anima del film segua una spinta multiforme, fluidificando per quanto possibile l'imprescindibile tema della violenza domestica. Chi non ha mai letto il libro (come chi sta scrivendo), non ha l'ansia del paragone, e quindi si ritrova davanti un romance ben girato, ben costruito, ben amalgamato nelle sue emozioni semplici e dirette (ogni tanto è quel che ci vuole), in un'alternanza tra passato e presente che non perde di vista una sdolcinata melassa che pare sostituirsi ad una latente tensione drammatica pronta a prendersi la scena.
It Ends With Us - Siamo noi a dire basta: se Blake Lively diventa Lily Bloom
Un lavoro di trasposizione che parte ovviamente dalla protagonista da quel nome floreale, Lily Bloom, interpretata da Blake Lively (una somigliante Isabela Ferrer, invece, interpreta Lily da ragazza). Alle spalle i ricordi traumatici di un padre violento, e di un amore forse perduto. Davanti a sé, invece, un futuro che la vede a Boston, dove gestisce un negozio di fiori. Il sogno di una vita, reso favola dall'arrivo di Ryle Kincaid (lo stesso Baldoni, diremmo non un campione di espressività), neurochirurgo troppo bello, troppo ricco, troppo dolce. Insomma, troppo tutto per essere vero. Tant'è, che Lily, poco a poco, sembra scorgere in lui la stessa rabbiosa violenza che vedeva nel padre ormai defunto. Sarà il ritorno del tenero e ammaccato Atlas Corrigan (Brandon Sklenar, Alex Neustaedter da ragazzo), quel vecchio amore mai dimenticato, che finirà per alterare definitivamente la prospettiva emotiva e sentimentale di Lily.
La violenza domestica in un romance che sfida il genere
Fenomeno interessante, questo It Ends with Us - Siamo noi a dire basta, anche perché a scrivere l'adattamento del film troviamo Christy Hall, che nel 2023 ha esordito alla regia con l'ottimo Daddio. Adattamento che, per certi versi, risulta forse un po' troppo cool, se pensiamo al filo drammatico che si srotola durante l'ultima mezz'ora (durata abbastanza importante, quasi due ore e quindici). A tratti quasi spot per Valentino e Carhartt (un lavoro di product placement smaccato), nonché animato da una soundtrack ad effetto che alterna brani pop e slowpop di Birdy, dei Cigarettes After Sex, fino alla ballad My Tears Ricochet di Taylor Swift (grande amica di Blake Lively), quello di Baldoni è un film che, seguendo una vacua retorica avallata da frasi ad effetto, tenta di tenere stabile l'equilibrio precario che lo vorrebbe tanto un romantic movie quanto una profilazione di cosa sia la violenza domestica (e di come si dovrebbe rispondere? Speriamo di no).
It Ends with Us, effettivamente, funziona nella sua declinazione romantica di amori perduti e poi ritrovati (la relazione tra Lily e Atlas è la cosa migliore di tutto il film, anche l'utilizzo degli emozionanti flashback), infarciti di leitmotiv efficaci nella loro catarsi da social quotes. Tuttavia, va da sé che l'aspetto più controverso di Colleen Hoover prende presto il sopravvento: se gli abusi fisici e psichici sono il centro del racconto, è l'approccio alla consapevolezza di Lily a creare scompensi. Dovremmo rivelare troppo a proposito del finale, ma è comunque giusto sottolineare quanto l'argomento, nevralgico e purtroppo attuale, rischi di essere in qualche modo... romanticizzato.
Anche se poi c'è una propensione all'azzeramento del concetto di genere, tanto che il romanzo della Hoover è stato definito negli Stati Uniti una sorta di "bagel di tutto ciò che riguarda la narrativa popolare". Siamo molto d'accordo. Del resto, è presente un'effettiva sfida alle convenzioni della narrativa rosa (a volte stimolante, a pure volte congrua e sorprendente), ma dall'altra parte ritroviamo nel film i motivi delle (molte) critiche mosse all'autrice. Un intreccio ideologico, cinematografico e sociale strettamente oggettivo (nel bene e nel male), da cui ne esce alla fine un film dalla doppia anima, e molto più complesso di quanto vorrebbe sembrare. Un merito? Probabilmente.
Conclusioni
Com'è l'atteso adattamento di It Ends With Us? Senza dubbio, le parole di Colleen Hoover prendono vita in un romance che sfida le regole del genere rosa. Se l'atmosfera (spesso infarcita da frasi ad effetto) e i flashback sono la parte migliore del film, è interessante osservare la prospettiva narrativa scelta per raccontare la violenza domestica. Tuttavia, la prospettiva più morbida e fluida verso un tema tanto nevralgico può effettivamente sembrare 'romanticizzata' (critica mossa spesso alla Hoover).
Perché ci piace
- Una buona regia.
- Una soundtrack piaciona, ma funziona.
- La semplicità di certe emozioni.
- I flashback.
- Una interessante sfida al genere romance...
Cosa non va
- ... con il rischio di rendere a volte cool la violenza domestica?
- Alcune dialoghi, che sembrano figli di una narrativa social.
- Justin Baldoni è sicuramente più bravo come regista che come attore.