It: Capitolo 2, seconda parte della duologia dedicata al mastodontico romanzo di Stephen King, è finalmente arrivato al cinema. Le reazioni del pubblico e della critica sono state tra loro discordanti: c'è chi lo ha trovato un seguito perfetto del suo primo capitolo uscito tre anni fa, ma più affine al materiale originale a cui è ispirato, e chi invece non lo considera un degno erede del suo predecessore e soprattutto dell'opera originale. Uno dei momenti più complessi dell'opera di King è senza dubbio il suo controverso finale, che tra derive metafisiche e folli scene che solo la mente del Re dell'Horror poteva partorire, difficilmente può essere reso in maniera credibile e coerente sul grande schermo.
Questo era già molto chiaro nel 1990, quando Tommy Lee Wallace ha diretto la miniserie in due puntate con un memorabile Tim Curry, e gran parte di quel che accade nell'opera originale viene tagliato e rimaneggiato per adattarsi al suo primo adattamento televisivo. Lo scopo di questo articolo - ricco di spoiler , quindi faccia attenzione chi non ha ancora visto It: Capitolo 2 - è quello di analizzare il finale del film di Muschietti, valutandolo sia come prodotto a se stante che comparandolo con il romanzo di King. Per chi volesse approfondire meglio storia e curiosità del film vi rimandiamo alla nostra recensione di It: Capitolo 2 e al nostro articolo sulle differenze tra It: Capitolo 2 e il romano.
Il finale del film di Muschietti
Cominciamo con la nuova trasposizione cinematografica del romanzo di King e proviamo a sbrogliare il suo intricato finale. La chiave di quanto accade nell'ultima parte del film risiede in parte nel cosiddetto rito di Chüd, un particolare tipo di cerimonia che, a differenza di quanto accade nel libro, dopo un'apparente vittoria iniziale per i Perdenti fallisce nello sconfiggere definitivamente Pennywise. Il rito di Chüd del film, come vedremo, molto diverso da quello del romanzo, viene appreso da Mike (Isaiah Mustafa) durante la prova del fumo, una cerimonia indiana che gli permette di entrare in un particolare stato di trance durante il quale scopre le origini di Pennywise. Ci viene infatti fatto intendere che il mostruoso clown sia una creatura arrivata sulla Terra dallo spazio in un remoto passato, e che da quel momento abbia utilizzato Derry come territorio di caccia durante i suoi cicli di veglia. Durante la prova del fumo, che nell'opera originale i bambini portano a termine insieme dopo averne letto in un libro, i nativi americani che la insegnano a Mike gli raccontano anche di aver affrontato It in passato e che, tramite il rito di Chüd, lo avevano quasi sconfitto. Riportando queste informazioni ai compagni, Mike li convince ad introdursi nel nido di It, che si trova al di sotto di dove nello scorso film i Perdenti e Pennywise si erano scontrati, per provare a ucciderlo. Ciò che il bibliotecario di Derry omette però è che nessuno, tra i nativi americani che avevano combattuto Pennywise, era sopravvissuto allo scontro.
Che cos'è il rito di Chüd? I Perdenti devono recuperare in città alcuni oggetti importanti della loro infanzia, come per Beverly (Jessica Chastain) la poesia che Ben le ha scritto o la barchetta di George per Bill (James McAvoy), e, una volta raggiunto il nascondiglio di It, bruciarli in un antico artefatto indiano (sul quale è stato inciso come sconfiggere il mostro, ma da cui Mike ha cancellato la parte su come il rituale non avesse poi funzionato). Bruciando gli oggetti, le Luci Mortali che sono la vera essenza di It vengono attratte nell'artefatto e il mostro può esservi imprigionato. Il piano non funziona e i nostri eroi, dopo che Pennywise si è velocemente liberato, restano ancora una volta in balia delle mostruose visioni da lui generate. Bill si ritrova catapultato nella casa della sua infanzia, dove rincontra Georgie; Ben si risveglia nel Club sotterraneo costruito dai lui ed i Perdenti quando erano bambini, dove rischia di soffocare sommerso da terra e sabbia; Beverly torna nei bagni della sua vecchia scuola, dove era vittima di bullismo, che si riempiono di sangue fin quasi a farla affogare e, infine, Richie ed Eddie si ritrovano nella terrificante casa di Neibolt Street.
Superate le terribili visioni, i Perdenti si scontrano nuovamente con Pennywise ed Eddie, armato dell'asta di metallo datagli da Berverly (identica a quella che aveva usato da bambina per trafiggere Pennywise nella casa di Neibolt Street) lo colpisce. Eddie riesce a ferire (temporaneamente) il mostro proprio perché è convinto del potere insito nell'oggetto che brandisce. It torna però presto all'attacco ed Eddie viene colpito a morte. Gli altri decidono quindi di utilizzare, per uccidere Pennywise, lo stesso escamotage con cui si erano salvati da bambini, convincere il mostro di non aver paura di lui, limitandolo e letteralmente rimpicciolendolo nella sua forma di clown. Una volta reso It impotente i Perdenti gli strappano il cuore e riescono così, finalmente, a sconfiggerlo.
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Che cosa accadeva nel romanzo?
Le differenze tra il finale del romanzo e quello del film sono davvero numerose: quanto descritto da King è senza dubbio più articolato, complesso e contorto rispetto alla versione che ne è stata fatta per il grande schermo. Cominciamo con ordine: il ruolo di Mike nell'opera originale è molto diverso da quello della trasposizione cinematografica. Nel romanzo non deve affrontare da solo la prova del fumo, ma tutti i Perdenti vi si sottopongono assieme (anche se solo Mike e Richie resistono fino alla fine). Per quanto riguarda il rito di Chüd poi, non sono i membri di una tribù indiana ad insegnarlo a Mike ma gli stessi Perdenti a scoprirlo in un libro trovato in biblioteca da Ben. Il rito consisterebbe in una epica battaglia di forze di volontà: il libro spiega che un giovane coraggioso e la creatura mostruosa che deve affrontare dovrebbero mordersi rispettivamente la lingua, fare battute e raccontarsi barzellette fino a che, uno dei due, scoppiando a ridere sarebbe irrimediabilmente bandito in un'altra dimensione.
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Ovviamente durante la battaglia finale tra It e i Perdenti uno di loro non sarà costretto a mordere la lingua del mostro per sconfiggerlo. Innanzitutto, a differenza di quanto abbiamo visto nei film di Muschietti, i nostri eroi provano a combattere It con il rito di Chüd sia da bambini che da adulti, recandosi nella sua tana nella profondità delle fogne di Derry dove lo trovano nella sua forma di gigantesco ragno. Prima solo Bill, poi, da adulti, Bill e Richie, fissando le Luci Mortali negli occhi del mostruoso ragno entreranno in un particolare stato di trance che li farà in qualche modo arrivare nella dimensione da cui It proviene ed in cui diventa vulnerabile: il Macroverso (dove Bill bambino incontra anche la benevola tartaruga Maturin). Senza entrare troppo nel dettaglio su quanto accade nel Macroverso e al di fuori di esso nella tana di It, Bill e gli altri Perdenti si scoprono in grado di sconfiggere il mostro nel momento in cui riescono a superare il terrore per lui: per sconfiggere una creatura che si nutre di paura l'unica soluzione è smettere di averne paura. Questo è ciò che accade, in maniera estremamente più semplificata, anche in entrambi i film di Muschietti. Nel romanzo come nel film, la morte definitiva di It avviene poi nel momento in cui i Perdenti riescono a strappargli il cuore e a distruggerlo.
Il finale del film Muschietti funziona?
Tirando le somme di quanto detto fino ad ora, una domanda sorge spontanea: il finale del film di Muschietti è all'altezza di quello del libro a cui è ispirato? Riesce a trasmettere allo spettatore le medesime sensazioni del romanzo? A nostro parere non del tutto. Il finale del romanzo risulta così incisivo ed indimenticabile perché la battaglia finale contro It dei Perdenti da bambini e quella di quando sono adulti avvengono nello stesso momento. L'opera di King è strutturata infatti in una maniera molto particolare: comincia quando i protagonisti sono adulti e il lettore, un lungo flashback dopo l'altro, scopre insieme a loro che cosa è accaduto quando erano bambini. I membri del Club dei Perdenti, una volta cresciuti, si sono infatti dimenticati dello scontro con Pennywise avvenuto durante la loro infanzia e, grazie alla particolare organizzazione temporale del romanzo, il lettore si rende conto di pari passo con i personaggi di cosa è successo in passato.
Gli scontri definitivi con It avvengono perciò contemporaneamente, con un serrato passaggio tra passato e presente, tra infanzia ed età adulta. Il fatto che nelle trasposizioni cinematografiche di Muschietti questo in parte si perda - anche se nel secondo film è stato fatto un tentativo con i vari flashback di riprendere la struttura del libro - rende il finale molto meno significativo ed efficace: la sensazione che da spettatori ci resta è che entrambi i lungometraggi si concludano nello stesso modo, con i Perdenti che utilizzano lo stesso escamotage, sia da adulti che da bambini, per annientare il mostro. Nel romanzo invece l'effetto sorpresa è garantito, perché fino alla fine chi legge non ha idea di come i protagonisti abbiano sconfitto It.
Un'altra scelta piuttosto discutibile nel film è quella fatta relativamente al rito di Chüd: è vero, come abbiamo detto ciò che accade nel romanzo è estremamente complicato e contorto, ma sostituire la complessa cerimonia con il rituale insegnato a Mike dalla tribù indiana (che per altro non funziona) ci è sembrato inutile e riduttivo. A nostro parere nell'adattamento cinematografico sarebbe stato meglio eliminare del tutto gli elementi metafisici e fantastici che caratterizzano l'opera di King, rendendo, allo stesso modo di come era stato fatto per il film del 2017, anche It: Capitolo 2 più semplice e scorrevole. Modificare il rito di Chüd non ha migliorato in alcun modo il finale del lungometraggio di Muschietti, ma anzi lo ha reso più banale ed insignificante rispetto a quello del romanzo.
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Noi tutti fan di lunga data sospettavamo già da tempo che la parte conclusiva della mastodontica opera di King sarebbe stata quella più ostica da adattare per il grande schermo, e siamo sicuri che chiunque si sarebbe trovato in grande difficoltà nel rendere onore ad un romanzo così incredibilmente sfaccettato e composito. Muschietti ha dovuto superare una sfida ben più ardua che sconfiggere il mostruoso Pennywise, e, anche se non ha avuto del tutto successo, non possiamo che riconoscerne il coraggio.