Istantanee di guerra secondo De Palma
Con Redacted, ultima fatica di Brian De Palma, siamo senza dubbio di fronte ad una delle pellicole più stimolanti in concorso a questa Mostra del Cinema. Inutile affannarsi alla ricerca dello scandalo col film di Ang Lee, o gridare al capolavoro (che non c'è) dopo pochissimi giorni di festival con Sleuth; indipendentemente dalla sua qualità è indubbio che il lavoro di De Palma si mostri come uno dei risultati più singolari visionati fin'ora. Certo messa in questi termini parrebbe si sia già pronti ad assegnargli il Leone d'oro, ma sebbene non sia così, la sua capacità di stimolare riflessioni e letture non può che essere riconosciuta come uno dei pregi di questo film.
Ambientato in Iraq durante l'attuale conflitto del Golfo Redacted è un fantadocumentario ispirato a fatti realmente accaduti che racconta le giornate di una squadra di soldati statunitensi e dello stupro e la barbara uccisione di una minorenne irakena da parti di alcuni di loro. Da una parte c'è questo, un soggetto impregnato di moralismo che, non solo sulla carta, può far storcere il naso e lo fa indipendentemente da quale possa essere l'opinione politica dello spettatore. Lo fa perché una trama come questa, destinata a far discutere come del resto quella di ogni progetto "impegnato", si ritrova a fare irrimediabilmente a pugni con lo stile e la precisissima idea di cinema del regista americano. Domina l'immagine in questo lavoro, violento collage di tapes giornalistici, filmini amatoriali, reportage, internet e video di camere a circuito chiuso. Un vero totem dell'immagine se vogliamo, retto però fin troppo saldamente dalla tecnica e dalla scrittura di De Palma (fortunatamente lontano dagli stomachevoli eccessi di The Black Dahlia). Ed è nel varco di questo improbabile connubio che si instaurano tutte le incertezze verso questo lavoro.
Etica o estetica dunque, un film furbetto e astutamente strutturato su un tema scottante o un monumento teorico su cosa siano diventate l'immagine e l'iconografia nella contemporaneità?; perché a fine visione è proprio questo che ci si domanda, cosa realmente volesse dire e dove volesse arrivare il buon De Palma. Se il tema bellico fosse davvero solo la parte più superficiale della pellicola, la sola copertina del libro, il suo ultimo lavoro meriterebbe davvero elogi e premi quanti più possibile. Ma la sensazione è che sia lo stesso regista il primo a non esserne convinto. Forse ancora un po' troppo innamorato di se stesso perché un esperimento teorico di tale portata possa convincere o forse, molto più semplicemente, indeciso su quale delle due direzioni imboccare. Per questo è difficile giudicare Redacted, ma rimane altrettanto indiscutibile la forza e la bellezza delle immagini che lo compongono e la sapienza registica del suo autore. Alcune delle sequenze iniziali e l'emblematica scena conclusiva in particolare resteranno certamente tra quelle più significative di questo festival.